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Oggi che si parla tanto di ambiente, si parla troppo poco di canapa. Ma a Ferrara, dal 15 al 24 maggio, si vuole colmare questa mancanza con l’organizzazione della “Settimana della canapa”. E seriamente.
I più giovani non sanno molto sulla canapa e spesso ignorano che, con le sue materie prime, si possono produrre, in modo pulito ed economico, tessuti, carta, plastiche, vernici, combustibili, materiali per l’edilizia e un olio alimentare di altissima qualità. La sua produttività e crescita veloce (una coltivazione di tre mesi produce una biomassa quattro volte maggiore di quella prodotta dalla stessa superficie di bosco in un anno) permettono anche di liberare il terreno da tutte le erbe infestanti meglio di qualsiasi diserbante.

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Lavorazione della canapa nel ferrarese

La canapa è stata, tra le specie coltivate, una delle poche conosciute fin dall’antichità, sia in Oriente che in Occidente. In Cina, era usata fin dalla preistoria per fabbricare corde e tessuti, e più di 2000 anni fa è servita per fabbricare il primo foglio di carta. Nell’area del Mediterraneo, già i Fenici usavano vele di canapa per le loro imbarcazioni, nella pianura padana la canapa è stata coltivata per la fibra tessile fin dall’epoca romana e abbandonata solo negli anni Cinquanta, perché non più conveniente rispetto al cotone e alle fibre sintetiche in arrivo. Di fatto, questa lunga interruzione della coltivazione rende difficile oggi il suo rilancio, anche perché sono necessarie nuove tecnologie. La macerazione per il distacco della fibra, ad esempio, deve essere fatta in appositi impianti ai quali i contadini conferiscano il prodotto dopo averlo essiccato. Questi impianti si possono già costruire, i processi sono stati quasi completamente individuati.
E’ necessario, pertanto, assemblare l’intera filiera dal produttore agricolo al prodotto finito e avviare il meccanismo. Sia in Europa che nel Nord America, i coltivatori sono da tempo alla ricerca di nuove colture che possano ampliare il mercato in settori diversi, a partire da quello alimentare. Anche l’Unione europea è interessata a promuovere coltivazioni a destinazione non alimentare e ha individuato nella canapa una delle colture più interessanti, sovvenzionando i suoi coltivatori e sostenendo la ricerca per mettere a punto i processi di lavorazione. Il mercato è pronto a ricevere i prodotti della canapa; esistono già molte ditte in tutto il mondo che, usando materie prime provenienti dai paesi che non hanno mai interrotto la coltivazione (come l’Ungheria), fabbricano articoli a base di canapa: tessuti e capi d’abbigliamento, olio di semi e prodotti alimentari che li contengono, saponi, cosmetici, vernici, carta, detersivi, tavole e altri materiali per l’edilizia, legni compensati, oggetti d’arredamento. Alcune di queste ditte hanno recentemente visto il loro fatturato crescere in maniera esponenziale, ma, nonostante ciò, la domanda continua a essere superiore all’offerta e i prezzi alti. Alcuni prodotti poi, come i tessuti, sono quasi introvabili. Mercato e opinione pubblica sono, dunque, pronti. In Italia, tuttavia, ancora non esistono ditte che producano o vendano prodotti di canapa, e il Paese è ancora indietro sul piano culturale e informativo. Per colmare, almeno in parte, questa lacuna, e per far conoscere lo straordinario museo privato rappresentato dal Centro documentazione mondo agricolo ferrarese (Maf, www.mondoagricoloferrase.it) che da sempre parla il linguaggio della canapa, è stata organizzata appunto organizzata “La settimana della canapa”, che si terrà fra Langelo Atelier (il 15 maggio), Casa Cini (il 16 maggio) e il Maf (dal 17 al 24 maggio).

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Guercino da casa Pannini a Cento

L’evento si aprirà con l’inaugurazione della mostra sui paesaggi d’acqua nei dipinti di Otello Ceccato, presso Langelo Atelier di via Centoversuri 6a, che si protrarrà fino al 31 maggio. Qui verranno esposti 20 dipinti sul tema dell’acqua (soprattutto il Po), tema centrale nel lavoro di Ceccato, intitolata “paesaggi d’acqua”. Otello Ceccato, artista padovano ma ferrarese d’adozione, aveva affrontato il tema dell’epopea della canapa in una mostra nel 1978, svoltasi al Centro attività visive del palazzo dei Diamanti, con venticinque tele che raccontavano le vicende della popolazione agricola ferrarese, che da quella coltivazione, fino agli anni ’60, traeva importante sostentamento. Le opere originali di Ceccato sono disperse in collezioni pubbliche e private.

