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Da: Ufficio stampa e comunicazione Cia – Agricoltori Italiani Ferrara

Fiumi e falde a secco. A rischio la capacità irrigua della prossima primavera-estate

FERRARA – “Non piove in maniera consistente da diversi mesi, il livello del fiume Po è ampiamente sotto
lo zero idrometrico e manca la neve sul nostro Appennino. In poche parole siamo in una situazione di
grave siccità, perché è in inverno che, come sappiamo, si fa scorta e si riempiono le falde. Si raccoglie,
insomma, per il periodo successivo che richiederà una grande capacità irrigua. La siccità ormai non è più
un’emergenza, ma uno “stato di calamità” permanente per le aziende agricole” – spiega Stefano
Calderoni, presidente provinciale di Cia – Agricoltori Italiani Ferrara.
Secondo i tecnici dell’associazione, che stanno monitorando attentamente la situazione delle principali
colture, se non arriveranno piogge consistenti, le aziende agricole rischieranno di non riuscire a irrigare
in maniera capillare la prossima primavera-estate, stagioni che peraltro negli ultimi anni, sempre a causa
di quello che è il nostro “nuovo clima”, sono state calde e siccitose.
“Le previsioni di Arpae – continua Calderoni – che ha applicato i modelli climatici globali alla nostra
Regione, indicano che le temperature medie sono destinate ad aumentare ancora, in quale misura
dipenderà da quanto gli Stati si impegneranno per diminuire le emissioni di anidride carbonica
nell’atmosfera. E attualmente il loro impegno apparare alquanto modesto e frammentario. Inoltre,
appare ormai una tendenza certa il concentrarsi delle precipitazioni in alcuni periodi, in particolare in
autunno, seguiti da mesi senza precipitazioni. E il futuro non sembra roseo: si stima che nel periodo
2021-2050 il trend di crescita delle temperature diventerà stabile e porterà ondate di calore diurne e
notti tropicali, alternate a eventi di pioggia estremi. Modelli che parlano della necessità profonda di
cambiamento.
In questo sistema, le risorse idriche sono talmente preziose che rappresentano, ormai, uno dei fattori di
maggior incidenza sull’andamento colturale e reddituale delle aziende. Non soddisfare le necessità irrigue
di mais, soia e produzioni ortofrutticole d’eccellenza può provocare danni inestimabili. Cosa fare?
Innanzitutto vorrei che si uscisse, una volta per tutte, dalla logica dell’emergenza climatica, un termine
che mi sembra utilizzato in senso troppo fatalistico, come se non si potesse fare nulla per intervenire. E
in questo modo si sta alla finestra, o si dichiara lo stato di calamità chiedendo un risarcimento che,
seppur fondamentale, non risolve un problema che è ormai strutturale. Dobbiamo scendere a patti con
questo clima – conclude il presidente Cia – lavorando per non farci più sorprendere e chiedendo che
vengano realizzate le opere idrauliche a lungo promesse – penso alla mai realizzata creazione di bacini
idrici nel Delta del Po, che garantirebbe acqua dolce per irrigare i campi. E dobbiamo chiedere che la
ricerca scientifica pubblica possa lavorare su piante ibride più resistenti, che possano affrontare meglio la
siccità o l’eccesso di pioggia. Queste sono le nostre armi per continuare a fare agricoltura, nonostante il
cambiamento climatico.”

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CIA FERRARA


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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