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Da: Rifondazione comunista Ferrara

Rifondazione Comunista si unisce alla richiesta del gruppo GAD (Gruppo Anti Discriminazioni) rivolta al sindaco Tagliani di disobbedire al Decreto (IN)Sicurezza perché nell’escalation di disumanità a cui stiamo assistendo le parole non sono sufficienti, servono fatti concreti. La disumanità non è solo nelle politiche del governo, ma anche intorno a noi. Ricordiamo il recente episodio di aggressione a sfondo razziale avvenuto pochi giorni fa in pieno centro a Ferrara ai danni di un ragazzo ivoriano o il barbaro gesto del vicesindaco di Trieste che si è vantato in questi giorni di gran freddo, di aver ripulito la sua città buttando in un cassonetto le coperte di un senzatetto.
Contro l’applicazione burocratica di norme ripugnanti chiediamo uno straordinario atto di disobbedienza civile, azioni concrete a tutela di persone che non possono difendersi dalle conseguenze di provvedimenti profondamente ingiusti. Il sindaco Tagliani afferma che a suo parere il decreto Salvini viola l’art. 3 della Costituzione, dove si recita che “tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”. Crediamo che il sindaco abbia ragione, e proprio per questo non può limitarsi a dichiarazioni cerchiobottiste e ad una burocratica applicazione di norme ripugnanti. Inoltre ricordiamo in tal senso, l’articolo 10 sempre della Costituzione con riferimenti ad impegni internazionali assunti e l’articolo 26 della Convenzione di Ginevra.
L’applicazione del Decreto (IN)Sicurezza prevede un’eliminazione della protezione umanitaria ai migranti inseriti nei progetti di accoglienza, privandoli dei documenti di riconoscimento, limitandone l’accesso all’assistenza sanitaria ed escludendoli da ogni percorso di inserimento sociale e lavorativo. Il ministro Salvini non fa altro che fomentare allarme sociale per l’imminente campagna elettorale, costringendo sulla strada e spingendole alla marginalità centinaia di persone. Non contrastare le conseguenze di quel decreto fa solo il gioco del Ministro dell’Interno.
Riteniamo che la disobbedienza al Decreto (IN)Sicurezza possa essere un efficace strumento di lotta politica, e per questo invitiamo Tagliani a ripensarci, mettendo da parte il timore di perdere consenso elettorale, e a tradurre in azioni concrete la sua contrarietà al decreto e connotare la nostra bella città rinascimentale come accogliente, inclusiva e solidale!
Invitiamo anche tutti i sindaci della provincia di Ferrara a seguire l’esempio dei primi cittadini di Palermo e Napoli che pongono come guida della loro azione prima di tutto il rispetto dei diritti costituzionali e umani.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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