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Videoinchieste e reportage, a Riccione torna il DIG Festival: giornalisti da tutto il mondo per confrontarsi sulla “guerra dei dati”, fra propaganda globale e sorveglianza di massa

Il reporter americano Jeremy Scahill guida la prestigiosa giura internazionale, Nicola Gratteri mette a fuoco il fenomeno delle mafie, Marco Damilano racconta Aldo Moro politico, Giuseppe Palumbo disegna dal vivo la cruenta epopea di Pablo Escobar, Morgan presentaun’inchiesta in forma di concerto dedicata al mondo della musica. Dall’1 al 3 giugno, tra Palazzo del Turismo e piazzale Ceccarini: tutti gli eventi e gli incontri a ingresso libero

Bologna – Videogiornalismo d’inchiesta, una luce sulla realtà che non si spegne mai. Parte la nuova edizione del DIG Festival Riccione, appuntamento con reporter di tutto il mondo, in programma dall’1 al 3 giugno prossimi, tra Palazzo del Turismo e piazzale Ceccarini. Tre giornate per capire il nostro tempo, con la presentazione di alcune delle migliori inchieste internazionali: tre giorni di talk, seminari, anteprime video, incontri per le scuole, un centro di “emancipazione” informatica e tre sere di spettacoli (tutti gli appuntamenti sono a ingresso libero).
Tema portante dell’edizione 2018, sottotitolata War on Data, è appunto la “guerra dei dati”: giornalisti italiani e stranieri invitati a Riccione propongono suggestioni e spunti di riflessione su come alcuni governi, partiti, movimenti, aziende, giornali, tv e social media usano i dati e violano la privacy per orientare l’umore e il consenso dell’opinione pubblica, radicalizzando fenomeni come la discriminazione.

DIG AWARDS: IL CONCORSO INTERNAZIONALE
Come sempre, un ruolo centrale viene riservato ai DIG Awards, il concorso internazionale di DIG dedicato al giornalismo d’inchiesta video. Imperdibile per gli addetti ai lavori è la presentazione delle opere finaliste nella sezione DIG Pitch. I 6 progetti d’inchiesta selezionati si sfideranno per un premio di produzione di 15.000 euro. In palio c’è anche la possibilità di realizzare il montaggio di uno dei lavori presso la sede di Sky Italia a Milano. I finalisti avranno a disposizione 10 minuti per presentare in inglese i loro progetti davanti a una giuria presieduta dal reporter statunitense Jeremy Scahill, due volte George Polk Award e fondatore del sito ‘The Intercept’. Insieme a lui compongono la giuria qualificati e prestigiosi professionisti di altri 8 Paesi, dal Canada a Israele, dalla Francia al Nord Europa: Galia Bador (Docaviv), Claudine Blais (Société Radio-Canada), Alexandre Brachet (Upian), Riccardo Chiattelli (laeffe), Nils Hanson (SVT), Morten Møller Warmedal (NRK), Marco Nassivera (ARTE), Alberto Nerazzini (Dersu), Juliana Ruhfus (Al Jazeera), Andrea Scrosati (Sky Italia) e Pia Thordsen (TV2 Denmark).
Le 18 opere selezionate per le altre sezioni dei DIG Awards (Investigative Long, Investigative Medium, Reportage Long, Reportage Medium, Short e Masters) verranno proiettate, alla presenza degli autori, al Palazzo del Turismo, componendo così una kermesse di videoinchieste e reportage di eccezionale qualità, provenienti da Europa, Asia, Nord e Sud America.
Le tematiche spaziano dalla sorveglianza informatica agli intrecci tra politica e criminalità, dal terrorismo interno americano alla riduzione in schiavitù dei lavoratori di diverse filiere. Tanti gli scenari di guerra raccontati e le violazioni dei diritti umani denunciate, dal Libano al Congo, dall’Uzbekistan al Brasile, in lavori diversissimi per approccio ma accomunati da un’instancabile ricerca della verità.
I vincitori saranno proclamati sabato 2 giugno (21.00) in una cerimonia, in piazzale Ceccarini, condotta dalla giornalista di La7, Vicsia Portel.
Durante la serata Jeremy Scahill, che gestisce lo sconfinato archivio di Edward Snowden, pronuncerà un’orazione civile sul tema del festival, War on Data: mai abbassare la guardia sulla sorveglianza di massa, perché la sottrazione dei dati sensibili può essere usata anche per guerre tutt’altro che virtuali.

INFORMAZIONE ONLINE, FUGA DI DATI, SICUREZZA DIGITALE: GLI APPUNTAMENTI
Gli approfondimenti su questi temi inizieranno venerdì 1 giugno alle 9.30, quando Federico Nejrotti (Motherboard/Vice) svelerà i segreti di Facebook, inaugurando il primo dei numerosi seminari, aperti al pubblico e riconosciuti anche dall’Ordine dei giornalisti ai fini della formazione continua.
Durante il festival, Philip Di Salvo (Osservatorio europeo di giornalismo) porrà interrogativi sulle fughe di dati sensibili, soffermandosi sulle relazioni tra hacker, media e politica, mentre gli esperti reporter dell’IRPI (Investigative Reporting Project Italy) rifletteranno sulle insidie dell’informazione online.
In anteprima si potrà vedere il documentario-inchiesta ‘La scelta’ (sabato 2 giugno ore 16), dedicato alla piattaforma Rousseau quale strumento di democrazia diretta, presenti gli autori: Silvia Boccardi, Giuseppe Francaviglia e Giorgio Viscardini.
Chi invece vuole migliorare le sue conoscenze tecniche potrà farlo all’Hacking Bar di DIG, un centro di consulenza gratuita su navigazione online, App, software alternativi, curiosità e buone pratiche nell’uso dei dispositivi digitali (a cura dell’Hermes Center for Transparency and Digital Human Rights).

