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da: ufficio stampa Camera di Commercio di Ferrara

Govoni: I tempi sono maturi per riconoscere all’impresa il ruolo che merita”.
Più imprese turistiche e commerciali, meno società di costruzioni e aziende manifatturiere artigiane.

Più imprese turistiche e commerciali, meno società di costruzioni e aziende manifatturiere artigiane. Negli scorsi dodici mesi le imprese ferraresi hanno accelerato il ritmo di crescita e raggiunto quota 36.394 unità. Questo grazie a 2.013 nuove iscrizioni che, però, nonostante il calo delle cessazioni (2.146), hanno prodotto, nel 2015, un saldo di 133 imprese in meno rispetto al 2014. Questi i dati di sintesi (www.fe.camcom.it) della rilevazione sulla natalità e mortalità delle imprese condotta dall’Osservatorio dell’economia della Camera di commercio di Ferrara sui dati del Registro delle imprese.

Se il bilancio del 2015 è stato positivo lo si deve in particolar modo alle imprese di giovani, stranieri e donne i cui saldi sono stati tutti positivi. Sempre in crescita società di capitali e cooperative, mentre diminuiscono imprese individuali e società di persone. Dal punto di vista dei settori, turismo (+38), servizi alle imprese (+22) e servizi sanitari con l’assistenza sociale (+12) registrano le migliori performance. Ancora in campo negativo le costruzioni (-105 imprese) e le attività manifatturiere (-70), mentre invece migliorano il loro saldo negativo agricoltura e trasporti (-23).

“I tempi sono maturi per riconoscere all’impresa il ruolo che merita”, ha rimarcato Paolo Govoni, presidente della Camera di commercio di Ferrara. “Per pensare “in grande” – ha proseguito il numero uno dell’Ente di Largo Castello – dobbiamo prima pensare “al piccolo”. Nelle ultime settimane i richiami in questo senso si sono fatti più insistenti, a reclamare le ragioni di quella che è stata definita – dalla stampa più autorevole – “l’architrave di passioni e competenze che regge alla base il sistema economico” del Paese. Quei sei milioni di produttori “invisibili” che tengono insieme – attraverso una fittissima rete di rapporti – il tessuto non solo economico, ma anche sociale dell’Italia”.

2016: più di 2 milioni di euro le risorse stanziate dalla Camera di commercio a favore delle imprese per “precettare” i Fondi strutturali, credito, innovazione, occupazione, internazionalizzazione e turismo. Proprio per favorire l’accesso al credito, la Giunta camerale ha messo già a disposizione, nelle prime settimane dell’anno, in collaborazione con il sistema dei Confidi, 650.000 euro per operazioni finalizzate al riequilibrio finanziario, unitamente al finanziamento di consulenze sulla situazione patrimoniale, economica e finanziaria dell’impresa. Per il sostegno ai processi di innovazione, sono stati stanziati invece 300.000 euro, con una particolare attenzione alle Reti d’impresa. Proseguirà, poi, lo sforzo a sostegno di progetti integrati di filiera e della nascita di nuove imprese (200.000 euro). Allocati, inoltre, a supporto del turismo oltre 300.000 euro, che l’Ente di Largo Castello investirà, in particolare, su iniziative per la commercializzazione del “prodotto turistico” ferrarese e la qualificazione dell’offerta ricettiva. Così come pure grande attenzione sarà riservata all’attrazione di nuovi investimenti, attraverso, ad esempio, un apposito bando in collaborazione con il Comune di Comacchio (presentato, insieme al Sindaco Fabbri, il 15 dicembre scorso), ed alla partecipazione delle imprese alle più importanti fiere internazionali in Italia e all’estero. La Camera di commercio, inoltre, proseguirà nello sforzo per l’utilizzo degli strumenti alternativi alla giustizia ordinaria (mediazione e arbitrato), nonché per progetti di semplificazione amministrativa.

Le statistiche

LE FORME GIURIDICHE. Sempre rilevante la crescita delle società di capitale aumentate nel corso di un anno di 193 unità (lo scorso anno il saldo positivo tra iscrizioni e cessazione era stato di 127), corrispondente ad un tasso di crescita del +3,2%. Il dato conferma un orientamento ormai consolidato anche tra i neo-imprenditori ferraresi che, per affrontare il mercato, si affidano sempre più spesso a formule organizzative più “robuste” e strutturate. Non solo perché più capaci di intercettare gli incentivi pubblici opportunamente messi a loro disposizione (in particolare a valle delle normative di favore introdotte per sostenere la nascita di Startup innovative e PMI innovative), ma soprattutto perché la società di capitale si presta ad essere più attrattiva rispetto a nuovi investitori e, dunque, a consentire un percorso di crescita più sicuro per l’idea di business. In trend positivo anche società cooperative, mentre continuano a soffrire le imprese individuali, con un numero di chiusure pressoché uguale allo scorso anno (1.629, appena 7 in più rispetto al 2014) e una ulteriore riduzione nel numero di iscrizioni (-17 rispetto all’anno precedente).

I SETTORI. I settori che più degli altri hanno contribuito alla tenuta del sistema delle imprese appartengono tutti alle attività di servizi destinati al consumatore finale. I saldi maggiori, in termini assoluti, si registrano, infatti, nelle Attività di ristorazione (+34 unità), nel Commercio (+13 unità) e nelle Attività di direzione aziendale e consulenza (+11 unità). Al contrario, i settori in contrazione più marcata sono quelli delle costruzioni, in particolare tra i Lavori di costruzione specializzati (-59 unità) e di Costruzione degli edifici (-44 unità).

GIOVANI, DONNE E IMMIGRATI Le imprese giovanili, pur rappresentando più di un quarto del totale delle iscrizioni e appena il 14% delle chiusure complessive, a causa della perdita dei requisiti delle imprese iscritte negli anni precedenti, riducono la loro consistenza, passando dalle 3.120 unità del 2014 alle attuali 2.985 (135 in meno). Il saldo della movimentazione è largamente positivo (+271 unità), ma in leggera contrazione con quanto registrato negli anni precedenti.
Per le imprese estere, la differenza tra aperture e chiusure sempre positiva risulta allo stesso livello del 2014 (un centinaio di unità), sebbene in contrazione rispetto a quanto rilevato qualche anno fa: tra il 2011 e il 2012 il saldo era quasi doppio. Pressoché confermati i numeri di iscrizioni e cancellazioni. Continua comunque a crescere lentamente la loro incidenza sul totale, ora ogni 1.000 imprese registrate 78 non sono gestite da italiani, quando a livello regionale il rapporto è di 105 e in Italia di 91.
Anche per quanto riguarda l’imprenditoria femminile, l’andamento della movimentazione è positivo, con un saldo complessivo pari a +39 unità, un buon risultato pur inferiore a quanto rilevato nel 2014. Il saldo migliora decisamente al netto del commercio dove è concentrato più di un quarto delle imprese rosa per il quale si registra un saldo negativo di 68 unità. Complessivamente, anche la quota di imprese femminili in provincia registra un lieve aumento, passando dal 22,6% dello scorso anno al 22,8% del 2015, quota ancora superiore a quanto rilevato in Emilia-Romagna (20,3%) e in Italia (21,7%).

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Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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