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Da Unife

Martedì 30 Maggio alle ore 17:30 verranno conferite a Carlo Amadori la Medaglia e il Diploma d’Onore dell’Università degli Studi di Ferrara, presso il Salone D’onore di Palazzo Tassoni-Estense della sede del Dipartimento di Architettura dell’Università degli Studi di Ferrara; oltre al Rettore, Giorgio Zauli, saranno presenti i membri togati quali, Alfonso Acocella (Dipartimento di Architettura), Riccardo Dalla Negra (Dipartimento di Architettura), Marcello Balzani (Dipartimento di Archiettura), Francesca Cappelletti (Dipartimento di Studi Umanistici), Carmela Vaccaro (Dipartimento di Fisica e Scienza della Terra) e Monia Castellini (Dipartimento di Economia e Management). Dopo la cerimonia, Carlo Amadori terrà la lectio “Percorsi di sperimentazione: innovazione, creatività e ricerca”.
Carlo Amadori, personalità poliedrica e ricca di passioni che spaziano dall’arte, all’archeologia, dal mondo del design all’architettura, si è distinto negli anni per aver ideato, promosso e realizzato importanti manifestazioni ed eventi culturali e commerciali, che sono stati centrali, in Italia e a livello internazionale, per lo sviluppo e la diffusione non solo dell’innovazione, ma anche della ricerca nei settori dei Beni Culturali e del Design d’Interni. Una passione che dalla metà degli Ottanta si è concretizzata nella fiera “Abitare il Tempo”, giornate internazionali dell’arredo di Verona, durata ben venticinque anni con il coinvolgimento di esperti del settore, designer e architetti da tutto il mondo, e ultimamente a Milano con altre innovative idee sul progetto e l’allestimento d’interni, come “Macef”, “AbitaMI” e “Homi”. Nel 1991 a Ferrara decide di creare il “Salone Internazionale dell’Arte del Restauro e della Conservazione dei Beni Culturali ed Ambientali”, giunto oggi alla XXIV edizione nell’attuale versione del “Restauro-Musei, Salone dell’Economia della Conservazione, delle Tecnologie e della Valorizzazione dei Beni Culturali ed Ambientali”. Una manifestazione diventata punto di riferimento del MiBACT e dei principali Istituti ed Enti italiani ed europei indirizzati ai temi della conservazione e della valorizzazione dei patrimoni culturali e dei sistemi museali, e che negli anni ha visto l’Università degli Studi di Ferrara e i suoi Dipartimenti particolarmente coinvolti. Un rapporto virtuoso che si è strutturato grazie a una stretta collaborazione con i Centri di ricerca dell’Università di Ferrara e il Tecnopolo della Rete Alta Tecnologia Emilia-Romagna.
Una ricerca personale, coltivata con studio, attenzione e sensibilità non comuni, capacità relazionali, reputazione intellettuale, ma anche con particolari abilità grafiche e rappresentative, come dimostrano le realizzazione dei suoi Taccuini, piccole opere in miniatura tracciate a china, oltre alle tante mostre personali di pittura. Ad oggi, Carlo Amadori ha disegnato, scritto e decorato oltre un centinaio di taccuini di piccole, medie e grandi dimensioni, con soggetti che spaziano dai ricordi di viaggio a grandi tematiche storiche e artistiche. Percorsi di ricerca e meta-progettazioni, dunque, spesso sfociati in allestimenti e mostre, e che rappresentano perfettamente le capacità d’intuizione artistica e culturale, che sono state alla base di tutta la sua vita e del suo successo.

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UNIVERSITA’ DI FERRARA


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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