Skip to main content

Da: Gabbriella Sabbioni

Caro Sindaco,

sono una dei tanti cittadini ferraresi che da anni si batte per le tematiche ambientali e si impegna per realizzare un’alternativa politica. Noto che le sue prime iniziative fanno sperare in un reale cambiamento di rotta e me ne compiaccio, ma mi rammarica constatare che non si è ancora espresso in merito a un problema di assoluta importanza: come pensa di intervenire sul fronte del riscaldamento climatico in città e provincia.

Ovviamente so bene che il problema è globale, spesso negato dai potenti della terra, frutto di scelte miopi protratte per decenni, in cui si sono dette tante parole, presi impegni mai rispettati. Il problema è innegabile, urgentissimo, siamo all’emergenza, non si può rinviare.

Lei conosce bene la campagna, la ama, sa che i contadini ad ogni raccolto pagano pesantemente le conseguenze dei cambiamenti climatici; purtroppo non esiste una risposta facile, risolutiva, eppure bisogna cominciare partendo con l’ammetterne l’esistenza del problema: parlarne è il primo passo per poter agire, ignorarlo invece ci rende complici del disastro.

Il fascino di Ferrara è legato alla straordinaria urbanizzazione ideata dall’architetto Biagio Rossetti, che ha creato un ponte tra Medioevo e Rinascimento che ancora oggi suscita ammirazione. Pure il ‘900 ha offerto esempi di pianificazione urbana di pregio: il Quartiere Giardino suggerisce scelte apprezzabili, sensate, coi suoi viali alberati, i controviali ciclabili, i giardini, le fontane; fu costruito pensando alle esigenze delle famiglie e consentì di mantenere un contatto tra uomo e natura. Invece la cementificazione selvaggia degli ultimi 40 anni, che mira a sfruttare ogni centimetro di suolo, ha creato quartieri con spazi verdi ridotti al minimo e conseguente surriscaldamento, che li rende invivibili d’estate. Le passate amministrazioni hanno favorito il sorgere di numerosi centri commerciali, sparsi ovunque, che hanno danneggiato la piccola economia cittadina, creato enormi distese di asfalto e cemento in cui i rari alberi, non soggetti a manutenzione, muoiono in poco tempo. Questi progetti miopi favoriscono l’aumento delle temperature, creano luoghi invivibili e desolati, in cui il sole è incontrastato padrone. Mi chiedo perché il modello Giardino non si ritrovi in nessuna progettazione successiva. Forse lo si è voluto ignorare perché realizzato in epoca fascista e tutto di quegli anni andava rinnegato? Non lo so, ma ciò che è stato fatto dopo ha puntato esclusivamente al profitto: gli urbanisti hanno costruito una città slegata dalla sua storia e lontana dalle esigenze del vivere quotidiano.

Non dimentichiamo poi piazza Verdi, in cui vivevano da anni pini marittimi sani e belli, sacrificati in favore del cemento, senza che sia stata fornita alcuna spiegazione.

Ferrara ha votato lei come Sindaco perché è stanca di non avere risposte.

La nostra città possiede un’altra grande risorsa, l’Università, con docenti eccellenti che potrebbero mettere a disposizione il loro sapere per farla rifiorire. Inoltre ci sono tantissimi ferraresi ricchi di iniziative che sarebbero disposti a collaborare per migliorare la qualità della vita; l’amministrazione precedente li ha sempre ignorati, ha preferito favorire i soliti noti, che hanno realizzato scelte spesso opinabili. Questo desiderio di partecipazione, rimasto inappagato per anni, unito all’entusiasmo e alla disponibilità a collaborare, possono trasformare la nostra città in un esempio di politica realmente inclusiva, un laboratorio di idee basato sulla fattiva collaborazione dei suoi cittadini.

A mio parere questo potrebbe essere un buon punto di partenza.

tag:

Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

Periscopio è  proprietà di un azionariato diffuso e partecipato, garanzia di una gestitone collettiva e democratica del quotidiano. Si finanzia, quindi vive, grazie ai liberi contributi dei suoi lettori amici e sostenitori. Accetta e ospita sponsor ed inserzionisti solo socialmente, eticamente e culturalmente meritevoli.

Nato quasi otto anni fa con il nome Ferraraitalia già con una vocazione glocal, oggi il quotidiano è diventato: Periscopio naviga già in mare aperto, rivolgendosi a un pubblico nazionale e non solo. Non ci dimentichiamo però di Ferrara, la città che ospita la redazione e dove ogni giorno si fabbrica il giornale. e Ferraraitalia continua a vivere dentro Periscopio all’interno di una sezione speciale, una parte importante del tutto. 
Oggi Periscopio ha oltre 320.000 lettori, ma vogliamo crescere e farsi conoscere. Dipenderà da chi lo scrive ma soprattutto da chi lo legge e lo condivide con chi ancora non lo conosce. Per una volta, stare nella stessa barca può essere una avventura affascinante.  Buona navigazione a tutti.

Tutti i contenuti di Periscopio, salvo espressa indicazione, sono free. Possono essere liberamente stampati, diffusi e ripubblicati, indicando fonte, autore e data di pubblicazione su questo quotidiano.

Francesco Monini
direttore responsabile


Chi volesse chiedere informazioni sul nuovo progetto editoriale, può scrivere a: direttore@periscopionline.it