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Da Confagricoltura

“La strada verso la semplificazione è davvero stretta e tortuosa! In breve tempo si è passati dalla soddisfazione per l’accordo in sede UE (quello conseguente al trilogo sul Regolamento Omnibus) che, aggiornando l’attuale Politica Agricola Comune, aveva apportato alcune, non decisive, ma comunque importanti semplificazioni, che subito arriva la mazzata che vanifica ogni velleità di rendere meno burocratiche le procedure amministrative di accesso ai contributi PAC”. Lo afferma Confagricoltura Ferrara, che prosegue “Il 19 novembre scorso è entrata in vigore la legge 17 ottobre 2017, n.161 (che interviene, modificandolo, sul codice antimafia) che introduce l’obbligatorietà dell’informazione e della certificazione antimafia per tutte le aziende che presentano domande di accesso a contributi comunitari (quindi sia i contributi PAC, che quelli del PSR, che quelli Assicurativi) a prescindere dal valore complessivo della domanda. Una bella spallata alla semplificazione! E un problema aggiuntivo, che si presenta proprio nel bel mezzo del pagamento dell’acconto PAC, solo in parte completato. Certamente un problema tutto nazionale – prosegue Confagricoltura Ferrara – che rischia di intasare le attività dei CAA, ma anche degli organismi pagatori e delle Prefetture, oltre che a determinare un inevitabile e strutturale rallentamento di tutte le procedure di pagamento.
E’ fuori di dubbio l’esigenza di evitare la liquidazione di denari pubblici ad aziende colluse o inquinate da rapporti di natura mafiosa. Ma quale è il giusto limite affinché l’azione di prevenzione sia efficace, ed al contempo organizzata in modo da non arrecare ingiusti contraccolpi a qualcosa come un milione di aziende agricole? Un quesito forse di non facile soluzione, ma che richiede una riflessione che chiama in causa gli attori interessati (Procure, Ministeri, Prefetture).
L’orientamento che pare oggi profilarsi, prevede l’approvazione di un emendamento al decreto fiscale (attualmente all’esame del Parlamento), che elimina l’obbligo per le aziende con pagamenti di importo inferiore a 5.000 euro. Iniziativa certamente interessante (resa tale anche grazie ad una maglia poderale nazionale talmente ridotte che vede la presenza di un numero rilevante di aziende con pagamenti al di sotto di tale soglia) ma che, ad un esame più attento, appare più un palliativo che una vera soluzione dei problemi sul tavolo e delle esigenze che hanno determinato l’adozione del provvedimento iniziale. Sarebbe infatti comunque necessario introdurre le procedure di accertamento per un numero di aziende stimabile in circa 200.000 (contro le attuali poche migliaia).
Le iniziative nei confronti del Governo non sono mancate (da registrare anche una preoccupata presa di posizione degli Organismi Pagatori Regionali). Dall’Esecutivo ci si spetta ora una risposta adeguata”.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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