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Da M5S Ferrara

Siamo all’epilogo di una delle prime vicende che abbiamo affrontato al nostro ingresso nelle istituzioni del Comune di Ferrara: il caso dell’assunzione di Manuela Paltrinieri nello staff di Marcella Zappaterra nel 2009, con un incarico particolare: “Sovrintendere all’attività di segreteria e di definizione dell’agenda della Presidente e curare la gestione della corrispondenza…”. Una semplice portavoce, insomma, tuttavia per questo incarico le sarebbe stata attribuita una indennità di staff superiore a quella prevista per i dirigenti di quel livello. Per quel ruolo vi fu polemica sul titolo di studio: alla neo-assunta mancava la laurea, ritenuta da alcuni fondamentale visto il grado dell’incarico. Ma poichè nella galassia PD la realtà supera spesso la fantasia, oggi apprendiamo che nemmeno per fare il Ministro della Pubblica Istruzione è indispensabile il più alto titolo di studio.

L’episodio nostrano si presentò subito come la manifestazione del peggior tipo di politica, quella dei favoritismi e dell’abuso della propria posizione di potere. Nei giorni successivi alla sentenza di primo grado cercammo di spingere il Sindaco, il Consiglio e la Giunta di Ferrara a prendere atto della situazione, chiedendo di condannare l’ennesimo caso di malapolitica. Le risposte che ricevemmo allora furono garantiste e volte al “coprire il compagno di partito”, un atteggiamento già visto e riproposto troppe volte in una piccola realtà come la nostra; non vi fu altro se non la volontà di chiudere gli occhi su una vicenda che, seppur non ancora confermata fino al terzo grado di giudizio, è apparsa da subito piuttosto discutibile,se non altro per l’eccessivo grado di discrezionalità che traspariva da questa assunzione.Oggi ne vediamo l’epilogo: nella sentenza di primo grado il giudizio espresse il concetto di colpa grave da parte della Giunta Provinciale, mentre per la Zappaterra il procuratore parlava di condotta debordata nell’arbitrio. La sentenza attuale rincara la dose soprattutto per gli altri membri della giunta, che hanno firmato quell’assunzione e ne sono quindi responsabili: se per la Zappaterra si parla di “inescusabile negligenza”, gli Assessori vengono definiti “totalmente proni”, poichè avrebbero avallato l’assuzione con un comportamento “gravemente colposo” , nonchè “carente di ogni valutazione”.
Come forza politica d’opposizione in Consiglio Comunale, ma soprattutto come cittadini, non possiamo che chiedere le dimissioni di Marcella Zappaterra dall’incarico attualmente in corso di consigliera regionale e soprattuttolle dimissioni dell’assessore Caterina Ferri, perché non possiamo tollerare che un assessorato importante della nostra città sia occupato da un amministratore “prono”, che ha dimostrato la sua incapacità o mancanza di volontà di opporsi ad un modus operandi ,purtroppo assai frequente ovunque, che ha fatto dei posti chiave del Paese intero una grande ammucchiata di amici degli amici. Le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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