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da: ufficio stampa Camera di Commercio di Ferrara

Sono 31 quelle già costituite, ma pronti ad infoltirne le fila ci sono già oltre 200 laureati in materie scientifiche e tecnologiche che aspirano a mettersi in proprio. Anche per loro sarà presto operativo il piano a sostegno dell’innovazione voluto dalla Camera di commercio

Sono in crescita a Ferrara le idee hi-tech che si trasformano in nuove realtà imprenditoriali. In meno di due anni, il gruppo delle startup innovative è più che raddoppiato e oggi si attesta a quota 31. Ma è destinato a crescere ulteriormente. Pronti ad infoltirne le fila ci sono già, infatti, oltre 200 laureati in materie scientifiche e tecnologiche che aspirano a mettersi in proprio. Anche per loro sarà presto operativo il piano a sostegno dell’innovazione voluto dalla Camera di commercio per favorire sempre più l’incontro tra la domanda di innovazione espressa dalle imprese ferraresi e le risposte messe in campo dal mondo della ricerca.
Si tratta per lo più di aziende di piccole dimensioni, ma con un grande valore strategico. E questo non solo per il loro potenziale in termini di sviluppo economico e di impiego del personale qualificato, ma anche quale indicatore del potenziale innovativo di un territorio e come veicolo di innovazione anche per le imprese più tradizionali ivi insediate. Le idee innovative – fa sapere l’Ente di Largo Castello – viaggiano soprattutto sulle gambe dei giovani: basti pensare che 3 startup innovative su 5 hanno una compagine societaria a prevalenza o con presenza giovanile. In 7 casi su 10 le nuove imprese hi-tech forniscono servizi alle imprese e di queste 3 su 10 sono attive soprattutto nella produzione di software e consulenza informatica.
“Sei startup innovative su dieci – spiega Paolo Govoni, presidente della Camera di commercio di Ferrara – sono nate con un finanziamento iniziale di massimo 50mila euro. Non senza difficoltà. Numeri alla mano, per realizzare la propria impresa gli startupper innovativi devono, infatti, confrontarsi con numerosi ostacoli tra questi la mancanza di capitale necessario (36%), la difficoltà di ottenere credito dalle banche (30%), l’eccessiva lentezza e complessità delle procedure amministrative (45%). E chi riesce a superare gli scogli della fase di avvio punta principalmente sulle proprie forze economiche per rafforzarsi e rispondere alle esigenze del mercato”.
Ed è sul futuro che scommettono le nuove imprese innovative ferraresi. Il 70% di esse, infatti, prevede di aumentare, nel corso del 2016, la propria forza lavoro e l’81% pensa che metterà in campo nuovi investimenti per lo più per sviluppare nuovi prodotti.

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CAMERA DI COMMERCIO


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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