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Da: Cassa di Risparmio di Cento

Venerdì 27 gennaio presso Palazzo Gnudi la presentazione del nuovo libro del Direttore Esecutivo del Fondo Monetario Internazionale

Si terrà venerdì 27 gennaio presso la Sala degli Specchi di Palazzo Gnudi a Bologna la presentazione de ‘Il Macigno’, il nuovo libro di Carlo Cottarelli, Direttore Esecutivo del Fondo Monetario Internazionale.

L’incontro è stato organizzato dalla Cassa di Risparmio di Cento con la collaborazione di ARCA Fondi SGR, con la quale Caricento collabora ormai da molti anni. Tra gli ospiti del pomeriggio, infatti, anche Simone Bini Smaghi, Vice Direttore Generale Responsabile Direzione Sviluppo e Marketing di Arca Fondi, che insieme a Caricento ha promosso l’iniziativa, la quale si propone di favorire una comprensione più approfondita del problema del debito pubblico in Italia:

“Come investitori sui mercati finanziari domestici ed internazionali siamo molto interessati alle dinamiche del trend del Debito Pubblico italiano che è uno dei Debiti Pubblici più grandi al mondo – ha dichiarato Bini Smaghi – In aggiunta abbiamo cura dei risparmi di oltre 800.000 persone e migliorare la cultura e l’educazione finanziaria è una priorità, permettendo cosi ai risparmiatori di conoscere e capire meglio le dinamiche finanziarie.”

Dopo la presentazione del libro a cura di Carlo Cottarelli, l’incontro proseguirà grazie agli spunti di discussione proposti da Andrea E. Goldstein, Managing Director di Nomisma, società di studi economici che opera in campo nazionale ed internazionale.

L’introduzione del convegno è, invece, affidata ad Ivan Damiano: Vice Direttore Generale di Carisbo dal 2001 al 2003, dal 2004 Damiano è Direttore Generale della Cassa di Risparmio di Cento.

Caricento è presente nella provincia di Bologna dal 1930 dove conta un totale di 16 filiali, tre delle quali si trovano in città. I risultati del bilancio semestrale al 30 giugno 2016 hanno confermato la solidità della banca che ha presentato un utile di 3,048 milioni di euro, + 46,8% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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Francesco Monini
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