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Da: Confagricoltura Ferrara

La campagna non si è mai fermata e con lei tutti gli agricoltori. Alla luce della siccità e delle gelate altalenanti che si sono abbattute nei mesi di marzo e fino a metà aprile, Alessandro Brognara, Presidente Sezione Bieticola di Confagricoltura Ferrara e Consigliere di Co.Pro.b, Cooperativa produttori bieticoli, interviene sullo stato della coltura della barbabietola. “Distribuiti tra Emilia Romagna, Veneto e Marche, oggi sono 28.500 gli ettari destinati alla produzione di barbabietola, dei quali circa 1.500 ettari in bio, sostanzialmente in linea con i numeri dello scorso anno. La nostra provincia ha destinato alla produzione bieticola 5mila ettari dei quali 500 a produzione biologica. Nel nostro areale la maggior parte delle semine è stata fatta in epoca ottimale, tra l’ultima decade di febbraio e i primi di marzo; qualche problema si è riscontrato nelle semine tardive per la mancanza di piogge e le ripetute gelate che hanno imposto investimenti di emergenza con nuove semine, fortunatamente le superfici interessate dal problema non sono state elevate. Anche la coltivazione di barbabietola a biologico, che viene seminata più tardi del convenzionale, ha incontrato problemi dovuti alla siccità, chi ha potuto ha fatto interventi irrigui di soccorso, peraltro sempre più frequenti negli ultimi anni. Il danno da gelo potrebbe riscontrarsi più avanti, con piante che potrebbero manifestare uno sfasamento del ciclo colturale e andare a seme, ma lo sapremo solo a giugno/luglio. Ben più complicata la situazione nell’alto Veneto, dove le piogge abbondanti di marzo seguite da siccità hanno creato importanti problemi allo stato del letto di semina; a causa della crosta sul terreno si è dovuto riseminare circa 500 ettari. In generale confido che la campagna saccarifera sia in linea con la media storica della produzione. Come Confagricoltura Ferrara – prosegue Brognara – organizziamo regolarmente incontri di aggiornamento per i produttori di barbabietola, coltura estensiva importante sotto il profilo strettamente agronomico e da sempre considerata una “coltura miglioratrice” per tutte le colture in successione in particolare, nelle nostre zone, quelle a grano duro. Una coltura che, se gestita correttamente, ha sempre saputo dare soddisfazioni produttive ed economiche. In Co.Pro.b. stiamo mettendo in atto nuovi progetti per migliorare la produttività e stabilizzare le superfici e le rese, determinanti per poter programmare investimenti a lungo termine. Dobbiamo rilanciare la nostra agricoltura e dobbiamo farlo coniugando qualità e produttività nel rispetto dell’ambiente. Un esempio? Grazie a Beta, società di Co.Pro.b, che si occupa di ricerca e sperimentazione è stato testato, con ottimi risultati, un prodotto a base di estratto di aglio (consentito anche nel Bio) per combattere il lisso della barbabietola, un insetto che da decenni sembrava quasi scomparso, ma che lo scorso anno è tornato a causare danni ingenti. Nel piano di sviluppo industriale, i rischi più gravi possono arrivare dal cambiamento climatico in quanto, per chi lavora a cielo aperto, diventa sempre più difficile una programmazione efficace. Intanto il calo del prezzo del petrolio a livello mondiale (tornato ai prezzi minimi da 18 anni) ha reso meno attrattiva la produzione di etanolo derivata dallo zucchero, causandone un crollo delle quotazioni. Fortunatamente per quanto riguarda il nostro zucchero italiano, ad oggi la sua quotazione, grazie all’impegno, al valore costruito negli anni e agli accordi sottoscritti, ci garantisce di mantenerci in linea con gli obiettivi, sia come zuccherifici, che per quanto riguarda il prodotto. Questa emergenza gravissima che oggi accomuna tutti, credo ci abbia resi consapevoli di ciò che il futuro potrebbe riservare, ecco che diventa ancora più stringente investire in ricerca e innovazione.”

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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