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Da: Ufficio Stampa
Martedì 2 aprile alle ore 21.00 al Cinema Boldini verrà proiettato IN ANTEPRIMA in versione originale con sottotitoli in italiano CAFARNAO – CAOS E MIRACOLI di Nadine Labaki.
Dopo il sorprendente esordio alla regia con “Caramel”, Nadine Labaki firma la regia di “Cafarnao – caos e miracoli” per raccontare, ancora una volta, la complessa realtà contemporanea.
Candidato agli Oscar® e ai Golden Globe 2018 per il miglior film straniero e vincitore del Premio della Giuria a Cannes, il film è un’opera struggente ed emozionante. Al centro della vicenda Zain, un bambino di dodici anni che decide di intentare una causa contro i suoi genitori per averlo generato quando non erano in grado di crescerlo in modo adeguato, non fosse altro che dandogli amore. La battaglia di questo bambino maltrattato, i cui genitori non sono stati all’altezza del loro ruolo, risuona in un certo senso come il grido di tutti gli individui trascurati dai nostri sistemi, una denuncia universale attraverso il candore dei suoi occhi.
Così la regista e attrice libanese ha spiegato la scelta del soggetto del film: “Zain non ha i documenti, dunque sul piano legale non esiste. Il suo caso è sintomatico di un problema che viene sollevato nel corso del film, quello della legittimità di un essere umano. Nel corso delle mie ricerche, ho riscontrato una grande quantità di situazioni analoghe, ovvero di bambini che vengono al mondo senza i documenti perché i genitori non hanno i mezzi per registrare la loro nascita e finiscono con l’essere invisibili agli occhi della legge e della società. Dal momento che non hanno i documenti, un elevato numero di questi bambini vanno incontro alla morte, spesso per negligenza o malnutrizione o semplicemente perché non hanno accesso a un ospedale. Muoiono senza che nessuno se ne accorga perché di fatto non sono mai esistiti. E tutti dichiarano all’unanimità, e la documentazione che ho raccolto lo dimostra, che non sono felici di essere nati.”

Biografia di Nadine Labaki
Nadine nasce in Libano, cresce durante la guerra civile e ottiene il diploma in studi audiovisivi nel 1997 all’Université Saint-Joseph di Beirut. Appena laureata, si indirizza subito verso la promozione televisiva e realizza dei video-clip per popolari artisti della regione che le valgono numerosi riconoscimenti.
Nel 2005 partecipa alla Résidence della Cinéfondation del Festival di Cannes per scrivere Caramel, il suo primo lungometraggio girato in Libano, di cui firma anche la regia e in cui interpreta una delle protagoniste. Il film viene presentato alla Quinzaine des Réalisateurs nel 2007 e in seguito ottiene il Premio della giuria giovani e il Premio del pubblico al Festival di San Sebastian, prima di essere distribuito in oltre 60 paesi. Nel 2008, il Ministro francese della Cultura le conferisce l’Onorificenza di Cavaliere dell’Ordine delle Arti e delle Lettere.
Anche il secondo lungometraggio che Nadine scrive, dirige e interpreta, E ora dove andiamo?, viene presentato al Festival di Cannes del 2011 nella sezione Un Certain Regard e vince il Premio speciale della Giuria Ecumenica, prima di conquistare il Premio del pubblico Cadillac al Festival Internazionale del Film di Toronto e il Premio del pubblico al Festival di San Sebastian ed essere presentato al Sundance Film Festival l’anno seguente. E ora dove andiamo? è stato inoltre candidato al premio per il Miglior film straniero dei Los Angeles Film Critics Association Awards ed è tutt’oggi il film arabo che ha registrato i maggiori incassi in Libano.
Nel 2014 realizza il segmento O milagre, del film collettivo Rio, eu te amo appartenente alla serie “Cities of Love”, che ha anche scritto e interpretato al fianco di Harvey Keitel.
Nella sua veste di attrice, ha recitato, tra gli altri, nei film Mea culpa di Fred Cavayé, Il prezzo della gloria di Xavier Beauvois, Rsasa taycheh (Stray bullet) per il regista libanese Georges Hachem e Rock the casbah della regista marocchina Laïla Marrakchi.

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Riceviamo e pubblichiamo


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di Piermaria Romani

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Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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