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da: ufficio stampa Provincia di Ferrara

È stato stimato in nove miliardi di euro l’indotto su scala mondiale derivato dal cicloturismo. Nella sola Europa sono dieci milioni i cicloturisti, di cui cinque milioni nella sola Germania.
Ad 80 milioni ammonterebbe il fatturato derivato da questo settore del mercato in Trentino, forte dei propri 400 chilometri di piste ciclabili.
Se si pensa poi alla destra Po, fra le più lunghe piste ciclabili in Europa, e ad un contesto paesaggistico che è in sé una vocazione territoriale, viene spontaneo pensare a Ferrara e provincia.
Sono considerazioni e numeri che stanno dietro alla “Carta degli impegni” sottoscritta da Provincia e, finora, 76 aderenti fra Comuni, associazioni, aziende ed operatori del comparto.
Iniziativa svolta nel solco del progetto europeo denominato Motor, che vede un’attività di cooperazione Italia-Slovenia 2007-2013 e finalizzato alla valorizzazione del territorio rurale.
Fra i cardini della Carta – come spiegato dalla presidente della Provincia Marcella Zappaterra, l’assessore provinciale al Turismo Davide Bellotti e dal dirigente del servizio Roberto Ricci Mingani –, la consapevolezza che per rilanciare il turismo sulle due ruote sono sì importanti le infrastrutture, le piste ciclabili, ma da sole non bastano.
Riflessione che poggia anch’essa su altre cifre.
In Italia sono infatti 3.500 i chilometri di piste ciclabili, ossia un decimo di quelli che ha realizzato la Germania. Sembrerebbe tutto qui il problema, se non fosse che Francia e Olanda hanno meno chilometri di quelli italiani.
Il segreto, dunque, starebbe essenzialmente nel mettere insieme un vero e proprio sistema di servizi e promozionale.
Da qui la “Carta degli impegni”, e cioè un percorso articolato in gruppi di lavoro, condotto dalla Provincia e durato un anno. Un cammino culminato nella firma del documento, dopo aver fatto luce sui sette aspetti di fondo della questione: segnaletica, intermodalità, ricettività, ristorazione ed accoglienza, servizi dedicati, promozione ed informazione, commercializzazione.
Sette capitoli che sono, in pratica, la sintesi dalla A alla Zeta di cosa si intende per un complessivo sistema di servizi a tutto tondo, che ruoti attorno ai turisti che scelgono di trascorrere la propria vacanza in bicicletta.
“Un lavoro complessivo – ha sottolineato Marcella Zappaterra – che ha dato corpo al discorso talvolta astratto della valorizzazione territoriale e che soprattutto ha visto pubblico e privato insieme per un obiettivo comune e condiviso”.
Un gioco di squadra che solo può costruire quell’auspicata rete di servizi, la quale può tradursi in guide e cataloghi in grado di raccontare un’effettiva offerta turistica. “Guide – ha spiegato l’assessore Bellotti – che in questo modo e in un contesto di servizi effettivi, possono essere diffuse a livello nazionale ed europeo”.
“Il cicloturismo – ha ricordato l’assessore del Comune di Ferrara Aldo Modonesi – fa parte del grande capitolo della mobilità sostenibile, il quale a sua volta è uno dei dieci obiettivi della stessa programmazione territoriale che si è data la Regione Emilia-Romagna”.
Dunque, contrariamente a quanto si riteneva fino a non tanto tempo fa, per dare vita ad un sistema di servizi non è tanto prioritario il discorso risorse, quanto gli obiettivi chiaramente individuati e condivisi a livello territoriale, come ha richiamato in conclusione l’assessore Bellotti.

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PROVINCIA DI FERRARA


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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