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Da: Andu

CONCORSI UNIVERSITARI: SCANDALI O SISTEMA?

1. Il reclutamento è sempre stato fatto dal maestro e con la legge
Berlinguer anche l’avanzamento
2. E gli organi universitari? E i docenti?
3. Invece del concorso locale, un “buono posto”
4. Lorenzo Fioramonti, attuale vice-ministro, nel 2010 sulla cooptazione
5. Filippomaria Pontani: “Il familismo accademico e la legge”
6. L’ANDU alla Camera pochi giorni prima dello “scandalo”
7. La terza fascia di ruolo o la terza fascia precaria
8. L’analisi articolata sulla cooptazione personale
9. Il Rettore sovrano assoluto

Anche nel caso della vicenda dei “concorsi truccati” di Catania si rischia
il solito repertorio: gli organi di informazione si occupano dello
“scandalo” per qualche giorno, mentre nell’Università si sta a guardare o
si parla d’altro. Poi tutto come prima, anzi peggio.
1. Il reclutamento è sempre stato fatto dal maestro e con la legge
Berlinguer anche l’avanzamento
Tutti sanno che la cooptazione personale nei concorsi universitari, a
tutti i livelli (dai posti di dottorato a quelli di ordinario), è LEGGE: da
sempre le norme hanno consentito al maestro di scegliere il proprio allievo
per la formazione e il reclutamento in ruolo (prima nel ruolo di
assistente, e dal 1980 in quello dei ricercatori) e, dalla legge Berlinguer
del 1999 in poi, anche per i posti di associato e di ordinario (v. nota).
Per coprire la cooptazione personale, con gli annessi fenomeni di
localismo, clientelismo e nepotismo, si mantengono i finti concorsi locali
e le abilitazioni scientifiche (concorsi senza posti), foglie di fico
queste ultime per mantenere tutta la sostanza delle cooptazioni personali.

2. E gli organi universitari? E i docenti?
Anche questa volta nessun organismo di Ateneo o nazionale metterà in
discussione l’attuale assetto normativo che favorisce e tutela la
cooptazione personale?
Ci sarà qualche docente che lo farà oppure ci si limiterà a parlare di
casi isolati?

3. Invece del concorso locale, un “buono posto”
Qualche tempo fa alcuni docenti hanno pubblicamente dichiarato che deve
essere diritto/dovere del maestro scegliere il proprio allievo e che quindi
vanno aboliti i concorsi. Una soluzione questa che certamente farebbe
risparmiare tempo e denaro e che ridurrebbe al massimo gli “incidenti”
giudiziari. Ciò in realtà equivarrebbe ad assegnare al maestro un “buono
posto” che gli consentirà di scegliere senza infingimenti il proprio
allievo; al maestro, esplicitamente e limpidamente, e non, come nella
finzione attuale, al dipartimento e all’ateneo. Il modello degli
“abolizionisti” è quello statunitense, dimenticando che l’accademia
italiana ha una “tradizione” che rende altamente improbabile la scelta di
chi non sta nella stanza accanto (v. il documento “Sostituiamo i finti
concorsi con il ‘buono posto’” nel sito dell’ANDU).

4. Lorenzo Fioramonti, attuale vice-ministro, nel 2010 sulla cooptazione
Una descrizione perfetta dello stato di sottomissione anche umana
determinata dal sistema della cooptazione personale è stata fatta nel
dicembre del 2010 da Lorenzo Fioramonti, allora “ricercatore precario
all’Università di Bologna” e ora vice-ministro del MIUR. Fioramonti
scriveva tra l’altro: “Chi entra nell’università viene inserito in un vero
e proprio ingranaggio che lascia poco o nessuno spazio all’innovazione. Il
talento, anche quando c’è, viene negato ed avvilito.” E poi: “I tagli
imposti dal nostro ministro renderanno ancora più difficile sottrarsi
all’assetto baronale dell’accademia italiana. Meno soldi e chiamata
diretta. Quindi, aspettatevelo pure, assisteremo ad una nuova fase di
nepotismo dilagante, con i poveri ricercatori a sgobbare dalla mattina alla
sera pur di assicurarsi gli avanzi. Disposti a tutto pur di essere chiamati
a fare qualche lavoretto.” Per leggere l’intervento del 2010 di Fioramonti
v. sito.

