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Da MONACO DI BAVIERA – In occasione dei cento anni dalla nascita di Alfred Andersch (Monaco di Baviera, 4 febbraio 1914 – Berzona, 21 febbraio 1980), attento e sensibile scrittore, editore e produttore radiofonico tedesco, si vuole dedicare a lui questo breve saggio sull’eco dell’opera di Bassani in Germania, ricordandolo come lo scrittore tedesco che più di ogni altro negli anni sessanta ha contribuito alla diffusione dell’opera dello scrittore ferrarese.

Le traduzioni dei romanzi e dei racconti di Giorgio Bassani sono apparse in Germania proprio negli anni in cui i tedeschi cominciavano ad occuparsi molto seriamente del loro passato nazista. Negli anni cinquanta, nel periodo del miracolo economico, il ricordo del Nazionalsocialismo fu bandito. I tedeschi avevano tentato di allontanare persino dai ricordi quell’epoca buia della loro storia. “Si cercò di evitare di pensare alla storia, si viveva e si pensava solo al presente. Lo stato e la politica non erano più in primo piano” così scrive di quegli anni il giornalista Helmut Boettinger in una retrospettiva degli anni ’50 nella Germania Ovest.

Questo atteggiamento cambiò negli anni sessanta, soprattutto ad opera del movimento del ’68. In questi ultimi anni si sono rivolte molte critiche al movimento studentesco, spesso anche giustificate, ma rimane incontestabile che si deve a quel movimento l’aver riaperto la discussione sul Nazismo, sul fascismo e l’aver messo in evidenza il ruolo delle diverse classi sociali nello sterminio degli ebrei. Soprattutto all’interno delle famiglie borghesi, nacquero forti scontri generazionali tra padri e figli, su chi fosse responsabile di quei misfatti. In quegli anni, vennero anche riscoperti nelle università testi letterari e filosofici di ebrei e antifascisti emigrati, che nel dopoguerra erano stati dimenticati o, peggio, nascosti. L’interesse per la cultura di lingua tedesca dell’esilio (la famiglia Mann, Walter Benjamin, Bertold Brecht, la Scuola di Francoforte, ecc.) trovò un nuovo impulso. Si scoprì anche la letteratura antifascista degli altri paesi europei, come per esempio i romanzi dello spagnolo Jorge Semprun, dell’austriaco Jean Amery che viveva in Belgio, il diario dell’olandese Anne Frank, i romanzi degli italiani Cesare Pavese, Alberto Moravia, Ignazio Silone, Primo Levi, oltre all’opera di Giorgio Bassani.

Ma ci sono differenze fra autori e artisti diversi. Per Primo Levi era centrale la realtà dei campi di concentramento nazisti. L’esperienza della resistenza contro l’occupazione nazista è narrata da Beppe Fenoglio. Roberto Rossellini ha rappresentato in Roma città aperta il comportamento delle truppe tedesche durante l’occupazione di Roma. Leggendo invece l’opera di Bassani “con occhi tedeschi” colpisce che il suo interesse si focalizzi sul fascismo, sull’Italia e su Ferrara. Alcuni dei protagonisti dei suoi romanzi vengono deportati in Germania e uccisi dai nazisti nelle camere a gas. “Dopo una breve permanenza nelle carceri di Via Piangipane, nel Novembre successivo furono avviati al campo di concentramento di Fossoli, presso Carpi, e di qui, in seguito, in Germania” (epilogo de Il giardino dei Finzi Contini). L’attenzione dello scrittore ferrarese è posta in particolare sul fallimento della borghesia italiana, soprattutto della borghesia ebrea in una città di provincia come Ferrara. Noi tedeschi siamo stati e rimaniamo colpiti dal modo con cui Bassani evidenzia criticamente le molte contraddizioni interne della borghesia ebrea.