REPORTER IN PRIMA LINEA
Oltre al focus, troveranno spazio come sempre temi di attualità e inchieste speciali condotte sui fronti più caldi. In un evento unico in collaborazione con Sky Italia (venerdì 1 giugno, 20.30), Luigi Pelazza presenterà in anteprima la prima puntata della sua straordinaria docuserie “Il mio nemico”(dal 3 giugno su Sky Atlantic): due anni vissuti pericolosamente nella Libiadilaniata dalla guerra e dall’Isis.
Altri due appuntamenti da non perdere accendono i riflettori sull’attualità. Il primo racconta le storie di Daphne Caruana Galizia e Ján Kuciak, i due giornalisti uccisi nell’ottobre 2017 e nel febbraio 2018. Per proseguire le loro indagini si sono mossi reporter di tantissimi Paesi.
Cecilia Anesi e Giulio Rubino (IRPI), Carlo Bonini (la Repubblica) e Drew Sullivan (OCCRP) si confronteranno sull’importanza della collaborazione come strumento di difesa perchi compie inchieste scomode in un focus dal titolo “Killing Journalists Will Not Kill TheirStories” (sabato 2 giugno, 17.30). Perché uccidere un giornalista se 20 o 30 colleghi sonopronti a continuare il suo lavoro?
A seguire (18,30) verrà trattato un caso giudiziario italiano noto all’estero ma non nel nostro Paese. Nell’estate 2016 la procura di Palermo annuncia di aver arrestato, in collaborazione con le polizie di alcuni Stati europei, il trafficante di esseri umani più ricercato del pianeta:Medhane Yehdego Mered. L’uomo, che tuttora si trova in carcere, però, sembra innocente, vittima di uno scambio di persona. Le tesi della procura saranno analizzate da Ali Fagan, Lorenzo Tondo e Hans Peterson Hammer, autori e produttori di ‘Generalen’, l’inchiesta condotta tra Africa ed Europa che harivelato il caso. Un successo mondiale nato al DIG Pitch 2017 e prodotto dalla tv svedese SVT edal Guardian.

L’ITALIA DI OGGI E DI IERI: MAFIE, DELITTO MORO
Da sempre l’Associazione DIG è impegnata nella sensibilizzazione sul fenomeno delle mafie e nella promozione di una cultura della memoria. Domenica 3 giugno (11.30) Alberto Nerazzini e la criminologa Stefania Crocitti discuteranno con il procuratore di Catanzaro, Nicola Gratteri,per fare il punto sulla ’ndrangheta, multinazionale del crimine presente anche in Emilia-Romagna. Gratteri torna in Riviera dopo l’appello lanciato da Riccione nel 2013 sui rischi del riciclaggio nel tessuto socio-economico del territorio.
Nella stessa mattinata (10.30), in conversazione con Amadore Agostini (QN-La Nazione), Massimiliano Arena racconterà la sua vita di avvocato di strada in Puglia, affrontando temi spinosi come sfruttamento dell’immigrazione clandestina e caporalato.
Sempre domenica, ma alle 18.30, il direttore de L’Espresso,Marco Damilano, riavvolgerà il nastro della memoria fino al 16 marzo 1978, il giorno del rapimento di Aldo Moro, e presenterà il frutto delle ricerche fatte per il suo ultimo libro, ‘Un atomo di verità’, in cui ricostruisce la figura del presidente della DC attraverso foto, ritagli e materiali dell’archivio Flamigni. Con lui Ilaria Moroni (direttrice dell’archivio), Oliviero La Stella e Serena Riformato.

GLI SPETTACOLI
La cerimonia di premiazione si preannuncia come una vera festa della città, grazie anche alla partecipazione del Corpo bandistico Città di Mondaino in un inedito abbinamento con il talento dell’elettronica Inserire Floppino. Accanto a questa serata evento, in programma sabato 2 giugno, il DIG Festival Riccione propone due spettacoli speciali: una prima nazionale per venerdì 1 giugno, e una produzione originale DIG-Riccione Teatro per domenica 3 giugno.
La serata inaugurale di venerdì è affidata a Morgan con La canzone perfetta: uno spettacolo musicale alla ricerca della formula della canzone, da Luigi Tenco a Kurt Cobain, passando per Chopin.
Chiusura, domenica sera, con ‘Escobar. El Patrón’: un tuffo nella parabola del narcotrafficante più famoso del mondo e negli anni più cruenti di Medellín, con i disegni dal vivo di Giuseppe Palumbo, la voce di un testimone oculare impersonato da Dany Greggio, e la musica live degli Amycambe, autori di una straordinaria rivisitazione in chiave indie del reportorio folk colombiano.
DIG Awards e DIG Festival sono iniziative organizzate dall’Associazione DIG, promosse dal Comune di Riccione e dalla Regione Emilia-Romagna in collaborazione con l’Ordine dei giornalisti regionale, Sky Italia, Laeffe, APT Servizi Emilia-Romagna.

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REGIONE EMILIA-ROMAGNA


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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