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Il welfare invisibile dei caregiver familiari, la Regione già impegnata al loro fianco con una legge e aiuti concreti. Gualmini: “Continueremo ad impegnarci in favore di chi dedica una parte rilevante del proprio tempo all’assistenza di una persona cara”

Sono oltre 7 milioni in Italia. In Emilia-Romagna 120 mila assistono un familiare o un amico per più di 20 ore alla settimana. Cresce anche il numero dei giovani tra i 14 e i 25 anni che svolgono questa attività

Bologna – E’ un welfare invisibile quello dei caregiver familiari. Un esercito silenzioso fatto di figli, mogli, mariti, genitori o semplicemente amici che in modo volontario, e con diversi gradi di impegno, si prendono cura e assistono anziani e disabili gravi o gravissimi non autosufficienti. Del ruolo e dei bisogni dei caregiver, a quattro anni dall’ approvazione della legge regionale, si è discusso oggi a Bologna, nel convegno conclusivo dell’ottava edizione del Caregiver Day promosso dalla Regione, cooperativa Anziani e non solo e Unione Terre d’Argine. A chiudere i lavori la vicepresidente e assessore al Welfare, Elisabetta Gualmini.

“Da tempo la Regione Emilia- Romagna- sottolinea la vicepresidente- si occupa delle persone che si prendono cura di familiari non autosufficienti, i cosiddetti caregiver. Lo abbiamo fatto per primi con una specifica legge regionale che ci ha consentito di inserire questa particolare figura assistenziale nel nostro Piano sociale-sanitario, permettendo loro di usufruire di sostegni concreti, diretti e indiretti, come gli assegni di cura, l’assistenza familiare e altri servizi, dentro ad un sistema integrato a cui la famiglia possa far riferimento. Continueremo ancora – ha concluso Gualmini- ad impegnarci per dare risposte adeguate a tutte queste donne e uomini che si dedicano per anni ai propri familiari, spesso mettendo a rischio salute, occupazione e vita sociale”.

Chi sono i caregiver

In Italia sono oltre 7 milioni, e tra questi, più di 2 a livello nazionale e 120 mila in Emilia-Romagna, svolgono questo compito per almeno 20 ore settimanali.

E’ la fotografia scattata dall’Istat sul mondo dei caregiver in una ricerca pubblicata alla fine del 2017, sulla base di una rilevazione del 2015.
Per sostenere e tutelare questa forma di assistenza volontaria la Regione, prima in Italia, si è dotata di una legge specifica che ha consentito alle aziende sanitarie e ai servizi socio-sanitari in capo ai Comuni di realizzare, solo nel 2016, interventi a favore di 33.458 persone – tra anziani, disabili gravi e gravissimi, e caregiver – finanziati con quasi 55 milioni di euro del Fondo regionale per la non autosufficienza.

I caregiver sono perlopiù donne, soprattutto in età compresa tra 45 e 55 anni, che spesso svolgono anche un lavoro fuori casa anche se, nel 60% dei casi, hanno abbandonato la propria attività per dedicarsi a tempo pieno alla cura nell’ambito familiare di chi non è più autonomo.

L’assistenza, nel contesto delle trasformazioni sociali ed economiche che hanno mutato la composizione e l’organizzazione familiare, ha assunto sempre più, rispetto al passato, un carattere intergenerazionale ed evidenzia un crescente impegno di giovani adolescenti (si stimano in Italia 170 mila caregiver tra 15 e 24 anni).

Il sostegno della Regione Emilia-Romagna ai caregiver (dati 2016)

Con le risorse del fondo regionale per la non autosufficienza, la Regione sostiene una serie di interventi diretti e indiretti a favore dei caregiver e dei loro famigliari non autosufficienti. Gli interventi più significativi riguardanol’assegno di cura (sostegno economico a favore delle famiglie che assistono a casa un anziano o disabile grave) concesso, nel solo 2016, a 9.000 anziani, 2.100 disabili gravi e gravissimi, e contributi aggiuntivi per sostenere i costi delle assistenti familiari (badanti) a 4.200 famiglie.

La Regione inoltre, prevede la possibilità da parte delle famiglie di utilizzare alcuni servizi di assistenza per alcune ore del giorno o brevi periodi dei propri congiunti. Rientrano tra questi l’accoglienza temporanea di sollievo in strutture residenziali, fruita a livello regionale da circa 2.900 persone; i caffè Alzheimer e i Meeting center (centri di accoglienza diurna per anziani affetti da tale patologia) frequentati da 3.400 persone. A questi interventi si aggiungono una serie di iniziative specifiche per i caregiver. Si va da quelle formative e di qualificazione del lavoro di cura (1500 partecipanti) a quelle di consulenza e sostegno per l’adattamento dell’ambiente domestico (1.725 operatori, familiari, caregiver e volontari)./Ti.Ga.

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Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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