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10 Giugno 2019

Bruschi risvegli

Tempo di lettura: 2 minuti


“La vita è piena di bruschi risvegli”, una vecchia massima che descrive benissimo la Ferrara del dopo elezioni. Crolla una delle roccaforti di quella che una volta si chiamava Emilia Rossa e la nostra città conquista i titoli di testa dei media nazionali. Tutt’altro che una consolazione.
E’ vero, visti risultati del primo turno, che si trattava di un risultato ampiamente scontato. Alan Fabbri aveva già la vittoria in tasca. Nessuno a Sinistra credeva veramente nel miracolo di una rimonta. Eppure per molti, me compreso, il risveglio è stato durissimo: brusco, amaro, deprimente.

Si è già scritto – io ed altri – nelle settimane scorse come il risultato potesse essere diverso – come a Reggio Emilia per esempio – se non si fossero compiuti grandi errori nell’impostare e condurre la campagna elettorale. Su questi errori occorrerà riflettere attentamente se – come a Livorno – il fronte progressista vorrà prendersi una rivincita fra cinque anni. Ora però ci siamo appena svegliati, abbiamo realizzato che no, non si trattava di un brutto sogno, che uscendo di casa incontreremo qualcosa di nuovo e sconosciuto, che dopo 70 anni sullo scalone del Comune è arrivato un inquilino ‘straniero’ con la sua squadra al seguito.
Ascolto amici scoraggiati che prevedono future sicure catastrofi e, in ogni caso, una prossima mesta decadenza di Ferrara. E’ lecito pensarlo, ma credo sia un atteggiamento sbagliato. Perché è impossibile, anche volendolo, azzerare settant’anni di storia civile e democratica di una città.
Ferrara non coincide con il governo politico amministrativo di Ferrara. Né oggi, con una giunta di Destra, e neppure ieri con i governi guidati dal Partito Democratico. Sappiamo che esiste una città materiale e una città immateriale: la città è cioè un grande organismo vivente. Fatto di pietre, di strade, di piazze, di alberi. E di scambi e di rapporti tra uomini e donne, di memorie, di idee, di sogni e bisogni. Nessun sindaco, nessuna giunta, nessun governo può cancellare la fitta trama sociale, la linfa civile che anima una città.

Ferrara cambia? E’ quello che ha promesso il futuro sindaco di Ferrara. Vedremo quali saranno le sue scelte. A me oggi – appena dopo un brusco risveglio – preme dire che l’anima e il cambiamento di Ferrara sono nelle mani, oggi come ieri, non del suo Primo Cittadino, ma dei suoi 130.000 cittadini. Dei gruppi, delle associazioni di volontariato sociale, delle formazioni culturali, delle cooperative, dei sindacati…
La linfa vitale continua a scorrere nelle vene di Ferrara. Dopo il risveglio e una sciacquata di faccia, occorrerà rimettersi a lavorare.

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Francesco Monini

Nato a Ferrara, è innamorato del Sud (d’Italia e del Mondo) ma a Ferrara gli piace tornare. Giornalista, autore, infinito lettore. E’ stato tra i soci fondatori della cooperativa sociale “le pagine” di cui è stato presidente per tre lustri. Ha collaborato a Rocca, Linus, Cuore, il manifesto e molti altri giornali e riviste. E’ direttore responsabile di “madrugada”, trimestrale di incontri e racconti e del quotidiano online “Periscopio”. Ha tre figli di cui va ingenuamente fiero e di cui mostra le fotografie a chiunque incontra.

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

Periscopio è  proprietà di un azionariato diffuso e partecipato, garanzia di una gestitone collettiva e democratica del quotidiano. Si finanzia, quindi vive, grazie ai liberi contributi dei suoi lettori amici e sostenitori. Accetta e ospita sponsor ed inserzionisti solo socialmente, eticamente e culturalmente meritevoli.

Nato quasi otto anni fa con il nome Ferraraitalia già con una vocazione glocal, oggi il quotidiano è diventato: Periscopio naviga già in mare aperto, rivolgendosi a un pubblico nazionale e non solo. Non ci dimentichiamo però di Ferrara, la città che ospita la redazione e dove ogni giorno si fabbrica il giornale. e Ferraraitalia continua a vivere dentro Periscopio all’interno di una sezione speciale, una parte importante del tutto. 
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Francesco Monini
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