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Fotogramma Il giardino dei Finzi Contini

Nella Germania del dopoguerra dominavano due posizioni nei confronti degli ebrei, presenti in tutti i dibattiti politici: c’era ancora un latente ma talvolta chiaro antisemitismo, e si affermava un’immagine manichea del mondo. C’erano i nazisti e i loro simpatizzanti da una parte, gli antifascisti democratici, gli ebrei ed altri gruppi discriminati durante il periodo nazista, dall’altra. Tertium non datur. Era impensabile in Germania l’esistenza di cittadini ebrei che simpatizzassero con i fascisti, come invece avvenne a Ferrara fino alla promulgazione delle leggi razziali. Dalla lettura dei romanzi di Bassani, infatti, emerge un certo fascino esercitato dal fascismo sulla borghesia cittadina ed anche su quella ebrea. Forse per questo i romanzi di Bassani hanno avuto una sorprendente risonanza presso il pubblico tedesco: il suo antifascismo era più sottile e nascosto rispetto a quello di molti scrittori tedeschi dell’esilio.
A differenza di quanto successe soprattutto nella Repubblica Democratica Tedesca, dove l’antifascismo era rappresentato esclusivamente come qualcosa di eroico, Bassani non creò eroi. Ci si può facilmente identificare con i personaggi di Bassani e con i loro sentimenti (in particolare con la figura di Micol protagonista femminile de Il giardino dei Finzi Contini). L’ambiente borghese del Romanzo di Ferrara era, in ogni caso, molto più vicino alla sensibilità del lettore tedesco di quanto non fosse l’ambiente proletario descritto dagli scrittori della tradizione comunista. Per esempio, ci si sentiva vicini alla sensibilità del Dottor Fadigati, perché quell’atmosfera piccolo borghese si respirava anche nelle città tedesche.

Fra gli autori tedeschi degli anni sessanta, Alfred Andersch è stato colui che più di ogni altro ha avuto il grande merito di aver fatto conoscere l’opera di Giorgio Bassani in Germania. I suoi romanzi, infatti, hanno molte affinità con quelli di Bassani. Anche Andersch evidenzia il ruolo della borghesia nel movimento nazionalsocialista. Paradigmatica per esempio la domanda di Andersch nel racconto Il padre di un assassino incentrato sulla figura del filologo classico professore Rex: “E’ possibile che l’umanesimo non ci protegga?” Ricordiamo che la figura del filologo è ispirata al padre di Heinrich Himmler, l’assassino nazista. Si devono ad Andersch i primi apprezzamenti per l’opera di Giorgio Bassani nell’ambiente letterario di lingua tedesca, sua è infatti la laudatio in occasione del conferimento allo scrittore ferrarese del premio Nelly Sachs nel 1968. E il suo saggio Sulle tracce dei Finzi Contini è tra i più bei testi dedicati allo scrittore ferrarese e a Ferrara.

Quando si parla del rapporto tra Giorgio Bassani e la Germania, non si può non ricordare la sua ammirazione per Thomas Mann. La personalità e l’opera di Mann erano tenute anche in grande considerazione dalla famiglia Croce, legata da rapporti di grande amicizia a Bassani. Lo scambio epistolare tra Benedetto Croce e Thomas Mann degli anni ’30, mostra quanto questi grandi intellettuali europei si apprezzassero. Civiltà e cultura (parole mai tradotte in tedesco da Mann) erano i valori centrali di quella corrispondenza, importanti leitmotiv anche nell’opera di Bassani. Ma entrambi, sia Giorgio Bassani sia Thomas Mann, non sono più figure di riferimento nella cultura tedesca di oggi, sono poco presenti nella cultura delle giovani generazioni e vengono considerati scrittori di un’altra epoca. E questo è un grande peccato, ma è la realtà.

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Carl Wilhelm Macke

È nato nel 1950 a Cloppenburg in Bassa Sassonia nel nord-ovest della Germania. Oggi vive a Monaco di Baviera e il piu possibile anche a Ferrara. Lavora come scrittore e giornalista. E’ Segretario generale della rete globale “Giornalisti aiutano Giornalisti (www.journalistenhelfen.org) in zone di guerra e di crisi, e curatore dell’antologia “Bologna e l’Emilia Romagna”, Berlino, 2009. Amante della pianura.

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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