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Nuova produzione letteraria per Mary Blindflowers (o M.A. Pinna), “originaria” di Roma , dove si è affermata come scrittrice originale-atipica-sperimentale e blogger controculturale con il suo Destrutturalismo letterario, dall’autrice lanciato alcuni anni fa. Attualmente a Londra, dopo l’ancora recente “Il Dio Mangiato”, lo stesso “Estinzione dell’atomo pensante” ecco Tibbs and Tibbs (sempre per Nettarg edizioni), quasi fantascienza alla Ursula K. Le Guin (tra le penne rosa perturbanti della brillantissima, ma ancora poco nota science fiction “rosa”, almeno iin Italia (in questi giorni proprio a Ferrara, una encomiabile iniziativa in merito al Centro Documentazione Donna (via Terranuova 12/b), a cura di Eleonora Federici “Quando la fantascienza è donna”. Mary Blindflowers è nota anche a Ferrara: ha edito tempo fa per La Carmelina “Mister Yod non può morire (di carattere fantascientifico-transumanista) e suo testi interviste inclusi nei lavori collettivi “Al di là della destra e della sinistra. Dopo il libro Manifesto” a cura di S. Giovannini e “La Grande Guerra futurista…” a cura del sottoscritto. Intervista a Mary Blindflowers che ci illustra la sua nuova opera, anche bilingue, italiano e inglese.

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D – Mary, Tibbs and Tibbs la nuova produzione, di che si tratta?
R – È un lungo racconto onirico basato su un procedimento di piani paralleli tra due mondi vissuti dal protagonista, Tibbs, alle prese con il suo io interiore e la sua stessa ombra che lo conduce in un pianeta sconosciuto. La vicenda non segue le regole classiche del romanzo, nessuno dei miei libri le segue, adopero cesure che interrompono bruscamente la narrazione per creare movimento ed evitare di cadere nell’uniformità da prevedibile manuale che tanto mi annoia quando leggo un romanzo. Questo procedimento sperimentale è stato giudicato azzardato da taluni, perché il lettore preferirebbe una sorta di realistica omogeneità. La letteratura contemporanea si spinge infatti sul versante delle risposte, i miei romanzi al contrario alimentano dubbi e riflessioni ma non hanno la pretesa di offrire risposte preconfezionate da esibire come trofei nelle conversazioni con gli amici, né di agganciare lucchetti nei ponti.

D – Mary, il Destrutturalismo letterario da te fondato, come si inserisce nella poetica attuale e generale italiana?
R – A dire il vero io non sono inserita da nessuna parte, non ho la tessera di un partito, non ho parenti importanti, non sono figlia di, non sono nemmeno borghese, non frequento salotti damascati. Non faccio parte di associazioni cattoliche, di gruppi poetici, non amo i corsi di scrittura creativa a pagamento indetti da editors che vorrebbero insegnare la creatività, che grande assurdità… Insomma io sono aut a tutti gli effetti, fuori da ogni circolo, una specie di mosca sulla panna e godo rischi e benefici del dire ciò che penso… Il termine Destrutturalismo indica semplicemente un modo differente di pensare e di concepire il reale, un procedimento di analisti trasversale che evita condizionamenti politici o associativi. Quando siamo piccoli ci piace smontare i giocattoli per vedere cosa si nasconde dentro il meccanismo. Questo significa “destrutturare”, vedere, capire ed esprimere in libertà le proprie idee, tutto qui, una cosa molto semplice che oggi sembra diventata complicata.

Info vedi link: http://controcomunebuonsenso.blogspot.it/

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Roby Guerra


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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