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da: ufficio stampa Coldiretti

Coldiretti Emilia-Romagna chiede di smascherare al più presto i truffatori. Tonello “è l’ennesima conferma di quello che denunciamo da anni. Occorre tutelare sia i consumatori che i produttori da queste truffe”

La patata italiana tira e attira gli speculatori che hanno deciso dispacciare per italiane patate che arrivano dall’estero di qualità inferiore e che hanno minori garanzie sanitarie. Quasi un chilo di patate su tre è importato, ma il consumatore è ingannato da un’etichetta obbligatoria, ma falsa. E’ un mercato che bisogna al più presto smascherare e denunciare per fermare il furto di identità e il pesante danno economico per i produttori onesti.
E’ quanto afferma Coldiretti Emilia Romagna dopo che la trasmissione Report di ieri sera, lunedì 28 aprile, ha denunciato quello che è un’autentica truffa nei confronti dei consumatori che credono di acquistare prodotto italiano e che invece proviene da Paesi europei ed extraeuropei, con costi inferiori rispetto a quelli italiani anche a causa di un utilizzo di agrofarmaci vietati in Italia perché dannosi alla salute, ma autorizzati anche in Paesi europei, creando così una concorrenza sleale.
“Ciò che la Coldiretti denuncia da anni per numerose produzioni di pregio nazionali trova, purtroppo, ancora una volta conferma anche per un prodotto come la patata – ha affermato il presidente di Coldiretti Emilia Romagna, Mauro Tonello – e a risentirne in modo particolare è proprio l’Emilia Romagna dove vengono prodotti circa 2,2 milioni di quintali di patate per un valore attorno ai 50 milioni di euro, con una punta di eccellenza rappresentata dalla Patata Dop di Bologna, unica in Italia ad avere ottenuto la denominazione d’origine protetta”.
L’Italia – informa Coldiretti – consuma 21 milioni di quintali di patate, ma ne produce solo 15 milioni e ne importa sei milioni di cui il 50% dalla Francia. La truffa della falsa etichettatura, favorisce i truffatori, che acquistano a prezzi più bassi, ma vendono a prezzi italiani. E’ anche a causa di ciò che nei magazzini bolognesi giacciono 50 mila quintali invenduti.
“Proprio per tutelare i vari settori produttivi da imitazioni che ingannano i consumatori e danneggiano i nostri produttori – ha detto il direttore di Coldiretti Regionale, Marco Allaria Olivieri – Coldiretti ha istituito l’Osservatorio per la lotta alla criminalità per diffondere la conoscenza e la consapevolezza del patrimonio agroalimentare italiano, con l’obiettivo di creare un sistema coordinato e capillare di controlli idonei a smascherare i comportamenti che si pongono in contrasto con la legalità. confidiamo perciò che le autorità preposte facciano al più presto chiarezza per stroncare il traffico illecito di un prodotto consumato da milioni di italiani”.

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COLDIRETTI


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

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