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I dati dell’Osservatorio dell’economia dell’Ente di Largo Castello. Sono 39 le imprese innovative, sale il valore della produzione ma il dato medio è ancora esiguo: 150mila euro. Alto il tasso di sopravvivenza: tra quelle nate nel 2013 nessuna è fallita

Le startup innovative ferraresi aumentano ma faticano a diventare grandi. È quanto emerge dall’Osservatorio dell’economia della Camera di commercio, che fotografa un ecosistema in espansione ma ancora alle prese con le zavorre che da tempo lo frenano. Per quanto il registro speciale dedicato alle imprese innovative non rappresenti l’intero mondo delle startup della nostra provincia (per accedervi le società devono avere meno di 5 anni e un fatturato inferiore ai 5 milioni di euro), rappresenta un termometro per cogliere alcune tendenze.
Al 31 ottobre 2017, le startup innovative erano 39: 17 sostengono spese in ricerca e sviluppo in misura superiore al 15% del maggiore valore tra costo e valore totale della produzione; 15 hanno un team formato per 2/3 da personale in possesso di laurea magistrale oppure per 1/3 da dottorandi, dottori di ricerca o laureati con 3 anni di esperienza in attività di ricerca certificata; 7 sono imprese depositarie o licenziatarie di privativa industriale oppure titolari di software registrato. Mediamente ogni anno ne nascono una decina, con team composti per lo più da giovani di età inferiore ai 35 anni (il 17,95% del totale). Una percentuale considerevole se confrontata a quella delle società di capitali a prevalenza giovanile (5,2%).

Il numero dei dipendenti è più che raddoppiato in due anni. Il fatto però che ci siano ancora molti più fondatori che dipendenti ci racconta un sistema ancora pulviscolare, che vive soprattutto di risorse (umane) proprie: il 17.95% delle startup innovative ha in maggioranza soci under 35, percentuale più che tripla rispetto alle altre società di capitali, il 25,64% è partecipato in maggioranza da donne e il 5,13% è guidato da persone non nate in Italia.

Le società, com’è normale che sia, sono piccole. Forse, però, troppo. Secondo i bilanci 2016, le iscritte al registro, sebbene abbiano in media raddoppiato la propria produzione in un anno, dichiarano un dato medio del valore di produzione di 150.000 euro, per un giro d’affari complessivo stimato di 6.000.000 di euro. Le startup – sottolinea la Camera di commercio – sono spesso poco più di un’idea, che però, sotto la tutela del registro speciale, ha il tempo di consolidarsi: tra le iscritte nel 2013, nessuna di esse è fallita. Un tasso di sopravvivenza, dunque, molto elevato. Merito di un insieme di agevolazioni, tra le quali la dilazione dei termini per il ripianamento del capitale sociale in caso di perdita e la disapplicazione della fiscalità sulle società di comodo e in perdita sistematica. In provincia di Ferrara, le start up innovative si concentrano principalmente nel comune capoluogo (28, delle quali il 61%, molte delle quali a poca distanza dai laboratori dell’Università), il resto si distribuisce fra l’alto, il medio e il basso ferrarese (4 a Cento, 3 a Copparo e 1, rispettivamente, nei Comuni di Goro, Poggio Renatico, Ro e Tresigallo).

“Le regole e gli schemi con cui finora abbiamo guardato e analizzato l’economia – ha sottolineato il presidente della Camera di commercio di Ferrara, Paolo Govoni – sembrano non valere più, o valere molto poco. La rivoluzione tecnologica in atto, i fenomeni di digitalizzazione e automazione, l’invecchiamento della popolazione, il cambiamento degli stili di consumo e la globalizzazione sempre più spinta hanno modificato, in modo sostanziale, il paradigma economico da noi conosciuto. Oggi l’innovazione si conferma un driver vincente, permettendo di tradurre i risultati della ricerca in servizi e prodotti nuovi e migliori. Per queste ragioni l’innovazione è un fenomeno che deve essere alimentato e al contempo governato per evitare le possibili distorsioni. Solo attraverso gli investimenti in innovazione e formazione – ha concluso il presidente della Camera di commercio – sarà possibile creare anche posti di lavoro migliori, costruire una società più sostenibile e migliorare la qualità della nostra vita”.

Riferimento per i Media: Camera di Commercio di Ferrara Ufficio Stampa. E-mail: stampa@fe.camcom.it Tel: 0532 783.921 – 914 – 802

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Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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