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di Claudio Riccadonna

A caval donato non si guarda in bocca, come ricorda il noto proverbio della nostra tradizione linguistica. Ecco, quindi, in particolare in tempi di crisi, che tutto che ci viene regalato ben venga! A che pro essere troppo schizzinosi sulla qualità del regalo? Forse l’amico ti ha elargito l’ultimo set di coltelli affilati, ma tu sei “allergico” alle lame? Beh pazienza! O qualcuno, ignaro dei tuoi gusti od abitudini “da bar” ti ha fatto dono di un liquore pregiato, ma tu sei astemio? Di nuovo pazienza! Lo puoi sempre offrire, e lentamente esaurire, a qualche ospite, invece, “compiacente” e che gradisce particolarmente.
Peraltro, a questo riguardo, un sondaggio pubblicato su facebook, ha individuato un divertente decalogo dei peggiori regali. Tra i meno riusciti ricordiamo il pigiama in pile, piuttosto “scintillante”, che ben si addice alle temperature invernali. C’è poi la simpatica coccinella porta pillole in metallo laccato, benaugurante (oltretutto qualche incauto si dimentica di togliere il prezzo). O che dire dell’ultimo libro dell’autore preferito, probabilmente già acquistato? O del pacco regalo ricco di dolci e salumi al soggetto in dieta per problemi di diabete, o per valori di ipercolesterolemia? Ma il podio se lo aggiudica il portafoglio di ecopelle marrone, un po’ datato: il tempo di aprirlo e trovare tra le pieghe una vecchia banconota di mille lire.
Tuttavia non disperatevi: c’è un rimedio a qualsiasi situazione. Si, perchè secondo un’analisi di Coldiretti, pubblicata in questi giorni, emerge che più di un italiano su tre (circa il 35%) ricicli i regali indesiderati appena scartati. Ciò testimonia un trend, una tendenza in crescita del 2% rispetto allo scorso anno. Ovviamente riguarda un business significativo, se si considera che “le famiglie italiane hanno scartato regali per un valore di 3,9 miliardi con un taglio in valore del 5 per cento rispetto allo scorso anno. La grande maggioranza degli italiani che ricicla lo fa a favore di parenti e amici (85 per cento) che possono apprezzare l’oggetto ricevuto in dono ma – sottolinea la Coldiretti – una buona percentuale (27 per cento) preferiscono darli invece in beneficenza. Tra i piu’ pragmatici c’è un 12 per cento che li restituisce al negozio cambiandolo o chiedendo un buono mentre il 17 per cento li rivende su internet”. Comunque secondo la stessa indagine, gli italiani hanno speso in media circa 200 euro.
I prodotti meno riciclati risultano quelli enogastronomici, che trovano maggiori occasioni per essere “smaltiti” e consumati. Di certo non si può invece dire la stessa cosa, invece, per i capi di abbigliamento, per i prodotti per la casa o per quelli tecnologici, peraltro supergettonati tra gli acquisti festivi.
Certo un tempo il galateo scoraggiava di riciclare i regali non apprezzati. In fondo se non è piaciuto a noi, perché dovrebbe piacere a qualcun altro? Tuttavia i tempi e le mode cambiano…

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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