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di Lorenzo Bissi

Pino Maniaci è un paladino dell’antimafia che da molti anni trasmette nel telegiornale di Telejato inchieste sulle infiltrazioni mafiose nel territorio di Partinico e nella provincia di Palermo. Grazie al suo operato, non solo tiene continuamente alta l’attenzione sui fenomeni illeciti del territorio, ma è riuscito ad ottenere un posto fra i primi “cento eroi mondiali dell’informazione” secondo l’ONG Reporters sans frontieres. Proseguendo caparbiamente nella sua lotta, durante dicembre dell’anno 2014 ha denunciato l’impiccagione dei suoi cani, sostenendo di essere vittima dei soprusi di “Cosa Nostra”, che avrebbe voluto intimidirlo per farlo tacere sulle inchieste da lui condotte.
Purtroppo però dobbiamo dimenticarci di tutto questo. Pochi giorni fa, secondo quanto riportano i giornali, sarebbero emersi video e intercettazioni che mostrerebbero Maniaci sotto un’altra luce: a quanto pare avrebbe estorto soldi e favori a due sindaci della provincia di Palermo in cambio di un trattamento di favore sulla sua emittente televisiva. Tutto girerebbe intorno all’amante di Maniaci: sarebbe stato l’ex marito di lei a uccidere le povere bestiole e il direttore del telegiornale avrebbe pilotato l’avvenimento per avere visibilità. Inoltre, sempre per lei, avrebbe estorto favori e denaro ai due sindaci per garantirle un lavoro e un alto tenore di vita.
Chiariamo che al momento Pino Maniaci è indagato per estorsione e sottoposto al divieto di dimora nelle province di Palermo e Trapani, ma non c’è ancora nessuna sentenza. Antonio Ingroia, legale di Maniaci, sostiene che siano proprio le inchieste da lui guidate che lo hanno portato nella situazione odierna, mentre riguardo alle intercettazioni premette che il linguaggio del suo cliente potrebbe essere facilmente mal interpretato, poiché di uso quotidiano, dunque ruvido e dialettale.
Purtroppo, se alla fine tutto ciò risultasse comprovato nelle aule di giustizia, sarebbe non solo scandaloso, ma molto molto triste.

Un giovane qualunque, come me per esempio, vedendo colonne dell’antimafia di quel calibro crollare, come può sentirsi? Dove può trovare la motivazione e la forza di lottare? Solo nella rabbia. Tutto ciò è proprio il contrario di quello che l’antimafia significa. Nella lotta per la legalità serve credibilità, che si ottiene attraverso comportamenti eticamente e moralmente corretti.
Quel che è peggio è che dai video sembra che Maniaci abbia imparato qualcosa a lavorare a stretto contatto con la mafia: il metodo con cui agire per ottenere denaro e favori dai sindaci, attraverso l’intimidazione e la violenza, seppure verbale.
La cosa più bizzarra è che spesso chi lotta quotidianamente contro la corruzione e l’illegalità in certe realtà, chi viene oppresso non ha mai ricevuto chiamate di solidarietà da politici e presidenti, ma se la deve vedere da solo contro un mondo che non fa altro che scoraggiarlo.

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Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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