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da: Movimento 5 Stelle Ferrara

Per nulla rassicurante e affatto soddisfacente quanto è emerso dalla lunga seduta della Commissione Ambiente straordinaria del 23 febbraio scorso! Fortemente voluta dal M5S per avere risposte sul grave stato di salute della nostra aria e valutare le iniziative che l’amministrazione Tagliani ha preso in questi mesi e soprattutto che ha intenzione di intraprendere, la commissione non ha raggiunto affatto i risultati sperati lasciando inevase la maggioranza delle richieste.
La lunga presentazione autoreferenziale dell’operato di Arpae a colpi di slide da parte di una nutrita delegazione di tecnici e funzionari dell’Agenzia, guidati dal direttore Trentini, a fronte della conferma dei dati di sforamenti dei limiti di legge preoccupanti nel numero e nella quantità, ha allontanato il dibattito dalle esigenze di risposte alle domande dei consiglieri M5S, e non solo, che vertevano principalmente sull’affidabilità dei controlli del petrolchimico e la sua incidenza sullo stato di salute dell’aria (soprattutto in condizione di reiterati “incidenti” come nel 2015), sulla diffusione dei dati delle centraline in tempo reale come servizio ai cittadini, sulla situazione dei controlli sul livello dei riscaldamenti soprattutto negli edifici pubblici e scuole, sul progetto di intervento strutturale per l’incentivo all’utilizzo del trasporto pubblico locale e della mobilità condivisa, sull’accesso ai 376 milioni di euro che il Ministero dell’Ambiente si è impegnato a mettere a disposizione per la qualità dell’aria.
Dopo aver definito la situazione “non particolarmente drammatica” perché riferita ad anni peggiori, pur a fronte di grafici che si impennavano vistosamente al di sopra della linea dei limiti di legge, abbiamo anche appreso da Arpae che in una città con un petrolchimico controllato prevalentemente da sé stesso “perché così prevede la legge “, un inceneritore da 130 mila tonnellate di rifiuti/anno, una turbogas che anche se sottoutilizzata somma le proprie emissioni a tutto il resto e un traffico urbano ancora prevalentemente privato per mancanza di una rete innovativa di trasporto pubblico, i maggiori responsabili del mix che ammorbano l’aria di Ferrara sono i riscaldamenti a legna privati e la posizione geografica sfortunata. Le risposte alle domande del consigliere Simeone, legate a proposte di interventi per risolvere, almeno in parte, quella che è sempre di più da considerare come un’emergenza ambientale e sanitaria, sono rimaste inevase. Soprattutto da parte dell’assessora Ferri, a cui il Presidente Bova ha dato inspiegabilmente il permesso di rispondere solo in coda, quasi in chiusura, quando ormai l’attenzione e l’interesse erano venuti meno. Riconoscendo inutili gli interventi a spot di cui poi nessuno misura l’efficacia, (vedi fermo del traffico e ordinanze sul riscaldamento) come dimostrato da una recente inchiesta giornalistica sulle temperature negli uffici pubblici e candidamente ammesso dagli stessi relatori, si chiedeva all’assessora a che punto fosse il progetto di intervento sulla mobilità urbana presentato in stile renziano come una panacea e se esiste un controllo delle temperature di riscaldamento negli edifici pubblici, non solo in ottemperanza all’ordinanza fantasma del sindaco , ma soprattutto per il rispetto delle numerose e stringenti condizioni del capitolato d’appalto con il gestore a cui è stato affidato il servizio energetico. Da quello che si è capito il progetto per contenere il traffico auto è agli albori, forse nella fase di prima convocazione, giusto per parlarne. Quanto al controllo dei picchi di riscaldamento , è stato risposto che non è facile. Con buona pace dei blocchi al traffico, delle ordinanze di facciata e del rispetto di appalti energetici milionari.
Abbiamo infine appurato che la mozione del M5S approvata, per il miglioramento della qualità dell’aria, risulta a tutt’oggi inapplicata. Prevedeva l’indicazione su cartelli esposti all’ingresso della città dell’obbligo di spegnimento dei motori in prossimità dei passaggi a livello chiusi e durante le procedure di carico e scarico, ivi compresi i bus pubblici. Prescrizione non rispettata, amministrazione inadempiente.

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Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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