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Dall’Ippogrifo ad ET, ovvero “Le Creature di Carlo Rambaldi” (Centro Diamante, Ferrara) che annunciavano negli anni ’80, già stranoto nel cinema per i suoi Pupazzi robot (King Kong, Et, ecc.), il suo coraggioso progetto di Millennium: segnalavano una svolta decisiva possibile – all’epoca – per la Ferrara del Duemila, dal punto di vista turistico e culturale.
Il fantastico già moderno ante litteram dell’Ariosto, soprattutto nella figura dell’Ippogrifo, dopo aver allietato il Rambaldi fanciullo ha sempre ispirato il Rambaldi adulto ed artista postmoderno nelle sue invenzioni ed opere d’arte futuribili, percorso di luminosa e unanime notorietà nel cinema – appunto – fantascientifico.
In quella mostra anteprima l’Ippogrifo dalla Luna alla Terra atterrava nelle sue torri spaziali di partenza, Rambaldi stesso (originario di Ferrara), ET, una mano di King Kong, folletti, alieni meccanici ed altre creature, a metà tra la marionetta, l’automa, l’alieno ed il mostro si misero in posa per la delizia ed il timore candido di piccoli e grandi terrestri.
Tutte quelle creature aliene ed artificiali erano accompagnate dai rispettivi schizzi, quasi fotografie magari del loro primo compleanno: tutte queste creature speciali quasi accompagnavano nell’itinerario della mostra grandi e piccoli terrestri al loro futuro e alla loro città scientifica e fantastica, con i modellini di Millennium, infatti, quale sipario… e arrivederci…
Poi, per cecità istituzionale, imprenditoriale e ambientalista, tutta paleoferrarese, Millennium, la
grande opera terrestre del museo Dinamico(!) della scienza e del futuro, naufragò. Rambaldi, giustamente prese le distanze dalla città: tornato in Italia dagli Usa, abitò altrove dove è scomparso nell’estate del 2012.
Poi anche elogi sinceri, doverosi, postumi e – per fortuna – un ritorno omaggio doveroso e concreto al genio futuribile di Rambaldi anche nel ferrarese (a Vigarano Mainarda, suo paese natale, gli sono stati dedicati una via e un museo). Ma Ferrara?
Caro Rambaldi, al di là di certa cecità cronica local, artigiano o artista? Semplicemente un poeta puro archetipico del e dal futuro! Grandi poemi letteralmente viventi le opere di Carlo Rambaldi, oltre parole e carta passatista, mera stupenda creta per i suoi Automi, giocattoli viventi e per le generazioni figlie del web e del futuro.

* da Roby Guerra, “Dizionario della letteratura ferrarese contemporanea”, Este Ediiton-La Carmelina ebook 2012 [vedi]

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Roby Guerra


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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