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da: ufficio stampa Camera di Commercio di Ferrara

Primi segnali positivi anche per le imprese con meno di 10 addetti. Mercato del lavoro in lento recupero. Indicatori ancora incerti per commercio e costruzioni

La buona notizia è l’ulteriore miglioramento dell’export ferrarese, che, al 30 settembre di quest’anno, è cresciuto del +6,6%, quando il valore registrato dalla regione e dal Paese si ferma, rispettivamente, a +3,9% e a +4,2%. Nella “pioggia” di dati diffusi questa mattina (17 dicembre) – alla presenza di Università, Provincia, Comune di Ferrara, Banche e dei vertici delle associazioni imprenditoriali di categoria – dall’Osservatorio dell’economia della Camera di commercio, a spiccare è senza dubbio la forza del mercato statunitense, dove è diretto il 27,5% delle esportazioni provinciali. Secondo l’Ente di Largo Castello, inoltre, il valore aggiunto provinciale si attesterà finalmente, nel 2015, in territorio positivo (+0,4%), dato in ogni caso inferiore a quello rilevato per la Regione Emilia-Romagna (+1,0%) e a quello nazionale (+0,6%), per poi arrivare, nel 2016 a +1,3%.
“Veniamo dalla crisi economica più grave e lunga dopo la Seconda guerra mondiale, ha sottolineato Paolo Govoni, presidente della Camera di commercio di Ferrara. Una crisi che ha causato ferite profonde, allargato le disuguaglianze, rallentato la mobilità sociale. Ora, tuttavia, registriamo segnali di ripresa, che rappresentano una sfida oltre che una opportunità per troppo tempo attesa. E’ l’intero sistema Paese, non solo un suo segmento o la sua élite – ha aggiunto il numero uno dell’Ente di Largo Castello – che deve compiere il salto in avanti. Questa ritrovata consapevolezza, unita all’esercizio della responsabilità, è la risorsa più preziosa su cui possiamo contare per recuperare quel bene insostituibile che è alla base di ogni prospera convivenza: la fiducia”.
Per il mercato del lavoro, le stime per il 2015 evidenziano un’evoluzione parzialmente positiva: il tasso di attività calcolato su tutta la popolazione, si ridurrà al 45,6%, così come del resto avviene anche a livello regionale, e il tasso di disoccupazione, pari al 2,6% nel 2007, giunto al 13,3% nel 2014, scenderà all’11,8%, andamenti ai quali corrisponde una crescita dei disoccupati scoraggiati che rinunciano alla ricerca attiva di un posto di lavoro, in particolare tra le donne non impiegate. Gli ultimi dati sulle forze di lavoro, disponibili solo al secondo trimestre, sembrano confermare queste previsioni: la media mobile delle ultime quattro rilevazioni fa registrare un tasso di occupazione in crescita, soprattutto nella sua componente maschile, e un tasso di disoccupazione in fase di ridimensionamento (in particolare sempre quella maschile), ma ancora a due cifre. D’altro canto, i dati sulla cassa integrazione, a fronte di una diminuzione consistente delle ore richieste (-63% al confronto con lo stesso periodo dello scorso anno) e un numero di lavoratori coinvolti in riduzione, registrano ancora una trentina di unità locali con accordi in essere al 1° ottobre, praticamente in ugual numero rispetto alla stessa data del 2014.
Il comparto manifatturiero, a ottobre 2015, registra timidi segnali di ripresa nei principali indicatori congiunturali (produzione, fatturato, export), ma riduce l’intensità della crescita rispetto ai tre mesi precedenti. Meno determinanti del solito le performances delle imprese con almeno 10 addetti, che hanno messo a segno indicatori positivi inferiori anche a quelli registrati dal settore artigiano, con ordinativi pressoché stazionari. Ancora una volta, meccanica ed automotive registrato le variazioni migliori grazie anche al fatturato estero. Da segnalare una ripresa, ancora tutta da confermare nei prossimi trimestri, per il sistema moda, che, dalla fine del 2011, registra, per la seconda volta, una variazione positiva.
Il commercio conferma solo in parte il trend positivo dello scorso trimestre, tornando ad indicatori con il segno meno per i comparti al dettaglio. Più consistente la riduzione delle vendite sempre per l’alimentare (-1,6%), mentre per la grande distribuzione la variazione positiva del +4% risulta superiore al dato rilevato per l’intera regione, rendendo così positivo l’indicatore finale del settore (+0,4%). Già dal secondo trimestre del 2015 il mercato immobiliare e le costruzioni hanno registrato i primi segnali di recupero. Così il trend del volume d’affari delle costruzioni al 3° trimestre 2015 si conferma positivo, migliore al confronto dello scorso anno, anche se la variazione risulta rallentata di qualche decimale rispetto a quanto rilevato nel trimestre precedente. La produzione del periodo rimane stabile per i tre quarti del campione, mentre il volume d’affari per oltre metà delle imprese intervistate (quota in aumento rispetto al trimestre precedente) è previsto in crescita e solo per l’1% diminuirà, registrando così previsioni in ulteriore miglioramento rispetto alla scorsa rilevazione.
Per quanto riguarda i fallimenti, dall’inizio dell’anno essi registrano un calo del 24% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Così come sono in calo il numero degli scioglimenti e liquidazioni volontarie, a cui si aggiunge la contrazione dei protesti, sia per quantità che importo.
L’immagine che si ricava, infine, dalla lettura della dinamica dei dati di demografia delle imprese al 30 novembre, è quella di un sistema imprenditoriale che, in termini di vitalità anagrafica, fatica a rientrare verso i numeri degli anni ante-crisi, ma cerca almeno di stabilizzare lo stock di imprese. Se le cessazioni fanno segnare il migliore risultato, con il valore più basso dal 2004, le iscrizioni a stento riprendono quota e segnano un valore appena superiore a quello dello scorso anno quando si registrò il dato meno brillante della serie. Il saldo della movimentazione per gli undici mesi di quest’anno risulta così pari a -18 unità, per un totale di imprese registrate pari a 36.518, poco inferiore a quanto rilevato all’inizio dell’anno, e contrazioni soprattutto nei settori delle costruzioni, della manifattura e della logistica.

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CAMERA DI COMMERCIO


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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