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da: TekneHub – Tecnopolo dell’Università di Ferrara

Il patrimonio culturale alle fonti della creatività. Ogni creazione affonda le sue radici nelle tradizioniculturali, ma si sviluppa a contatto con altre culture. Per questa ragione il patrimonio culturale deveessere preservato in tutte le sue forme, valorizzato, e trasmesso alle generazioni future in quanto testimonianza dell’esperienza e delle aspirazioni dell’umanità, e al fine di alimentare la creatività in tutta la sua diversità e di favorire un vero dialogo interculturale. (art. 7, Dichiarazione Universale dell’Unesco sulla diversità culturale – Parigi, 2 novembre 2001).

In occasione dell’allargamento del tema del Salone al Museo, si propone una seconda tappa dell’incontro presentato per il Salone del Restauro 2015.
Mentre lo scorso anno gli incontri organizzati hanno riguardato i procedimenti di analisi, di restauro e l’impiego di nuove, avanzate tecnologie, quest’anno si parlerà di comunicazione, gestione e strategie multimediali. Si darà vita a un osservatorio internazionale, a un laboratorio dove si potranno confrontare esperienze e progetti italiani e stranieri, all’insegna della contaminazione e del dialogo tra imprese, enti pubblici e istituti di cultura, riflettendo sui concetti di accessibilità e partecipazione.
Il convegno, organizzato dal Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università di Ferrara e dal TekneHub, Tecnopolo aderente alla Rete Alta Tecnologia della Regione Emilia Romagna, gode del supporto della Fondazione Ferrara Arte, della collaborazione della Pinacoteca Nazionale di Ferrara e dei principali tra i Musei e le Associazioni culturali locali.
Secondo un modello già proposto dal direttore di uno tra i più importanti musei internazionali, Gabriele Finaldi della London National Gallery, il convegno propone una serie di interventi che uniscono l’entusiasmo per la ricerca scientifica dello staff curatoriale ai risultati di uno sguardo attento sulla realtà, capace di delineare un esatto profilo degli attuali fruitori, dell’odierno rapporto fra domanda e offerta museale.
I relatori invitati offriranno quindi uno spaccato degli orientamenti relativi all’educazione al patrimonio aggiornati sulle direttive attualmente emanate dall’UNESCO in tema di capacity building. Un’impostazione, questa, che muove un’azione strategica mirata a rafforzare le potenzialità del settore dei beni culturali sul piano della didattica e della formazione in funzione delle mutate esigenze del pubblico e alla crescente predisposizione verso un dialogo con le istituzioni culturali.
Esempi concreti saranno testimoni di questa nuova tendenza espressa dalla stessa riforma per i Beni Culturali del MiBACT. Saranno presentate piattaforme digitali dedicate sia alla comunicazione di importanti progetti per il restauro e la conservazione dei beni culturali, quale l’Ercolaneum Conservation Project, sia alla relazione tra prestigiose collezioni museali e nuove tecnologie per la realtà aumentata e la realtà virtuale, come l’esempio di Uffizi Virtual Experience.
Il confronto tra aziende e istituzioni si svolgerà nella dimensione di un laboratorio dove si darà voce a importanti iniziative per la promozione di restauri artistici attraverso un programma di mostre temporanee, come nel caso dell’Azienda Speciale Palaexpo di Roma, unito all’esempio di un affermato caso internazionale volto alla valorizzazione di siti museali, il Culturespaces.
Infine, un accenno a due nuovi progetti nati l’uno in seno all’Università di Ferrara in collaborazione con il Rijksmuseums di Amsterdam, l’altra all’interno di una giovane impresa regionale per la comunicazione tra pubblico e musei.

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UNIVERSITA’ DI FERRARA


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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