Paesaggi d’acquariprende il titolo di una mostra dedicata ad Antenore Magri circa 10 anni fa. Antenore era stato per una breve tempo collega di lavoro di Ceccato alla Berco e gli aveva trasmesso il modo di guardare la calma e placida pianura, le distanze, i suoi silenzi, la sua terra e la sua acqua. Le tele raccontano la pianura padana nord orientale da Ferrara a Venezia; in particolare saranno esposti due dipinti della mostra del 1980, “Viaggiando lungo il Po e il suo delta”, dipinti da Ceccato imbarcato sul motoveliero Isabella II del Gruppo ecologico padano Riccardo Bacchelli, durante una crociera sul fiume organizzata per realizzare una serie di studi e di analisi delle acque. Un viaggio nelle care e dolci acque. Il rapporto dell’artista con il soggetto acqua è intimo, ma quella che compare nei suoi dipinti è prevalentemente un’acqua cheta, sia essa di fiume, di macero, di valle o di laguna. L’acqua è costante, scaturisce dal richiamo dell’inconscio, l’essenziale tavolozza delle trasparenze, dell’effetto specchio, delle iridescenze. Ma l’elemento amniotico incomprimibile e immanipolabile è sempre forza e vita, realtà e apparenza.

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Centro etnografico del mondo agricolo ferrarese
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Ha sede a San Bartolomeo in Bosco

A seguire l’inaugurazione della mostra su Ceccato, il 16 maggio, a Casa Cini, dopo l’introduzione di Pier Carlo Scaramagli, presidente del Maf, vi saranno due interventi di rilievo, quello di Francesco Fabbri (ex direttore del museo di San Marino di Bentivoglio, l’altro grande museo agricolo regionale) sull’economia della canapa tra otto e novecento nel territorio emiliano-romagnolo e quello di Corrado Pocaterra, sulla canapa nella storia dell’arte. I primi interventi di Scaramagli e Borghi vogliono ricordare al pubblico l’importanza del MAF, oltre che presentarlo a chi ancora non lo conosca.

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Il Centro Maf nasce, infatti, agli inizi degli anni ‘80 grazie alla collaborazione tra Guido Scaramagli (agricoltore e appassionato raccoglitore delle testimonianze della cultura e del lavoro contadino) e il Centro etnografico del Comune di Ferrara (fondato, nel 1972, da Renato Sitti e Mario Roffi). Nel 1978, Sitti e Franco Farina organizzano una grande esposizione sulla lavorazione della canapa, che assegnano a Ceccato. L’artista crea ventisei grandi tele, e, dopo il 1978, elabora venti acquerelli dai disegni preparatori delle tele, dai quali sono stati ricavati le litografie esposte, appunto, al MAF. La base di partenza. Creato per offrire una documentazione sul lavoro e la vita nella campagne da fine ottocento a prima metà del novecento, oggi il centro conta oltre 10.000 visitatori annui e 30.000 oggetti esposti. Non solo “museo agricolo” ma anche delle tradizioni e dei costumi del nostro passato e punto d’incontro culturale tra generazioni. Si divide in tre sezioni: una sulla meccanizzazione agricola, che documenta i più importanti cicli di lavorazione, una sulla casa rurale, ricostruita nelle sue espressioni di vita quotidiana del mondo rurale, e una sul borgo. La struttura ha una mostra permanente sui mestieri ambulanti (seggiolaio, segantino etc.), sulla storia della frutticoltura, e una dedicata ai burattinai Ettore Forni e Pompeo Gandolfi.

Galileo Cattabriga, ‘Macerazione della canapa’
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Otello Ceccato, ‘Ciclo della canapa’

Nell’intervento di Pocaterra, invece, vengono valutati due aspetti, quello della canapa come supporto (tela) che inizia a diffondersi in Europa nel ‘400, con il perfezionamento da parte dei pittori fiamminghi della pittura a olio (Van Eyck, Van der Weyden, Campin) e quello strettamente iconografico che, con la spinta degli Umanisti, avvicina i potenti dell’epoca avvicinarsi alla vita nei campi. Per raccontare questa storia, viene presa ad esempio la corte di Ferrara nella prima metà del ‘400, in stretti rapporti con le Fiandre e con Guarino Veronese, tutore di Leonello, che porta via via gli Estensi a stabilire la corte in estate a Belriguardo. La storia prosegue con alcuni dipinti in villa raffiguranti la canapa, i dipinti settecenteschi inglesi con i velieri (una pubblicità della canapa ferrarese), i tessuti futuristi, l’iconografia del ventennio, la pubblicità. Fino a tre pittori che più si sono occupati della canapa: Galileo Cattabriga, Nino Zagni, e, appunto, Otello Ceccato.

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Museo di San Marino di Bentivoglio

Francesco Fabbri, presenterà il grande museo agricolo regionale di San Marino di Bentivoglio [vedi]. A 15 km da Bologna, nel cuore di un parco storico all’inglese, l’ottocentesca Villa Smeraldi è, infatti, sede, dal 1973, del Museo della civiltà contadina: oltre 2000 mq di esposizione e 4 ettari di parco offrono al visitatore una testimonianza unica sul lavoro e la vita nelle campagne tra Otto e Novecento: la sezione dedicata alla canapa è la più importante in Italia. Il Museo è gestito, assieme alla villa e al parco, dall’Istituzione Villa Smeraldi costituita nel 1999 dalla Provincia di Bologna e sostenuta dai Comuni di Bologna, Bentivoglio e Castel Maggiore. Contiene sezioni dedicate alla preparazione del terreno, alla raccolta e alla lavorazione della canapa, alle pianure dei mezzadri, le case coloniche e alla cucina contadina. Molto curato e ben documentato.

