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Da: Ufficio Stampa Comune di Comacchio (FE)

“Ricopro da un paio d’anni, congiuntamente al mandato amministrativo – afferma il Sindaco di Comacchio – questo incarico gratuitamente e senza alcun rimborso spese, con il massimo impegno e attenzione. Come noto la mission del mio mandato è nata in primis in seno all’obiettivo della creazione del Parco Unico, impegno che mi ha portato nel giugno 2018 alla presentazione di un documento conclusivo, redatto congiuntamente al Consigliere Regionale con delega MAB Marcella Zappaterra e a tutta la Comunità dei Sindaci. Documento su cui ho aperto una discussione pubblica, e purtroppo rimasto lettera morta soprattutto per le resistenze sul versante veneto, nonostante la previsione di legge e le sollecitazioni del Ministro all’Ambiente Costa nella direzione del Parco Unico. Oggi più che mai, continuo a ritenere la creazione del Parco Unico un tema che deve rimanere al centro della politica territoriale e nazionale, qualunque sia la forma giuridica individuata.
Le dichiarazioni della consigliera Ballola sono ancora una volta imbarazzanti nei toni e nei contenuti, preoccupante segnale di scarsa conoscenza del territorio e dei percorsi e delle azioni intrapresi. La stessa consigliera traccia ardite conclusioni sulla moria di Valle della Canna individuandone cause e precisi colpevoli, quando ancora nessuno della comunità scientifica e accademica e delle istituzioni, anche quelle preposte alle indagini, è ancora arrivato ad esprimersi in merito”.
Il problema legato alle difficoltà di approvvigionamento di acque dolce di Valle della Canna nel periodo estivo è ben noto da tempo, tanto che lo scorso anno, dopo anni di attesa, il Parco del Delta del Po e Comune di Ravenna, hanno approvato e sottoscritto una convenzione per la gestione e la valorizzazione dell’area, rapporto atteso da anni e su cui abbiamo lavorato intensamente. Il nesso causale legato allo sviluppo del botulino e alla moria avvenuta qualche settimana fa è dunque tuttora non affatto scontato. Così come, lo ricordo, mantenere livelli di acqua troppo elevati può determinare una rilevante frequentazione di alcune specie acquatiche di quegli stessi bacini. Nelle settimane antecedenti i fatti, come in genere avviene, non sono pervenute da nessuno (cacciatori, ambientalisti, forze dell’ordine ecc.) segnalazioni al Parco circa circostanze e/o campanelli di allarme inerenti lo stato di salute degli animali. Le associazioni venatorie, prime ad intervenire e alle quali va il mio plauso e ringraziamento per il supporto, hanno segnalato il problema solo ad emergenza ormai in corso. E a quel punto non un minuto è stato perso: tutti gli enti preposti hanno attivato un tavolo emergenziale e hanno collaborato affrontando collegialmente la situazione e individuando le azioni da mettere in campo.
“Fuori luogo e strumentale – prosegue il Sindaco – la presa di posizione del consigliere Ballola rispetto alle Valli di Comacchio con l’intento di creare inutili allarmismi o dipingere situazioni che non corrispondono alla realtà. Nelle Valli di Comacchio da qualche anno abbiamo creato le condizioni e soluzioni per risolvere definitivamente criticità ben note a tutti”.
Negli ultimi decenni, così come a Valle della Canna, il quadro ambientale nelle Valli meridionali è sostanzialmente cambiato rispetto al passato: a fenomeni critici di iper salinità, basse temperature ed eutrofizzazione si è aggiunta anche la derivazione incontrollata di acqua dolce dal Reno che causa talvolta incrementi eccessivi dei livelli idrici e dei carichi di nutrienti importati nei bacini interessati.
“Nel mio mandato di Presidente di Parco, congiuntamente al direttore del Parco per i profili tecnici e con il supporto della Regione Emilia Romagna, abbiamo portato a termine, dopo decenni di attesa e più precisamente dal 1985, il progetto di derivazione di acque dolci dal Fiume Reno per le Valli, finalizzato alla regolazione dell’utilizzo di cinque punti di presa delle acque del Reno, con lo scopo di migliorare la gestione a fini naturalistico- ambientali dei bacini meridionali delle Valli di Comacchio”.
Le Valli meridionali oggi, per lo più di proprietà privata, possono contare in modo equilibrato sull’acqua dolce del Fiume Reno: ciò consentirà nei prossimi anni il miglioramento della qualità delle acque e farà registrare benefici in termini di conservazione degli ecosistemi naturali, senza interferire con le attività antropiche, e contribuendo alla regolazione della salinità e dei livelli idrici, elementi da anni sottoposti a un controllo rigoroso al fine della conservazione dell’habitat e della salvaguardia dell’attività tradizionale della pesca attuata secondo principi di sostenibilità. Un percorso simile, nel metodo, è già avviato da tempo anche proprio per il complesso di Valle Mandriole/ Punte Alberete, in collaborazione con la Regione Emilia-Romagna: ma a problemi scientificamente e tecnicamente complessi non si possono anteporre soluzioni semplicistiche e sbrigative.

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Riceviamo e pubblichiamo


PAESE REALE

di Piermaria Romani

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Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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