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da: ufficio stampa Coldiretti Ferrara

Coldiretti ha chiesto alla Regione di attivare con urgenza un Piano Regionale di abbattimento per l’eradicazione della specie dal nostro territorio. Non più rinviabile mettere in campo tutto quello che occorre per la lotta a questa specie invasiva e dannosa per l’agricoltura, il territorio e la biodiversità. Gulinelli “Non possiamo più stare ad aspettare, occorre un’azione coordinata urgente”.

Ripartire al più presto con il piano regionale di abbattimento delle nutrie. È quanto chiede ColdirettiEmilia Romagna alla luce del Collegato Ambientale della Legge di Stabilità pubblicato nei giorni scorsi, che consente di ricorrere a piani di contenimento approvati dalle Regioni con le stesse modalità previste per la fauna selvatica.
Dopo la declassificazione delle nutrie da fauna selvatica a specie infestante (a livello quindi di topi e ratti) – ricorda Coldiretti – la lotta contro questi animali è passata dal livello regionale a livello dei Comuni, con grandi difficoltà anche finanziarie per procedere con i piani di abbattimento, con la conseguenza che è continuata la proliferazione di una specie animale che tra il 2003 e il 2014 ha fatto all’agricoltura danni per 2,5 milioni di euro, cui si aggiungono oltre 2 milioni per danni a canali e strutture, senza calcolare i danni (non rilevabili) ai mezzi agricoli che hanno avuto incidenti a causa degli buchi nei terreni e nelle strade di campagna.
Le nutrie in Emilia Romagna – ricorda Coldiretti regionale – occupano ormai tutto il territorio di pianura e di fatto hanno invaso già metà del territorio regionale: si tratta di oltre un milione di ettari sui 2,2 milioni di superficie totale. Nel ferrarese laspecie ha trovato un habitat particolarmente adatto, con i numerosi corsi d’acqua e canali che riproducono il suo territorio d’origine e dove trova facilmente sia cibo che riparo.
Per quanto riguarda le colture agricole, la nutria danneggia soprattutto mais, cereali, orticole ebarbabietola da zucchero. Per i corsi d’acqua, i danni maggiori sono causati dalle gallerie delle tane che indeboliscono gli argini e le scarpate, che spesso crollano all’arrivo delle piogge, con rischi di allagamenti di terreni agricoli, ma anche di aree abitate, come è avvenuto esattamente un anno fa nel territorio modenese, dove purtroppo ha perso la vita anche una persona.
“Danni e problemi – evidenzia il presidente di Coldiretti Ferrara, Sergio Gulinelli – chesignificano difficoltà e disagi nelle campagne, oneri complessivi per maggiori costi di manutenzione e ripristino di arginature dei canali ed indebolimento delle strade adiacenti ai corsi d’acqua, che ricadono sia costi della Bonifica, sia dei comuni e quindi a carico di tutti i cittadini. La diffusione della specie nelle aree di protezione ambientale, come le zone SIC e ZPS, oltre che nell’area del Parco del Po e delle oasi di protezione, genera inoltre un serio rischio di squilibrio nei confronti delle specie autoctone, in particole dell’avifauna, non avendo la nutria predatori naturali in grado di contenerne realmente lapopolazione. Siamo quindi convinti che occorra mettere in campo ogni azioneutile alla limitazione della presenza di questi animali, sino alla loro eradicazione da un contesto ambientale che non è il loro, soprattutto nellanostra provincia, così fragile dal punto di vista dell’equilibrio idraulico e tra i più interessati dalla presenza di nutrie ed altre specie invasive cheanno dopo anno stanno impoverendo la biodiversità nei confronti di altre specie con danni a coltivazioni e territorio, come i siluri, i gamberi killer, i cormorani, i corvidi e gli storni, solo per citare i principali. Nello stesso tempo devono essere ben chiare le regole e le modalità con le quali operare per riequilibrare il più possibile la situazione, con chiare competenze in capo ai diversi soggetti interessati (agricoltori, cacciatori, coadiutori, ecc.). Chiediamo però – conclude Gulinelli – che si passi in fretta dalle parole ai fatti, non possiamo permetterci il lusso di stare a guardare mentre le nutrie aumentano di numero e quindi anche i danni prodotti. Condividiamo appieno quanto richiesto dal nostro presidente regionale, Mauro Tonello, ovvero la necessità di ripartire con un piano di eradicazione adeguato per liberare fiumi, canali e campagne da questo animale. Oltre ai danni all’agricoltura, che non vengono più risarciti da quando è stata classificata come specie infestante, deve essere chiaro alla Regione che occorre evitare anche tutti gli altri danni e problemi ben noti”.

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