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Da: Cia Ferrara

Il 22 novembre la tavola rotonda dedicata alle novità della Politica Agricola Comune europea.
Appuntamento a Palazzo Bellini di Comacchio (Fe) a partire dalle 18.00

FERRARA – Un confronto tra esperti e agricoltori sulle novità e i punti critici della Pac, la Politica Agricola
Comune europea, in previsione dei cambiamenti sull’erogazione delle risorse per il settore agricolo, che ci
sarà dopo il 2020. È questo il tema della tavola rotonda “La nuova Pac: domande e risposte sulla
riforma”, organizzata da Cia-Agricoltori italiani Ferrara, organizzato in occasione dell’assemblea
provinciale dell’associazione. L’appuntamento, aperto a tutti gli imprenditori agricoli ferraresi, è il prossimo
22 novembre a Palazzo Bellini di Comacchio (Fe) a partire dalle 18, e vedrà la partecipazione di: Herbert
Dorfmann, componente della Commissione per l’agricoltura e lo sviluppo rurale del Parlamento europeo;
Davide Vernocchi, presidente di Apo Conerpo; Giuseppe Cornacchia, direttore Dipartimento sviluppo
agroalimentare e territorio Cia Nazionale; Stefano Francia, presidente Agia (Associazione Giovani
Agricoltori) nazionale e Claudio Ferri, direttore di Agrimpresa, che modererà l’incontro.
Un argomento di forte interesse per i produttori, che potrebbero veder diminuire i contributi europei
per lo sviluppo del settore agricolo, come spiega Stefano Calderoni, presidente provinciale di Cia Ferrara.
“La Commissione Ue ha fatto una proposta inaccettabile, che prevede una sensibile riduzione delle
risorse per lo sviluppo rurale: circa il 4% sul primo pilastro Pac e il 15% sul secondo, quello che
alimenta le risorse dei Prs (Piani di Sviluppo Rurale). Questo provocherà una marginalizzazione del ruolo
delle Regioni nella gestione degli interventi, e un trasferimento di contributi che rischia, nella prossima
programmazione 2021-2027, di non tenere conto delle caratteristiche particolari dei territori e
delle esigenze degli agricoltori.
Il nostro è, dunque, – continua Calderoni – un no deciso al taglio del budget alla Politica Agricola
Comune, che va lasciato almeno ai livelli attuali. Chiediamo, inoltre, strumenti più innovativi per la
gestione delle crisi di mercato, capaci di mettere in ginocchio interi comparti agricoli, anche in
previsione degli effetti negativi della Brexit sull’economia agricola. Tra i punti critici della riforma c’è, infatti,
uno stanziamento irrisorio, appena il 2%, per intervenire in caso di forti e imprevedibili contrazioni di
mercato e di questi, solo lo 0,1% è destinato alla sottoscrizione di strumenti assicurativi, in grado di
sopperire all’improvvisa perdita di reddito, legata anche alle calamità naturali.
Serve – conclude il presidente di Cia Ferrara – una Pac coerente, semplice, efficace e di facile
applicazione, che sia una garanzia di sicurezza e qualità anche per i consumatori”. Una Pac che assicuri
un futuro europeo all’agricoltura, nonostante le spinte “centrifughe” e un pericoloso ritorno dei
nazionalismi. Riteniamo, infatti, che il binomio agricoltura ed Europa sia inscindibile ed è per questo che
non è possibile mettere in discussione il rapporto con la Comunità europea e, allo stesso tempo, rivendicare
più risorse per gli agricoltori italiani”.

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CIA FERRARA


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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