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Da ufficio stampa

Il prossimo 17 febbraio in via dell’Arrigoni 120 a Cesena presso la Sala “Tecnovie” con inizio alle ore 15, si terrà il convegno organizzato dalle Confagricoltura di Ferrara, Ravenna e Forlì-Cesena-Rimini sulle novità 2017 per previdenza e lavoro nel settore agricolo. “Sarà l’occasione per fare il punto sulle nuove disposizioni di legge su lavoro nero e caporalato, sulla normativa sui disabili entrata in vigore lo scorso 1° gennaio, sui voucher con le nuove regole sulla tracciabilità, su assunzioni congiunte e contratti di rete e su tanto altro ancora – afferma il direttore di Confagricoltura Ferrara Paolo Cavalcoli – ma sarà soprattutto l’occasione per capire come l’Ispettorato Nazionale del Lavoro, operativo dallo scorso gennaio dopo avere assorbito le competenze precedentemente attribuite a Ministero del Lavoro, Inps ed Inail, intenderà interpretare le nuove norme in materia di caporalato. Al convegno parteciperà infatti Paolo Pennesi, Direttore Generale del nuovo Ispettorato. Come noto, lo scorso 18 ottobre la Camera dei Deputati ha approvato il disegno di legge sul caporalato senza apportare al testo le modifiche fortemente richieste da Confagricoltura – ricorda Cavalcoli – permangono quindi le nostre preoccupazioni in merito alla nuova formulazione dell’articolo 603-bis del codice penale concernente il reato di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, la quale prevede la reclusione da 1 a 6 anni non solo per i cosiddetti caporali, ma anche per i datori di lavoro che corrispondono retribuzioni in maniera difforme rispetto a quelle stabilite dai contratti di lavoro, violano norme in materia di ferie, permessi, periodi di riposo, sicurezza sui luoghi di lavoro. Gli strumenti previsti dalla nuova formulazione della legge rischiano pertanto di far sentire i loro effetti anche sulle imprese che operano correttamente sul mercato del lavoro. Gli indicatori di sfruttamento del lavoro che la legge introduce e che sono alternativi tra loro (basta che ne ricorra uno solo), infatti, rilevano lo sfruttamento, ma per fare questo allargano lo spettro a violazioni lievi e meramente formali di normative legali e contrattuali, con il rischio che nell’attuazione poi si applichino norme penali a fattispecie lievi ed isolate, più che alle reali situazioni di illegalità, senza contare che tutta la norma ha forti connotazioni di aleatorietà, incertezza, discrezionalità. Le norme, quindi, vanno a colpire le aziende agricole a prescindere dal collegamento con l’intermediazione di manodopera irregolare, con il risultato che potrebbe essere punito con la reclusione, con la confisca dei beni e con il controllo giudiziario dell’azienda, anche chi incorre accidentalmente in una trasgressione meramente formale e spesso marginale, mentre, come aveva a suo tempo ripetutamente chiesto Confagricoltura, si sarebbe dovuto declinare in maniera più puntuale il concetto di sfruttamento, orientando l’applicazione delle norme penali a quelli che erano gli obiettivi prefissati, ovvero punire situazioni oggettive di reale sfruttamento del lavoratore e del suo lavoro, lasciando al Giudice del Lavoro il compito di dirimere controversie di carattere contrattuale. Non si può – conclude il direttore Cavalcoli – trattare allo stesso modo chi, con violenza, intimidazioni e minacce, sfrutta e schiavizza i lavoratori e chi, invece, assume e assicura regolarmente i propri dipendenti e incorre in violazioni che riguardano aspetti non sostanziali del rapporto di lavoro, magari per circostanze plausibili. I relatori del DDL caporalato a Camera e Senato hanno affermato essere esagerate le preoccupazioni di Confagricoltura, invitando a considerare gli indici di sfruttamento non come condotte immediatamente delittuose, bensì dei sintomi, degli indizi, che il Giudice dovrà valutare se corroborati dagli elementi di sfruttamento ed approfittamento dello stato di bisogno del lavoratore. Venerdì sapremo se anche i vertici nazionali dell’Ispettorato del Lavoro sono dello stesso avviso”. Tra i relatori del Convegno, che sarà aperto dai Presidenti di Confagricoltura Ferrara (Scaramagli), Ravenna (Pasquali) e Forlì-Cesena-Rimini (Canali), anche il Responsabile Sindacale Nazionale di Confagricoltura Roberto Caponi.

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Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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