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Da ufficio stampa Conservatorio Ferrara Press

Per il secondo appuntamento de ‘I Concerti di Palazzo Bonacossi’, martedì 13 febbraio alle18in via Cisterna del Follo 5 (Ferrara) si terrà il concerto solista di Marcello Defant al violino, con musiche di Bach, Strawinskij, Kreisler, YsaϋeeSpriano.
La più che ventennale carriera musicale di Marcello Defant è improntata su un inesauribile eclettismo che lo porta a frequentare e approfondire i campi e i repertori più vari. Docente di violino al Conservatorio di Ferrara e prima al “Giuseppe Verdi” di Milano, dal 2009 è direttore artistico del festival di Musica da Camera “Musical Passages” a Montefiore dell’Aso (Ascoli Piceno). Defant ha collaborato come primo violino di spalla o come prima viola con importanti orchestre quali l’Orchestra Sinfonica dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia di Roma, l’Orchestra Internazionale d’Italia, l’Orchestra del Teatro Comunale di Bologna, l’orchestra del Teatro La Fenice di Venezia, l’orchestra Haydn di Bolzano e Trento, l’orchestra Filarmonia Veneta, l’Orquesta Ciudad de Granada e la MitteldeutschesKammerorchester.
I Concerti di Palazzo Bonacossi nascono con l’intento di far riscoprire la musica da camera, nei suoi vari stili e diversi autori. Il ciclo di dodici pomeriggi musicali,a cadenza settimanale,è promosso dal Conservatorio Frescobaldi di Ferrara in collaborazione con i Musei Civici d’Arte Antica di Ferrara e il Comune di Ferrara. Da Mozart a Ravel, da Monteverdi a Debussy, la rassegna porterà a Palazzo Bonacossiun ricco repertorio con esibizioni dei docenti e di alcuni dei migliori allievi del conservatorio ferrarese.Tutti i concerti di Palazzo Bonacossiiniziano alle 18 e sono a ingresso libero.

I prossimi appuntamenti in programmadurante il mese sonomartedì 20 febbraio alle18 con l’arpista Antonella Ciccozzi (musiche di Bach, Tournier, Salzedo) e martedì 27 febbraioore 18 con concerto solista di Giovanni Guastini al pianoforte (musiche di Soler, Granados, Mompou e Llobet.

Programma / Marcello Defant, violino

Fritz Kreisler(1875-1963) “Recitativo und Scherzo-Caprice”

Giorgio Spriano(1964) Sonatina (“a Marcello Defant, con amicizia”, 2011)

Johann Sebastian Bach(1685-1750) Partita n. 1 in Si minore BWV 1002
Allemanda, Double
Corrente – Double (Presto)
Sarabande – Double
Tempo di Borea – Double

Igor Strawinskij(1882-1971) Elégie(à la mémoire de Alphonse Onnou, 1944)

Eugene Ysaÿe (1958-1931) Sonata Op 27 n. 6 (a Manuel Quiroga)
Allegro giusto non troppo vivo

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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