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ULTIMORA Avevo appena “montato” in prima pagina il pezzo degli amici di Occhio ai Media ed è arrivata la notizia in redazione: il Sindaco di Ferrara Alan Fabbri ha perso il ricorso. IL TRIBUNALE DI FERRARA HA ACCERTATO il carattere discriminatorio della Giunta del Comune di Ferrara nell’avere adottato criteri e modalità di selezione (prima gli italiani ecc) per l’erogazione dei buoni spesa… anziché tener conto dei soli requisiti di disagio economico e domiciliazione nel territorio comunale. ORDINA al SINDACO di riformulare i criteri e le modalità consentendo la presentazione di nuove richieste.
Più chiaro di così?!? Aggiungerei solo una piccola citazione dai
Promessi Sposi: “a questo mondo c’è giustizia, finalmente!”. (Effe Emme)

La Redazione di Occhioaimedia

L’emergenza Coronavirus ha investito le vite di tutti noi. Come gruppo di ragazzi attivisti che monitorano gli articoli discriminatori nella stampa ci siamo sempre tenuti in contatto, sperando che, in un’occasione delicata come questa, venissero risparmiati i soliti bersagliamenti verso quella fetta di società che sono gli stranieri. Purtroppo non è andata così: infatti l’11 marzo viene pubblicato sulla stampa locale un articolo – che abbiamo segnalato sul nostro sito – riportante un’intervista al Vicesindaco di Ferrara nella quale, parlando delle restrizioni in seguito al Covid-19, viene data più rilevanza ai controlli sui negozi multietnici e gestiti da stranieri, rispetto all’emergenza stessa.
La segnalazione, postata nella pagina Facebook di Occhio ai Media, ha ottenuto numerosi commenti, tra cui ne citiamo solo uno, per la sua ironia: “[…] è ancora convinto (il vicesindaco Nicola Naomo Lodi. ndr.) che il virus si prenda mangiando un kebab”.

Quando il Governo ha stanziato i buoni spesa per aiutare i cittadini più in difficoltà a causa dell’emergenza Covid-19, il Comune di Ferrara ha optato per l’assegnazione prioritaria dei bonus ai cittadini italiani, rispetto a chi invece ha altre cittadinanze, indipendentemente dalla reale necessità economica degli individui o dei nuclei familiari.
Una decisione che abbiamo subito ritenuto ingiusta, irrazionale, priva di qualsiasi buon senso ed etica. L’ennesima propaganda politica, il solito slogan “prima gli italiani”, che non fa altro che dividere di più le persone in una situazione in cui è necessario e doveroso tutelare tutti, italiani o no, in ordine a un bisogno primario, come la necessità alimentare (visto che si parla di Buoni Spesa), non di nazionalità. Se la fame non distingue nessuno, perché gli aiuti alimentari invece sì?.

Il 2 aprile abbiamo condiviso sui nostri siti web e social media il comunicato della CGIL che criticava severamente i parametri discriminatori adottati dal Comune, e il giorno seguente abbiamo pubblicato una dichiarazione a nome dell’Associazione Cittadini del Mondo.A seguito del nostro comunicato, ci è stato chiesto se ci fosse una raccolta firme contro questa decisione comunale. Abbiamo perciò deciso di dare voce al dissenso e alla indignazione di migliaia di persone lanciando una petizione online, in modo da raggiungere l’Amministrazione comunale e sperare in un cambiamento.
Viste le numerose polemiche affiorate, giovedì 9 aprile abbiamo indetto una videoconferenza, con la partecipazione dell’ASGI (Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione), la Cgil Emilia Romagna e L’Associazione Altro Diritto per approfondire e discutere il sistema comunale di erogazione dei Buoni Spesa.
Ecco i punti focali emersi nella videoconferenza: la mancanza di trasparenza del sistema, l’esclusiva modalità telefonica con cui si poteva effettuare la richiesta (del tutto inappropriata, visti gli altri mezzi a disposizione del Comune), e  soprattutto la totale discrezionalità del metodo di assegnazione, senza che fosse specificato alcun criterio di decisione. Infine, il Comune di Ferrara non fornisce nessuna esplicita risposta ai richiedenti e, in caso negativo, non vengono fornite le motivazioni.

La faccenda Buoni Spesa ha toccato direttamente anche i nuclei famigliari di alcuni membri del nostro gruppo. Possiamo quindi fornire una testimonianza diretta.  Alcuni non hanno neanche ricevuto risposta alla chiamata telefonica. Vogliamo qui citare, come esempio, il caso di S… – un cittadino rientrante nella categoria avente diritto al bonus – che dopo diversi tentativi, ha ricevuto alla fine una risposta alla sua telefonata, ma ad oggi, dopo più di due settimane, non sa ancora se la sua richiesta sia stata o meno accettata.
Vista la situazione difficoltosa di diverse famiglie presenti sul territorio ferrarese, M…, volontaria in una ONG, ha partecipato alla distribuzione di pacchi contenenti alimenti per le famiglie in difficoltà, sostenuti dalle donazioni dei cittadini che hanno deciso di intervenire in aiuto, vista l’esclusione dagli aiuti dettata dal Comune.

Raggiunte più di 20.000 firme nella petizione, dopo solo una decina di giorni, abbiamo scritto un comunicato stampa, ringraziando coloro che avevano firmato, e lo abbiamo inviato a quattro testate locali, solo due delle quali lo hanno pubblicato. In ogni caso il risultato, cioè l’adesione alla nostra petizione,  ci sembra straordinario. E’ un messaggio chiaro alla Giunta Comunale di Ferrara, di cui si denunciano le politiche denigratorie e propagandistiche che creano solo divisioni.
Noi non ci arrendiamo. Auspichiamo una presa di coscienza da parte della Amministrazione Comunale. Vorremmo soprattutto avere risposte concrete, non i soliti ritornelli patriottici stereotipati,  e ci auguriamo che si arrivi a una soluzione chiara e trasparente, che tuteli i diritti di tutti.

Redazione Occhioaimedia.org, Ferrara 30 Aprile 2020

 

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Redazione di Periscopio


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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