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Da: Mauro Presini, maestro elementare

Sta per cominciare un nuovo anno scolastico e, come al solito, i politici di governo si attribuiscono i miglioramenti che vedono solo loro e respingono i peggioramenti sotto gli occhi di tutti. Parte un nuovo anno scolastico e, come sempre, le aspettative dei genitori e degli studenti sono alte come è giusto che sia. Un nuovo anno scolastico è alle porte e, mai come ora, le incertezze fra il personale della scuola sono tante. Inizia un nuovo anno scolastico e dopo i 34 anni già fatti, io frequenterò la seconda elementare. Dopo tutto questo tempo, immagino che l’anno che sta per avviarsi sarà nuovamente intenso, faticoso e pesante nonostante molta gente creda che insegnare sia facile e alla portata di tutti, quasi come comporre la formazione della nazionale di calcio. Credo però che possa diventare anche un anno istruttivo, interessante e divertente se noi insegnanti vogliamo davvero che lo diventi; infatti una fra le cose belle del mestiere dell’insegnare è che si può imparare sempre: basta ascoltare, osservare, progettare, studiare, con la consapevolezza che noi docenti siamo anche “allevatori di speranze”, “artigiani di relazioni”, “meccanici del cambiamento”, “manovali di futuro”. Lo vedo che, fra noi, ci sono molti insegnanti bravi e preparati e pochi che sono scansafatiche ma sostengo che servirebbe occuparsi seriamente della formazione di tutti piuttosto che premiarne pochi, cosiddetti “meritevoli”, sperando che col miraggio di qualche spicciolo i meno “meritevoli” si impegnino per migliorarsi. Lo ammetto: io sono convinto, a dispetto di chi la vuol vendere per “buona”, che questa nuova scuola sia molto “cattiva”. Giocando con le parole, credo che la cosiddetta SCUOLA “renzusconiana” cominci con la “S” di SBAGLI: infatti è nata: SLEALE, SPREZZANTE, SMEMORATA, SOVRAFFOLLATA, STERILE, SCADENTE, SELETTIVA, SGARRUPATA, SUPERFICIALE, SGARBATA E SGONFIA. In una sola parola è una SCUOLA SBAGLIATA. È una SCUOLA SCIOCCA perché crea un clima di SOSPETTO fra professionisti, perché gioca allo SCARICABARILE delle responsabilità, perché ricatta il personale in cambio di una
scarsa SABADINA 1, perché dipende da un preside SCERIFFO che può decidere da solo, perché propone agli studenti un’alternanza scuola-lavoro che è una forma di SFRUTTAMENTO, perché non risolve il problema delle SUPPLENZE e delle SOSTITUZIONI del personale, perché continua ingiustamente a tagliare sui SOSTEGNI agli alunni con disabilità, perché SOVVENZIONA le scuole private a SVANTAGGIO delle scuole statali. Ma io sono convinto anche che, per quanto questa scuola sia “cattiva”, noi insegnanti dentro le nostre classi, insieme ai nostri studenti, possiamo fare la differenza dimostrando che una scuola buona è possibile ma è un’altra cosa dalla cosiddetta “buona” scuola.

1 Piccola cifra di denaro solitamente consegnata di sabato dai genitori ai figli per le piccole spese settimanali.

Infatti il clima relazionale che riusciremo ad instaurare con gli studenti dipende da noi. Il tipo di rapporto che potremo creare con i genitori dipende da noi. Il modello di comunità che saremo in grado di realizzare dipende da noi. La qualità degli apprendimenti che trasmetteremo ai nostri ragazzi dipende da noi. Le conoscenze e le competenze che acquisiranno gli studenti dipendono da noi. I saperi che faremo conquistare ai bambini, alle bambine, ai ragazzi e alle ragazze dipendono da noi.
Ecco perché nessuna legge, per quanto ingiusta e “sbagliata”, ci impedirà di impostare il nostro lavoro con impegno, esperienza, empatia, passione e spirito democratico, facendo del nostro meglio per dimostrare che i cambiamenti si realizzano dal basso partendo dalla comunità-classe, a prescindere da tutti i disincentivi che invece ci vengono imposti dall’alto.
Quindi il mio augurio sincero di un buon anno scolastico va a tutti coloro che credono che dipenderà anche dal loro contributo se la scuola sarà veramente buona, indipendentemente che essi siano studenti, genitori, collaboratori, assistenti, dirigenti o insegnanti. Perciò buon anno scolastico a chi insegna e non si rassegna, a chi elabora e a chi collabora, a chi lotta e a chi boicotta, a chi è diffidente e a chi è studente, a chi progetta ma non si assoggetta, a chi è dirigente e sta in mezzo alla gente, a chi arriva potenziato e a chi è già demotivato, a chi ora sta seduto mentre prima ci ha creduto, a chi tiene le scuole aperte e proprio per questo si diverte; ma soprattutto buon anno scolastico a chi ha vissuto il crollo ma si è detto: “Io non mollo”.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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