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Da: Fondazione Cavallini Sgarbi

La mostra della Collezione Cavallini Sgarbi nelle Sale del Castello Estense ha avuto caratteristiche uniche rispetto ad analoghe iniziative che si sono svolte e si svolgono nel Castello.
Il contributo finanziario dell’ente pubblico corrisponde al 25% circa del fabbisogno complessivo, per il resto sostenuto interamente da un privato, la Fondazione Elisabetta Sgarbi: 76.000 euro vs 300.000 (al netto di iva). A sostegno della Fondazione Elisabetta Sgarbi sono intervenute Bonifiche Ferraresi (50.000 euro), Fondazione Cariplo (40.000 euro), Genera Group (30.000 euro).

Diversa, rispetto ad analoghe iniziative nelle Sale del Castello, è stata la modalità di ingresso della Mostra.
a) Era possibile, infatti, visitare il Castello senza la Mostra e le relative sale (al costo di 6 euro, ridotto 4);
b) Era possibile vedere la mostra acquistando l’intero biglietto (castello + mostra), anche per quanti non interessati alla visita del Castello: (al costo di 12 euro, ridotto 8 euro);
c) Non era possibile vedere solo la mostra, o acquistare solo il biglietto della Mostra.

Su ciascun biglietto venduto, la Collezione Cavallini Sgarbi aveva una royalty pari a 3,20 euro, lasciando i restanti 8,8 (ridotto 4,8) al Castello.
Questo ha permesso al Castello Estense – in forza di un accordo con la Fondazione Elisabetta Sgarbi – di beneficiare (anche economicamente, oltre che a livello di immagine) della ingente attività promozionale, lasciando tuttavia “all’usuale” visitatore del Castello la possibilità di limitarsi alla sola visita dell’edificio (senza la visita della mostra).
Ciò ha un risvolto positivo anche per la Fondazione e la Collezione: i 40.786 visitatori paganti (esclusi i circa mille presenti alla inaugurazione) hanno scelto, pagando, di visitare una mostra prodotta da un privato, generando, con ciò, una ricaduta economicamente positiva sull’ente pubblico. La strategia di ingresso indica dunque che i visitatori della Mostra si siano aggiunti ai correnti visitatori del Castello.
Un ulteriore aspetto va indicato per sottolineare la singolarità di questa iniziativa. Il fattore di rischio (finanziario ma anche relativo allo stato conservativo delle opere) era totalmente a carico della Fondazione Elisabetta Sgarbi, la quale ha dovuto fare fronte ad alcune lacune del Castello – certamente fisiologiche, data la storia dell’edificio – ma che dovrebbe essere volontà delle istituzioni colmare, quanto prima, per ulteriori iniziative: e parlo di climatizzazione estiva, sbalzi di temperature da stanza a tanza, controllo dello tasso di umidità, luminotecnica, assenza di un sistema di biglietteria e di prenotazione on line, orari di chiusura della biglietteria e del Castello infelici, per citarne alcune.
Sono lacune che evidentemente emergono e richiedono soluzioni rapide quando un privato è motivato da un investimento. Ma l’Istituzione potrebbe fare tesoro di questa esperienza di successo per avviare il Castello a diventare uno dei più straordinari spazi espositivi europei. La mostra della Collezione Cavallini Sgarbi – pur essendo un primo esperimento espositivo pubblico/privato, con le conseguenti, normali, fisiologiche difficoltà – ha registrato un consenso tale che dovrebbe indurre a sostenere questo processo di metamorfosi del Castello, e non dovrebbe, invece, suscitare inutili e dannose preoccupazioni di difesa dello status quo.
Infine, peculiare è il modo in cui la mostra ha cercato di coinvolgere i visitatori: non solo attraverso i canali consueti, ma attraverso incontri attrattivi con scrittori intellettuali musicisti attori, molti dei quali per la prima volta a Ferrara o in Castello. Incontri che, nella logica del racconto di una famiglia e di una collezione ferraresi – hanno raggiunto l’apice con la serata della Milanesiana (Festival internazionale che da venti anni dirigo) a Ferrara, lo scorso 14 luglio, con Michele Placido e Vittorio Sgarbi, interamente a carico della Fondazione Elisabetta Sgarbi.
Lo sforzo produttivo della sottoscritta va certamente al di là della mera contabilità, che peraltro – come era mio obiettivo – riporta un lieve attivo.
C’era, in me, una componente passionale, di omaggio a Ferrara, ai nostri genitori (Giuseppe Sgarbi e Rina Cavallini) e al genio di un collezionista (Vittorio Sgarbi) che ha costruito in circa quaranta anni una collezione di dipinti e sculture e libri di straordinaria importanza, unica in Italia, e che, per molti aspetti, è legata al mondo Veneto, Emiliano e a Ferrara (Tesori d’arte per Ferrara era il sottotitolo della Mostra). Una passione testimoniata dalla mia costante dedizione e presenza lungo questi sette mesi e mezzo, dai molteplici incontri in mostra (circa quindici), dalla ricchissima rassegna stampa, dalla promozione su scala nazionale della mostra ma anche del Castello Estense e della Città di Ferrara (dal valore netto di 120.000 euro).
Dunque, accanto al mio desiderio, da ferrarese, di inserire la Mostra Cavallini Sgarbi tra le iniziative del Castello Estense, simbolo di Ferrara, mi preme un altrettanto forte desiderio che è ribadire la unicità di questa mostra: a onore di chi la ha prodotto, di chi l’ha voluta (il Sindaco Tiziano Tagliani), Bonifiche Ferraresi, Fondazione Cariplo, Genera Group.
E con buona pace di chi non la voleva, che l’ha tollerata, che non l’ha goduta, e che ora può dedicarsi con serenità alla cura del proprio giardino.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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