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Da: La segreteria confederale Cgil di Ferrara

La camera del lavoro di Ferrara esprime la sua vicinanza al dolore dei familiari di Maurizio Beltrame, vittima innocente di un nuovo drammatico infortunio sul lavoro, verificatosi nella giornata di ieri presso la cartiera Progest di Mesola.
Prima di pronunciare qualsiasi commento sulle cause e le responsabilità riteniamo opportuno attendere i risultati dei riscontri che sono stati avviati dalle autorità competenti che si stanno occupando della vicenda.
Tuttavia ci sentiamo in dovere sin da ora di fare alcune considerazioni.
La salute dei lavoratori nel nostro territorio appoggia su delicati e fragili equilibri, al di là dell’attuale emergenza sanitaria, che ne accentua la precarieta.
La salute è sempre a rischio di essere violata, essendo parte di un contratto in cui troppo spesso si privilegiano gli aspetti legati all’interesse e al profitto.
Lo dimostrano i dati degli infortuni e delle malattie professionali, entrambi in trend di crescita nel 2019., ed anche le stime degli infortuni mortali che segnano un più 17% nel periodo ricompreso tra il 2014 e il 2018, ed una lieve flessione, ma non la rarefazione sperata , nel 2019
Il diritto a lavorare in sicurezza oggi è il più debole tra i diritti sociali previsti dalla Carta Costituzionale.
Debole nel rapporto di lavoro ed oramai da tempo anche fuori dal rapporto stesso: nella società e nella politica che la rappresenta.
La morte sul lavoro è una tragica realtà che impone di agire per ridurre lo scarto enorme tra regole ed applicazione delle regole.
Tutti a parole dicono di ottemperare alle regole salvo scoprire che troppo frequentemente la prevenzione è carente perché non elimina il rischi alla fonte ma si accontenta di trasferire i rischi dall’ambiente, dai luoghi e dai mezzi, alle persone dei lavoratori
Bisognerebbe ridare dignità al lavoro restituendo anzitutto rispetto a chi lo rende, riconoscendo che il lavoro è inseparabile dalla persona che lo presta e dai diritti che essa pretende e si porta con sé.
Sono purtroppo tanti a ritenere che questi siano dei buoni principi, ma irrealizzabili nell’attuale sistema economico e produttivo.
Per questo va cambiato introducendo elementi di maggiore giustizia.
Ma non c’è giustizia se manca la sensibilità sociale e politica di ritenere la morte sul lavoro un problema grave che riguarda tutti.
E che il lavoro a prescindere da chi si è, in quale luogo si operi e quale contratto si abbia non solo non può essere insalubre e danneggiare la salute ma deve tendere a promuovere e migliorare lo stato di benessere di ciascuno e alla fin fine dell’intera collettività.

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Riceviamo e pubblichiamo


PAESE REALE

di Piermaria Romani

PROVE TECNICHE DI IMPAGINAZIONE

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Pescando un pesce d’oro
5 titoli evergreen dall’archivio di 50.000 titoli  di Periscopio

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Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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