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Il logo dell’Associazione I Bambini del Cocomero

Da 26 anni, a scuola, pubblichiamo un giornale che si chiama ‘La Gazzetta del Cocomero’: è un giornale autoprodotto che esce grazie al contributo di tutti quelli che si abbonano o che lo comprano. È scritto e disegnato dai bambini e dalle bambine della scuola Bruno Ciari di Cocomaro di Cona e raccoglie storie inventate, poesie, filastrocche, conversazioni filosofiche, interviste impossibili e i loro pensieri (leggi QUI l’articolo di Ferraraitalia).
Un paio di settimane fa, a scuola insieme ai bambini, abbiamo ricordato l’anniversario della Convenzione sui Diritti dell’Infanzia; abbiamo scoperto che parla anche della libertà di espressione dei bambini:
“Il fanciullo ha diritto alla libertà di espressione. Questo diritto comprende la libertà di ricercare, di ricevere e di divulgare informazioni e idee di ogni specie, indipendentemente dalle frontiere, sotto forma orale, scritta, stampata o artistica, o con ogni altro mezzo a scelta del fanciullo”. (Art. 13 della Convenzione Internazionale sui Diritti dell’Infanzia)

Abbiamo poi imparato che anche sulla nostra Costituzione c’è scritta la stessa cosa:
“Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione”. (art. 21 della Costituzione Italiana)

Abbiamo quindi fantasticato attorno a un’eventuale collaborazione con un giornale indipendente che potesse permettere anche ai “grandi” di leggere le storie inventate dai “piccoli”.
Abbiamo provato a rendere concreta questa nostra fantasia e abbiamo scritto alla redazione di FerraraItalia che, con nostra grande soddisfazione, ci ha accolti in questo spazio online.
Siamo molto contenti perché pensiamo che sia un’apertura importante rivolta a tutti coloro che hanno ancora curiosità e speranza, che hanno voglia di farsi sorprendere, che credono che la costruzione di un futuro migliore si possa insegnare ai bambini, anche a partire dall’invenzione di piccole storie.
La redazione ci ha coinvolto subito nella realizzazione di un Calendario dell’Avvento per voi lettori. Le storie dei piccoli redattori vi accompagneranno fino al Natale con uscite a giorni alterni.
A noi piace interpretarlo anche come un “calenDiario”, cioè una sorta di diario online in cui metteremo a disposizione delle storie scritte dai bambini: alcune inedite, altre già pubblicate su ‘La Gazzetta del Cocomero’.
Non sono tutte storie natalizie ma speriamo che, nel loro piccolo, rappresentino comunque la “nascita” di uno spazio riservato alle storie che tutti i bambini che lo desiderano potranno inventare e scrivere.
Comunque la pensiate, buona lettura.

Per l’associazione ‘I Bambini del Cocomero’ Mauro Presini, maestro elementare

La storia dell’orologio Bino è nata in una classe prima in seguito a un evento casuale: una mattina l’orologio appeso al muro è caduto per terra perché si è staccato il chiodo che lo teneva. I bambini hanno fatto le loro ipotesi fantasiose su quella caduta, hanno trovato una bella spiegazione e, insieme, hanno costruito questa storia.

L’orologio Bino

C’era una volta un orologio di nome Bino che aveva una pancia grande e due braccia lunghe.
Stava tutto il giorno in una classe di una scuola dove ci andavano i bambini di prima per imparare a leggere, a scrivere e a fare tante cose.
L’orologio guardava i bambini e pensava che fossero proprio bravi.
Certe volte, a lui sembrava che i bambini gli chiedessero di andare più veloce per fare merenda, per andare a giocare in cortile o per andare in campagna a saltare i fossi.
Un giorno l’orologio Bino provò ad andare più veloce per accontentare i bambini, ma il chiodo che lo teneva stretto al muro si staccò perché non riusciva più a tenerlo stretto e lui cadde a terra rompendosi un braccio.
Bino fu ricoverato subito all’ospedale degli orologi dove bravi specialisti lo hanno operato e guarito.
Da quel giorno l’orologio Bino imparò che, per fare le cose per bene, non bisogna andare in fretta.

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Mauro Presini

È maestro elementare; dalla metà degli anni settanta si occupa di integrazione scolastica degli alunni con disabilità. Dal 1992 coordina il giornalino dei bambini “La Gazzetta del Cocomero“. È impegnato nella difesa della scuola pubblica. Dal 2016 cura “Astrolabio”, il giornale del carcere di Ferrara.

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

Periscopio è  proprietà di un azionariato diffuso e partecipato, garanzia di una gestitone collettiva e democratica del quotidiano. Si finanzia, quindi vive, grazie ai liberi contributi dei suoi lettori amici e sostenitori. Accetta e ospita sponsor ed inserzionisti solo socialmente, eticamente e culturalmente meritevoli.

Nato quasi otto anni fa con il nome Ferraraitalia già con una vocazione glocal, oggi il quotidiano è diventato: Periscopio naviga già in mare aperto, rivolgendosi a un pubblico nazionale e non solo. Non ci dimentichiamo però di Ferrara, la città che ospita la redazione e dove ogni giorno si fabbrica il giornale. e Ferraraitalia continua a vivere dentro Periscopio all’interno di una sezione speciale, una parte importante del tutto. 
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