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Mostra fotografica al Maf

Domenica 17, sempre al Maf, Maria Roccari, l’animatrice del museo, presenta una ricca mostra fotografica sulle fasi di lavorazione della canapa, preparata sulla base dell’esperienza di anni di racconti e di ricordi dei visitatori che hanno vissuto i tempi della canapa e attingendo al ricco materiale iconografico d’epoca del Centro. Il convegno di chiusura di domenica 24 vuole portare una riflessione sulle prospettive e sugli utilizzi possibili della canapa (con i tentativi di rilancio falliti e le prospettive) oltre che sull’aspetto tossicologico incombente. Alessandro Bruni, già preside di Farmacia all’Università di Ferrara, ne introdurrà gli aspetti alimentari e gli utilizzi nell’edilizia e in campo energetico. Fabrizio Angelini e Fabio Schiavina parleranno della canapa nell’alimentazione odierna e prepareranno davanti al pubblico un gustoso piatto a base di questo alimento.

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Olio di canapa

E’ importante ricordare, al consumatore attento e salutista (ma non solo), che, nel campo dell’alimentazione, i semi di canapa, in particolare, originariamente tipici dei consumi della cultura Orientale, India e parte della Russia, hanno un elevato valore nutrizionale, per via dell’alto contenuto proteico; negli ultimi anni, il loro consumo in cucina è in sensibile aumento, soprattutto nelle diete vegetariane e vegane. Si tratta, in questo caso, di proteine cosiddette ad alto valore biologico, in quanto facilmente assimilabili. Dai semi si ottengono poi farine e olio e da tali trasformati principali derivano a loro volta tutti gli altri ingredienti gastronomici. Dal punto di vista nutrizionale, diversi autori definiscono l’alimento canapa quale sintesi nutrizionale fra i legumi, i cereali e la frutta secca, per il fatto che, nel loro ambito organolettico, hanno un alto tenore di carboidrati e un altrettanto importante tenore di proteine, di amminoacidi, di vitamina E, di fibra, di omega 3 e 6.
Ma quali sono gli utilizzi gastronomici? I semi interi, integrali o decorticati, tostati, possono essere usati per insaporire insalate o verdure cotte; le farine sono ottime per produrre pasta, pane, dolci e biscotti; l’olio, ottenuto dalla spremitura a freddo per semplice lesione dei semi, è forse il più salutare, poiché fonte di omega 3 e 6, indispensabili per lo svolgimento corretto delle funzioni metaboliche indispensabili. Verranno illustrate la produzione, in diretta, della pasta fresca con farina di canapa e la ricetta della degustazione. Buon divertimento, allora, e buon appetito. In salute.

Le giornate del 17 e del 24 maggio sono inserite nell’iniziativa Fattorie aperte della Regione Emilia-Romagna [vedi].

Si ringraziano Langelo Atelier, Corrado Pocaterra e Fabrizio Angelini per la disponibilità nel fornirci il materiale e  raccontarci alcuni particolari dell’evento.

Per informazioni sui centri citati:

Centro di Documentazione del Mondo Agricolo Ferrarese – Museo Etnografico [vedi].
Via Imperiale, 265, 44040 San Bartolomeo in Bosco (FE)
www.mondoagricoloferrase.it

Città metropolitana di Bologna – Istituzione Villa Smeraldi Museo della civiltà contadina [vedi].
Via Sammarina 35, 40010 San Marino di Bentivoglio (BO)

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Simonetta Sandri

E’ nata a Ferrara e, dopo gli ultimi anni passati a Mosca, attualmente vive e lavora a Roma. Giornalista pubblicista dal 2016, ha conseguito il Master di Giornalismo presso l’Ecole Supérieure de Journalisme de Paris, frequentato il corso di giornalismo cinematografico della Scuola di Cinema Immagina di Firenze, curato da Giovanni Bogani, e il corso di sceneggiatura cinematografica della Scuola Holden di Torino, curato da Sara Benedetti. Ha collaborato con le riviste “BioEcoGeo”, “Mag O” della Scuola di Scrittura Omero di Roma, “Mosca Oggi” e con i siti eniday.com/eni.com; ha tradotto dal francese, per Curcio Editore, La “Bella e la Bestia”, nella versione originaria di Gabrielle-Suzanne de Villeneuve. Appassionata di cinema e letteratura per l’infanzia, collabora anche con “Meer”. Ha fatto parte della giuria professionale e popolare di vari festival italiani di cortometraggi (Sedicicorto International Film Festival, Ferrara Film Corto Festival, Roma Film Corto Festival). Coltiva la passione per la fotografia, scoperta durante i numerosi viaggi. Da Algeria, Mali, Libia, Belgio, Francia e Russia, dove ha lavorato e vissuto, ha tratto ispirazione, così come oggi da Roma.

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