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L’associazione stima che siano state distrutte almeno quattrocento gabbie per il contenimento mentre la popolazione cresce e continua a mettere a rischio l’equilibrio idrogeologico del territorio. Pronto un esposto contro ignoti alla Procura

FERRARA – Secondo le stime di Cia – Agricoltori Italiani Ferrara sono più di quattrocento le gabbie utilizzate per la cattura delle nutrie distrutte e abbandonate in pezzi nei campi negli ultimi mesi. Veri e propri atti vandalici che danneggiano materiali acquistati, peraltro, con il contributo di Provincia di Ferrara prima e Regione Emilia Romagna poi per contenere il fenomeno di proliferazione di quello che da anni è un flagello per l’agricoltura e l’intero ecosistema del territorio. Una situazione che sta provocando tensione nel mondo agricolo non solo per i danni subiti, ma anche per un sistema di contenimento inefficace e non risolutivo, che continua a salvaguardare una specie non autoctona.

“La misura è colma – afferma Massimo Piva, vicepresidente di Cia Ferrara – e un intervento deciso per il problema nutrie non è solo urgente, ma è diventato una seria questione di sicurezza, un atto di protezione civile. Innanzitutto, come sappiamo, nel ferrarese scorrono 4.200 km di canali, circondati da tre fiumi, un sistema idrogeologico vulnerabile che l’erosione costante degli argini provocato dalle nutrie mette a rischio. A questo si aggiunge il pericolo delle gabbie distrutte e lasciate in pezzi nelle campagne che non solo impediscono il contenimento del fenomeno, ma hanno già provocato danni a mezzi agricoli e autovetture, mettendo in pericolo le persone.

In questo contesto la tensione tra agricoltori e coadiutori da un lato, gli unici a continuare nel costante monitoraggio e difesa del territorio dal fenomeno, e i presunti “animalisti” che vorrebbero impedire l’abbattimento delle nutrie è giunta a livelli molto alti.

“Distruggere le gabbie – continua Piva – non è un atto dettato da ideologie “animaliste”, solo un reato che non riguarda l’impegno vero e onesto degli attivisti che lavorano per salvaguardare le specie protette. Si tratta poi di un triplice reato: contro la proprietà, contro la persona perché va a incidere sull’incolumità dei cittadini e contro l’ambiente perché così facendo viene danneggiato il fragile ecosistema del territorio. Come associazione – continua Piva – pensiamo che serva un’azione decisa e stiamo supportando gli agricoltori che nei prossimi giorni faranno un esposto alla Procura per denunciare gli ignoti colpevoli della distruzione delle gabbie. Un atto che speriamo possa aprire un’indagine seria per individuare i responsabili. Naturalmente occorre lavorare anche a livello normativo, ripristinando innanzitutto la legge che consentiva agli agricoltori di chiedere il risarcimento per i danni da nutria subiti alle colture per salvaguardare il reddito delle aziende agricole – adesso sono preclusi perché la nutria non è più considerata fauna selvatica ma un roditore.
Inoltre stiamo lavorando insieme a Cia Nazionale per chiedere al nuovo Governo una legge nazionale chiara che accolga le indicazioni dell’Europa, per arginare definitivamente il fenomeno.
Attualmente nelle premesse del Piano Regionale per il contenimento, il 115 del 2016, c’è già l’indicazione di accogliere le norme dell’Ue che prevedono l’eradicazione delle specie aliene, quelle sostanzialmente non autoctone. Speriamo – conclude il vicepresidente Cia – che vengano adottate totalmente a livello nazionale perché ormai non si tratta più solo di contenere il fenomeno, ma di eliminarlo definitivamente per il bene dell’agricoltura e dei cittadini”.

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Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

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