5. Filippomaria Pontani: “Il familismo accademico e la legge”
Si segnala un recente intervento fuori dal coro di Filippomaria Pontani
(“Il familismo accademico e la legge”) che propone un’alternativa ai
concorsi locali e cioè l’introduzione di prove nazionali a tutti i livelli,
nella direzione prevista dalla Proposta del Legge Torto in discussione alla
Camera. Per leggere l’intervento di Pontani v. sito.

6. L’ANDU alla Camera pochi giorni prima dello “scandalo”
E proprio alcuni giorni prima che scoppiasse lo “scandalo” di Catania,
nell’Audizione alla Camera del 12 giugno 2019, l’ANDU aveva, tra l’altro,
sottolineato come nella PdL Torto “si confermano a tutti i livelli i finti
concorsi locali e le prove locali per mantenere il controllo personale da
parte del “maestro” sul reclutamento e sugli avanzamenti del proprio
allievo. Occorrerebbe invece prevedere a tutti i livelli che le scelte
venissero operate da parte di commissioni nazionali con tutti i membri
sorteggiati tra tutti i docenti, escludendo quelli appartenenti agli Atenei
direttamente interessati ai concorsi o alle prove e consentendo la presenza
di non più di un docente dello stesso Ateneo” (v. il documento “Camera:
sempre precariato e localismo” dove si trova anche il link del video
dell’audizione. Per leggere il documento v. sito).

7. La terza fascia di ruolo o la terza fascia precaria
Le PdL Torto e Melicchio sul reclutamento dei ricercatori saranno discusse
nell’Aula della Camera a partire da 29 luglio 2019. Cliccare qui.
Nell’audizione alla Camera l’ANDU ha evidenziato come con la PdL Torto “si
introduce una “nuova” figura subalterna di ricercatore a tempo
indeterminato. Occorrerebbe invece prevedere una terza fascia di
professore, con le stesse mansioni e con lo stesso stato giuridico
(compresa l’età di pensionamento) degli associati e degli ordinari.”
La messa a esaurimento del ruolo dei ricercatori a tempo indeterminato è
stato attuato nel 2010 con la cosiddetta Legge Gelmini proprio per
sostituirli con una terza fascia di precari usa e getta, sparpagliata in
una giungla di figure, in numero quasi uguale a quello dei docenti di
ruolo, con “giovani” che spesso a oltre 40 anni non sanno ancora cosa
faranno da “grandi”.
Opporsi alla introduzione della terza fascia di ruolo equivale a volere
mantenere la terza fascia precaria, ricercando uno sbocco in ruolo nella
fallimentare figura del ricercatore di tipo b solo per una parte limitata
degli attuali precari.

8. L’analisi articolata sulla cooptazione personale
A chi fosse interessato ad approfondire la questione, drammatica e
urgente, dei concorsi proponiamo di leggere un documento dell’ANDU
(“’Corruzione’: tu vuo’ fa’ l’americano ma …”) scritto nell’ottobre 2017
in occasione di un altro “scandalo” concorsuale. In questo documento,
purtroppo ancora attuale, si trattano i seguenti punti
1. Le scelte sono già tutte locali
2. I finti “concorsi” locali
3. Abolire l’abilitazione, foglia di fico
4. Non abolire stato giuridico e valore legale
5. La radice del male: la cooptazione personale
6. Prove esclusivamente nazionali
Per leggere questo documento v. sito.

9. Il Rettore sovrano assoluto
La vicenda dei concorsi a Catania rende ancora più urgente un intervento
che abolisca la figura del rettore padrone assoluto che grazie alla Legge
cosiddetta Gelmini ha assunto il ruolo di sovrano assoluto.
In questa direzione, occorre rendere il Senato Accademico organo
decisionale e rappresentativo di tutte le componenti, trasformando il
Consiglio di Amministrazione in organo puramente esecutivo. Bisogna inoltre
prevedere la netta riduzione dei poteri del Rettore che non deve fare parte
del Senato Accademico.
Va sottolineato come il meccanismo dei finti concorsi locali (cooptazione
personale) aumenti, tra l’altro, a dismisura il potere del Rettore.

= Nota. Per leggere gli interventi a sostegno della legge Berlinguer di De
Rienzo, Eco, Panebianco, Pera e Schiavone e le previsioni dell’ANDU sui
negativi effetti della legge v. il documento “Ancora la bufala dei
“concorsi locali responsabili”. v. sito.

= Per esprimere e/o leggere commenti sui contenuti di questo messaggio e,
in particolare, sulle due PdL cliccare:
http://www.andu-universita.it/2019/07/05/concorsi/

Da: Andu

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Riceviamo e pubblichiamo


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Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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