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Da: Informazioni Alberto Bova
Pizzarotti a Ferrara: “sosteniamo Bova perché la sua è una politica di contenuti”.
Ieri sera il comizio elettorale di Italia in Comune. In città anche il capolista di +Europa – Italia in Comune Federico Pizzarotti e il coordinatore regionale on. Serse Soverini

Ieri lunedì 20 maggio il capolista nella circoscrizione Nord Est con la lista +Europa – Italia in Comune e sindaco di Parma Federico Pizzarotti è tornato a Ferrara per lanciare il candidato sindaco per la lista Italia in Comune – Ferrara Concreta Alberto Bova. “È sempre un piacere tornare qui perché sappiamo che quella di Alberto è una politica non urlata, di contenuti, di programmi concreti – evidenzia Pizzarotti – perché serve esperienza e competenza per rappresentare una città intera”. Il comizio elettorale organizzato dalla sezione ferrarese di Italia in Comune apre così l’ultima settimana di campagna elettorale in vista delle amministrative ed Europee del 26 maggio: “noi crediamo nella politica di una volta – spiega il candidato sindaco Alberto Bova – quella del dialogo con i ferraresi”.

“Mi candido – si presenta Bova – perché dopo l’esperienza da consigliere comunale ho capito che se si vuole cambiare radicalmente Ferrara è necessario un colpo di reni. E dobbiamo partire da un tema principale: il lavoro”. Ferrara soffre ancora un ritardo rispetto alle altre città in Regione, per questo Alberto Bova e la squadra dei trentadue candidati al Consiglio Comunale hanno redatto un programma di azioni concrete e fattibili per la città: “daremo incentivi alle nuove attività produttive che si insediano sul territorio – illustra Bova – e lavoreremo per modificare alla linea viaria con il completamento della Cispadana, l’ampliamento della Ferrara-mare e l’istituzione di una terza corsia sull’A13 per riportare Ferrara al centro dei circuiti economici. Vogliamo investire su arte e turismo, il vero volano economico della città, e coprogettare con l’Ateneo e le forze sociali per una città davvero a misura di universitario. Istituiremo convenzioni con asili e materne private per azzerare le liste di bambini fuori graduatoria e permettere a mamme e papà di lavorare. Incentiveremo anche lo sport, che deve poter essere praticato da tutti indipendentemente dalla condizione economica. Vogliamo dotare tutte le palestre pubbliche di docce e spogliatoi chiusi per tutelare chi ha un corpo diverso da quello che sente di essere e combattere le discriminazioni. Vogliamo una manutenzione straordinaria delle Mura, il completamento dell’Idrovia e l’incremento di palestre all’aperto, perché sport vuol dire educazione e integrazione. E sulla sicurezza noi abbiamo proposte vere: il sindaco non è certo uno sceriffo, il suo compito in qualità di amministratore è occupare il territorio. I negozi di continuità sono importantissimi per l’economia e la coesione sociale, noi vogliamo aiutare le piccole attività commerciali nelle frazioni e nelle periferie rimborsando (a bando) TARI e IMU: slogan e aggressività non servono a niente, la vera ricetta contro la microcriminalità sono serrande alzate, luci accese e luoghi frequentati dai cittadini”.

Domenica 26 maggio si voterà anche per le Europee, dove Italia in Comune si presenta con +Europa: “dall’Emilia Romagna – dichiara Pizzarotti – passa la possibilità di fermare l’ondata della Lega e cambiare la prospettiva della politica italiana a partire da un nuovo modo di parlare di Europa. La debolezza dell’Italia nei giochi politici è colpa della sua debole politica, ma dobbiamo tornare a giocare un ruolo importante: l’Europa unita è una potenza economica, divisa non è niente”. L’Europa è infatti “la grande sconosciuta, continuiamo a far finta che non esista – gli fa eco l’on. Serse Soverini, coordinatore regionale di Italia in Comune – ma esiste un’Italia democratica che ha voglia di tornare a parlare di futuro, di imprese, pace e ambiente, un’Italia che abbiamo incontrato nella nostra campagna elettorale, nei territori e nelle città, in cui abbiamo seminato qualcosa che continueremo a far crescere dopo le Europee. Il nostro impegno è portare alla ribalta questa Italia, che non vuole più confondere le idee con l’aggressività, con i sacrilegi e le false promesse. Ne vedremo delle belle”.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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