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da: Ufficio Relazioni Esterne Cassa di Risparmio di Cento

Questo pomeriggio presso il Salone di Rappresentanza la riunione zonale per le sedi di Cento e Sant’Agostino.

Cento, 27 gennaio 2016 – La Cassa di Risparmio di Cento ha ospitato questo pomeriggio la riunione zonale di Confagricoltura Ferrara per le sedi di Cento e Sant’Agostino.

Nel Salone di Rappresentanza della Cassa sono intervenuti il Presidente di Caricento Carlo Alberto Roncarati, Luigi Chiari, Consigliere della Cassa e Segretario della sede di Cento dell’Unione Provinciale Agricoltori di Ferrara, il Direttore Generale Ivan Damiano ed i vertici di Confagricoltura Ferrara con la presenza del Presidente Pier Carlo Scaramagli ed i capi servizio Lorenzo Zibordi, Germano Zecca e Laura Guiati.

Durante la riunione sono stati approfonditi temi di stretta attualità quali le novità introdotte dalla legge di Stabilità, le novità rappresentate dal Jobs Act, le problematiche riscontrate nella nuova Pac e dal nuovo piano assicurativo.

La Cassa di Risparmio di Cento, in quanto partner solido ed affidabile, ha sempre supportato il settore agricolo offrendo servizi e soluzioni differenti: dai finanziamenti per i macchinari, agli anticipi dei contributi PAC, per guidare le aziende verso uno sviluppo concreto della loro attività.

“ Oggi come non mai è importante saper accompagnare le aziende agricole in un percorso di crescita che abbia obiettivi condivisi. La Cassa propone soluzioni ad hoc per il mondo agricolo ed è in grado di mettere a disposizione consulenza specializzata per il settore – ha dichiarato il Direttore Generale – Siamo pronti a rispondere alle nuove esigenze del comparto agricolo anche in termini di internazionalizzazione”

Recentemente la Cassa ha istituito un plafond
straordinario di 15 milioni finalizzato al ripristino di scorte e danneggiamenti subiti dalle aziende in occasione delle calamità atmosferiche che si sono verificate nelle province di Ferrara e Modena all’inizio di settembre dell’anno passato.

Caricento agevola inoltre l’accesso al credito attraverso l’istituzione di accordi con tutti Confidi Agricoli della regione con i quali opera tramite le associazioni di categoria del comparto stesso.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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