COMUNICATO STAMPA
Guide turistiche, il caos normativo penalizza il settore e i visitatori
Tempo di lettura: 4 minuti
Da: GTI – associazione Guide turistiche italiane
Lettera aperta al ministro per il Turismo, Gian Marco Centinaio
Gentile Signor Ministro,
i beni artistici, architettonici, naturalistici sono fra le principali attrattive del nostro Paese e rappresentano una risorsa fondamentale anche per l’economia nazionale. Le guide turistiche svolgono una funzione insostituibile nella promozione di questo patrimonio. Il loro operare garantisce una corretta conoscenza, favorisce la divulgazione delle informazioni e assicura un pieno godimento dei pregi e una appropriata comprensione delle peculiarità delle opere d’arte e dei beni culturali.
Nel settore, però, la situazione è caotica. La normativa vigente, che disciplina ruolo e operatività delle guide, presenta ambiguità, nodi irrisolti, ed è pertanto oggetto di difformi interpretazioni che ostacolano il regolare svolgimento della professione.
La normativa europea di riferimento è stata recepita dall’Italia nel 2013 con la legge 97, art. 3 che regolamenta e introduce la figura della guida nazionale, superando le frammentazioni derivanti dalla precedente disciplina. La valenza nazionale dell’attestato viene considerata da GTI (Associazione Guide Turistiche Italiane) come elemento imprescindibile per l’evoluzione e l’ammodernamento del ruolo professionale delle guide turistiche, anche al fine di un organico servizio di illustrazione e spiegazione, che in precedenza contrastato dal frazionamento, talvolta eccessivo, delle competenze territoriali. I continui cambi di guide imposti dal vecchio ordinamento, penalizzanti per i turisti, risultano conseguenza di una legge ormai obsoleta.
Pur consapevoli che la guida turistica esercita il proprio compito in stretto legame con un territorio che deve conoscere in maniera adeguata ed approfondita per rendere un servizio di qualità, riteniamo vadano superati tutti quei vincoli e quegli ostacoli di carattere normativo che impediscono alle guide turistiche italiane di essere una categoria professionale in grado di esercitare la propria funzione con quell’imprescindibile ampio sguardo che deve arricchire la conoscenza particolare.
Il settore necessita, perciò, del pieno e urgente compimento di una riforma che stabilisca regole chiare, uniformi e che metta i professionisti in condizioni di godere di un trattamento di parità ed uguaglianza sull’intero territorio nazionale.
A differenza del passato, ora la figura di “guida nazionale” preposta a fornire informazione e sostegno ai turisti, non è più vincolata all’autorizzazione che limitava l’esercizio della professione in un ristretto ambito territoriale. Coerentemente con una visione ampia e in previsione di fornire funzionalmente risposta alle esigenze dei tanti gruppi italiani e stranieri che attraversano spesso vaste aree del territorio nazionale si è resa operativa una figura professionale qualificata che possa fungere da riferimento costante per tutto il tour, sia che l’itinerario si compia in una sola provincia o, invece, in una intera regione; sia, infine, che vada a toccare più città anche distanti fra loro. Non è fatto banale: con la guida i visitatori spesso stipulano rapporti empatici e fiduciari, non indifferenti al reale godimento del viaggio. Anche per questo la legge ora prevede la possibilità di esercitare le funzioni di guida su tutto il territorio nazionale.
Tali normative sono state però, da subito, oggetto di contestazione da parte di coloro che si oppongono all’innovazione e rifiutano – talora anche a tutela di vecchi privilegi – di recepire questa moderna concezione del ruolo di guida turistica. A tali opposizioni, fortunatamente, è stato dato un freno con le sentenze del Tribunale amministrativo del Lazio e del Consiglio di Stato nel 2017, a seguito di ricorso contro due decreti del MIBACT volti a limitare gli effetti della legge 97/2013, ricorso promosso da GTI e altre associazioni di categoria, che hanno ribadito la piena validità della normativa e la legittimità ad operare sull’intero territorio nazionale senza alcuna restrizione.
Attualmente, purtroppo, restano aperte delle questioni che vanno risolte in maniera urgente al fine di mettere in atto una vera riforma professionale di cui tutti sentiamo la necessità. A titolo esemplificativo, guardiamo – come condizione per esercitare la funzione di guida – alla necessità del conseguimento della laurea a seguito di un coerente percorso di studi. In tal modo si valorizzano competenza, specializzazione e si eleva la qualità di un servizio che non può più prescindere dalle giuste esigenze di un turismo che richiede figure altamente qualificate.
Purtuttavia ci si dibatte in una condizione di estrema ambiguità, a seguito della quale non solo la qualifica di “guida nazionale” viene contestata, ma l’operato delle guide viene contrastato con azioni ostili da parte delle vecchie guide provinciali; si assiste a sconcertanti episodi di boicottaggio, complici anche più o meno consapevoli funzionari statali o appartenenti alle Forze dell’ordine. Di recente, per esempio, in Toscana una guida locale ha assunto i panni di ‘sceriffo’ svolgendo impropriamente una sorta di servizio di pattugliamento territoriale e, affiancata dalla polizia municipale, ha ostacolato il lavoro delle guide nazionali che regolarmente svolgevano le proprie funzioni. Qualcosa di analogo è capitato a Pompei pochi giorni prima ed episodi di questa natura sono assai frequenti.
Il danno non è solo per i professionisti. A rimetterci sono anche i turisti, con conseguenti negative ricadute sull’immagine del nostro Paese. Insomma, è urgente un’attenta riconsiderazione della situazione e una rapida chiarificazione che ponga fine al caos normativo attuale.
Auspichiamo pertanto che Lei, dottor Centinaio, in qualità di ministro che ha ora assunto la delega per il Turismo, possa farsi coscientemente carico del problema; e ci rendiamo immediatamente disponibili ad un incontro per poter meglio articolare e chiarire le problematiche che penalizzano il settore nonché le potenzialità che andrebbero meglio sviluppate.
Riceviamo e pubblichiamo
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Caro lettore
Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.
Se già frequentate queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.
Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani. Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito. Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.
Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta. Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .
Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line, le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.
Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e di ogni violenza.
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