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Da: Associazione Ferrara Comune

Riflessione sulla recente vicenda della graduatoria per l’accesso alle case popolari

Il sindaco di Ferrara ha un concetto di equità sociale alquanto discutibile: insieme alla sua maggioranza, infatti, ha sempre sostenuto che l’assegnazione delle case popolari si fondasse su criteri ingiusti, per via della forte presenza di cittadini stranieri, che rappresentano poco meno del 10% della popolazione, andando così a danneggiare i ferraresi doc. In realtà il precedente regolamento prevedeva già, in base alla legge regionale, anche il criterio della residenzialità storica. Tuttavia, esasperando questo parametro, così come ha fatto il nuovo regolamento, la giunta leghista ha voluto, nella sostanza, impedire ai cittadini stranieri di poter raggiungere i primi posti della graduatoria per l’assegnazione di un alloggio di edilizia sociale.
Altra inconcepibile e discriminante richiesta introdotta nel nuovo regolamento, solo per cittadini stranieri, è un’attestazione ufficiale rilasciata dal proprio paese di origine che certifichi e dimostri di non possedere alcun immobile di proprietà. Questa richiesta per ovvie ragioni non può essere soddisfatta in molti casi, il che rende automaticamente incompleta e inaccettabile la domanda della casa, ma presenta ampi dubbi di equità, oltre che di legalità, come dimostrato dalle recenti sentenze del Tribunale Civile di Milano sull’assegnazione degli alloggi ERP del Comune di Sesto San Giovanni e della Corte d’Appello di Milano sull’accesso ai servizi di mensa e scuolabus del Comune di Lodi.
Il Sindaco si è vantato apertamente del risultato conseguito, considerandola una rivoluzione che riporta equità sociale, mentre, dal nostro punto di vista, non si è fatto altro che ostacolare l’integrazione e l’inclusione delle persone più fragili. Non solo i cittadini immigrati sono stati danneggiati, infatti, ma sono stati fortemente penalizzati anche i nuclei con situazioni di disagio, le giovani coppie, le famiglie con una presenza numerosa di minori e chi ha necessità di un alloggio perché vive in ambienti malsani, al di là della loro provenienza o nazionalità.
Noi riteniamo che i servizi di welfare, di cui l’ente pubblico dispone ed è in grado di erogare, debbano essere distribuiti secondo criteri che privilegino prima di tutto lo stato di bisogno e le situazioni di emergenzialità a cui l’offerta si rivolge, non di certo, dunque, avendo come riferimento criteri di distribuzione percentuale fra italiani e stranieri. Questo concetto, se effettivamente si ricerca il bene di una comunità, lo si deve applicare ad ogni tipo di servizio che il pubblico è in grado di erogare, dall’assistenza agli anziani al servizio sanitario, fino al sostegno per la spesa alimentare. Sarebbe davvero disumano se si volesse offrire questi servizi solamente a chi è ferrarese, italiano, o può vantare una maggiore residenzialità: e su questo punto ci sembra che le sentenze sui buoni spesa (il cui contenzioso giudiziale, portato avanti con insistenza e senza ragionevolezza dall’amministrazione, è costato 60.000 € a tutti i ferraresi – ricordiamolo) abbiano già chiarito dove sta il rispetto dei principi costituzionali.
Fortunatamente proprio i principi costituzionali sono ancora uno straordinario baluardo a difesa di ogni tentativo di discriminare le persone che, come in questo caso, mascherandosi dietro una presunta, ma del tutto fittizia, equità sociale, in realtà provoca emarginazione, conflitti, divisioni, degrado e intolleranza in una comunità. E con riferimento alla promozione del bene della nostra comunità, tema ispiratore del nostro operato come associazione, non possiamo che esprimere un pensiero di sostegno alle parole del nostro Arcivescovo, che di certo ha a cuore il bene comune della nostra città. Pertanto, appare del tutto pretestuoso evocare la presenza di pregiudizi di natura politica con riferimento alle sue dichiarazioni, che noi sosteniamo con forza. Dispiace davvero che il Sindaco, insieme a molti componenti della maggioranza, di fronte ad ogni pensiero che contrasta con l’operato di chi temporaneamente governa la città, parli di interferenze, entrate a gamba tesa o beceri attacchi. Purtroppo anche questi sono segnali inquietanti di quanto sia modesta la cultura democratica di chi, in questo momento così difficile per tutti, ha la responsabilità di governare Ferrara e tutti i suoi cittadini.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

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Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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