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Dal dibattito del 27 febbraio, “Ferrara violenta? La criminalità fra realtà e suggestione”, c’è stata una serie di articoli ed editoriali nei giornali locali sul ruolo della stampa nella propagazione di tensioni interetniche nella nostra comunità.

Le nostre ragioni
E’ chiaro che le tensioni razziali esistono nella società, ma sappiamo anche che i giornali hanno un ruolo molto importante, “citare la nazionalità” è solo una parte del problema e lo diventa ancora di più quando c’è la costante associazione tra stranieri e criminalità.

Diventa molto significativa anche la collocazione, la “giustapposizione” di articoli, i commenti a fianco (quasi sempre di esponenti della Lega Nord) che imprimono connotazioni negative complessive.
Il tutto peggiorato da imprecisioni giornalistiche (“verosimilmente nigeriani”, “ragazzi probabilmente nordafricani”, “4 stranieri in bicicletta”), naturalmente seguite da un fatto negativo anche se non sempre un reato.
Per questo le Associazioni dei giornalisti hanno proposto, con la Carta di Roma, una specie di decalogo sconsigliando alcuni termini ed espressioni che possono mettere in luce negativa i soggetti citati.
Infatti nessuno vuole censurare la stampa – sappiamo che i giornali danno molto spazio a politici xenofobi [vedi il nostro sito occhioaimedia.org screenshot manifestazione 24 settembre, albanese espulso], ma questo ovviamente è il loro diritto: è la politica.

Sappiamo che i problemi della nostra società non sono provocati dai giornali ma il modo con cui sono trasmesse le notizie può influenzare, e molto, la formazione di un pregiudizio razzista. Per questo in molti Paesi europei esistono regole scritte, e non, che si traducono in un linguaggio giornalistico più corretto di quello utilizzato generalmente dai giornali italiani.
E’ un dato di fatto che se si legge di continuo titoli del tipo “tunisino ruba una bicicletta” o “rumena fermata in un supermercato” per citare i più blandi, alla fine nell’etichetta negativa si finisce per coinvolgere migliaia di persone oneste, colpevoli solo di appartenere ad una minoranza etnica e si finisce per associare ad ogni genere di accusa generalizzata intere etnie con la criminalità, con la violenza sessuale, con la prostituzione, con lo spaccio della droga.
Senza contare la de-umanizzazione che alcuni articoli sottintendono, racconti nei quali gli immigrati compaiono come animali piuttosto che esseri umani.

Molti di noi ragazzi hanno origine straniera e siamo stanchi di essere bollati con etichette negative che non ci descrivono ma che, a volte, interferiscono con la nostra vita sociale in questo Paese, che è anche il nostro Paese.

Redazione Occhioaimedia

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Riceviamo e pubblichiamo


PAESE REALE

di Piermaria Romani

PROVE TECNICHE DI IMPAGINAZIONE

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I 5 articoli di Periscopio più letti negli ultimi 30 giorni

05.12.2023 – La manovra del governo Meloni toglie un altro pezzo a una Sanità Pubblica già in emergenza, ma lo sciopero di medici e infermieri non basterà a salvare il SSN

16.11.2023 – Lettera aperta: “L’invito a tacere del Sindaco di Ferrara al Vescovo sui Cpr è un atto grossolano e intollerabile”

04.12.2023 – Alla canna del gas: l’inganno mortale del “mercato libero”

14.11.2023 – Ferrara, la città dei fantasmi

07.12.2023 – Un altro miracolo italiano: San Giuliano ha salvato Venezia

La nostra Top five
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Pescando un pesce d’oro
5 titoli evergreen dall’archivio di 50.000 titoli  di Periscopio

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Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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