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Prosegue il sostegno della Camera di commercio al fianco degli imprenditori ferraresi. Sarà
presto operativo, infatti, il bando dell’Ente di Largo Castello per la nascita e lo sviluppo di nuove imprese.
Premiare le idee migliori e garantire alle aspiranti imprenditrici e agli aspiranti imprenditori il sostegno
tecnico, formativo e finanziario per mettersi in affari: questa l’idea-guida della nuova misura promossa
dalla Camera di commercio con il supporto delle associazioni imprenditoriali del territorio. L’iniziativa,
rivolta a tutti i settori dell’economia ferrarese, fa parte di un più ampio progetto di sostegno all’imprenditorialità che prevede un “pacchetto” di azioni nel campo della formazione, del credito, della innovazione e della internazionalizzazione. Non mancherà, inoltre, un lavoro di analisi e di sperimentazione per attività di spin-off, così come l’ulteriore valorizzazione dei punti di assistenza distribuiti sul territorio presso le associazioni di categoria per ottenere informazioni e test di auto-valutazione, accessibili comunque anche via internet.
I progetti migliori riceveranno dalla Camera di commercio apposite risorse, che saranno però solo l’inizio di un percorso “assistito” che supporterà i neo-imprenditori a crescere e a realizzare i loro progetti. Tra le
spese ammesse, quelle sostenute per parcelle notarili e costi relativi alla costituzione d’impresa, la
redazione del progetto d’impresa, la consulenza specialistica nelle aree del marketing, della logistica, della produzione, del personale, dell’organizzazione, dei sistemi informativi, economico-finanziaria e della contrattualistica, le analisi di mercato, l’implementazione del sito Internet aziendale, il deposito di Marchi e Brevetti e l’installazione di sistemi di video sorveglianza.
“Tra luglio e settembre di quest’anno – ha sottolineato Paolo Govoni, commissario straordinario della
Camera di commercio – sono nate nella nostra provincia 335 imprese, di cui il 30% guidate da giovani
sotto i 35 anni. E’ su questi atti di intraprendenza che dobbiamo puntare, è dalle imprese che occorre
ripartire, ma è necessario che questa naturale vocazione all’imprenditorialità venga ora accompagnata da un quadro di politiche economiche che faccia perno sul patrimonio manifatturiero, turistico,
enogastronomico, culturale, ambientale di cui disponiamo. E’ questo, infatti, il “vero” tesoro italiano da
valorizzare per imboccare la strada della ripresa”.
Uomo, diplomato, fra i 35 ed i 45 anni, spinto dal desiderio di realizzazione personale e dalla ricerca del
successo. Questo l’identikit del neo imprenditore ferrarese nel periodo della pandemia delineato dalla Camera di commercio. La maggior parte delle nuove imprese – spiega l’Ente di Largo Castello – non ha avuto bisogno di grandi risorse: 3 imprenditori su 4 sono partiti investendo meno di 10.000 euro per la loro start up mentre le maggiori difficoltà sono derivate dalla crisi o da difficoltose procedure amministrative. A fondare una nuova impresa, dunque, sono stati prevalentemente uomini, con un diploma o una laurea in tasca. Il 45% ha tra i 36 e i 50 anni, ma più del 30% ha meno di 35 anni. Ma per quanto armati di grandi speranze, spirito di iniziativa e fiducia nelle proprie capacità, l’avvio dell’impresa è stato difficoltoso in 7 casi su 10. Seppur in lieve miglioramento, la pandemia continua a essere percepita come il freno più incisivo alla propria idea di impresa, seguita da burocrazia e costi delle materie prime. Innovazione ma anche riscoperta e valorizzazione delle tradizioni guidano le scelte dei neo imprenditori ferraresi. Se il digitale, infatti, è certamente il futuro delle economie avanzate, la ricchezza e la varietà delle produzioni agricole e agroalimentari sono una peculiarità della provincia di Ferrara, che chi decide di avviare un’impresa sta evidentemente riscoprendo. “E questo – ha concluso Govoni – avrà effetti positivi sotto molti punti di vista, non ultimo quello della cura e della tutela del territorio”.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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