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da: ufficio stampa Confagricoltura Ferrara

Pare proprio che le attuali abitudini alimentari degli italiani non prevedano più un consumo equilibrato di frutta e verdura: nonostante il grande caldo di queste ultime settimane infatti, il loro consumo continua ad essere inferiore alle attese. A questa regola non sfuggono pesche, nettarine e le altre drupacee, che non stanno vivendo un momento favorevole.“Per quanto riguarda la frutta estiva, attualmente si registrano quotazioni all’origine molto basse, in alcuni casi anche al di sotto dei costi di produzione – afferma Giorgio Zaniboni, Presidente della Sezione Frutticola di Confagricoltura Ferrara – e questo è molto allarmante stante le condizioni climatiche che avrebbero dovuto favorire un consistente consumo e conseguentemente una forte richiesta di prodotto, anche tenuto conto che la produzione quest’anno è stata inferiore rispetto alla media. Per tutte le tipologie di drupacee infatti, quest’anno si registra una produzione inferiore rispetto allo scorso anno, con situazioni disomogenee a livello territoriale, con zone in cui la produzione è stata discreta ed altre in cui è stata anche inferiore del 50% rispetto alla media. Tra le varietà di drupacee, le albicocche sono quelle che sono andate meglio, con prezzi sostanzialmente soddisfacenti; hanno subito un momento critico a fine giugno, in coincidenza con il picco massimo di produzione, ma si sono poi riprese attorno al 10 di luglio ed ora viaggiano a prezzi superiori all’euro al chilo. Per quanto riguarda le susine, dopo un inizio promettente, hanno subito un abbassamento del prezzo all’origine ed ora siamo in media a 0,40 €/Kg. Anche per quanto riguarda le ciliegie (poco più di 70 ha la superficie investita in provincia di Ferrara) l’offerta nel complesso è risultata inferiore allo scorso anno, mentre la domanda è stata oggetto di una discreta richiesta solo a fronte di un profilo qualitativo apprezzabile, con quotazioni che si sono attestate su valori insoddisfacenti, in alcuni casi addirittura al di sotto dei costi di produzione. Al di là della valutazione dell’annata, preoccupa il trend negativo registrato negli ultimi anni. Non va certo meglio per pesche e nettarine, con prezzi che variano in media dai 0,40 €/Kg per le pesche bianche, ai 0,28 €/Kg per quelle gialle, dai 0,30 €/Kg per le nettarine bianche, mentre per quelle gialle i prezzi oscillano tra i 0,22 ed i 0,30 €/Kg. Quella delle pesche è una crisi divenuta ormai strutturale – osserva Zaniboni – che può essere risolta solamente con una ristrutturazione della filiera. Bisogna ristrutturare gli impianti partendo dal presupposto che non si potrà commercializzare le troppe varietà che avevamo in passato e successivamente ritengo che l’unica strada da percorrere sarà quella dell’aggregazione del prodotto, come si sta facendo nel comparto della pera con la NewCo Opera, per perseguire obiettivi di contenimento dei costi di lavorazione e commercializzazione, acquisendo un maggiore potere contrattuale. Non si può comunque dimenticare – conclude il Presidente provinciale della Sezione Frutticola di Confagricoltura – il danno enorme provocato dall’embargo russo, che ha privato i produttori di un importante sbocco commerciale; la maggior offerta sui mercati europei comportò lo scorso anno il crollo dei prezzi. Il procrastinarsi di questa situazione sta inevitabilmente continuando a danneggiare fortemente il comparto”. “E’ un anno difficile quello attuale per le pesche e nettarine, con una produzione non eccezionale, calibri inferiori a quelli ottenuti negli ultimi anni e prezzi al ribasso – afferma Aldo Buriani, che insieme al fratello Andrea conduce un’azienda agricola ubicata tra Spinazzino e San Bartolomeo in Bosco – tra l’altro il gran caldo di questi giorni sta accelerando la maturazione dei frutti creando più di un problema. Anche le pesche piatte, che negli anni scorsi avevano riscosso un buon interesse da parte del mercato, grazie alle elevate caratteristiche organolettiche ed alla facilità d’imballo e quindi di trasporto e commercializzazione, oggi spuntano prezzi decisamente più bassi, pari a 0,75-0,80 €/Kg lavorato in padella. Sono andate bene invece le albicocche di varietà Orange ruby e Faralia, con prezzi alla produzione di 1-1,5€/Kg”.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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