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da: Alberto Mambelli, coordinatore del GIT di Ferrara di Banca Etica

Amnesty International, Comitato Riconversione RWM per la pace ed il lavoro sostenibile, Fondazione Finanza Etica, Movimento dei Focolari, Oxfam Italia, Rete Italiana Pace e Disarmo, Save the Children Italia accolgono con soddisfazione la decisione del TAR del Lazio che, con una ordinanza della scorsa settimana ha respinto le istanze avanzate dall’azienda RWM Italia contro la decisione del Governo di revoca definitiva delle licenze all’esportazione di missili e bombe d’aereo verso Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti. Si tratta degli ordigni di fabbricazione italiana utilizzati dalla coalizione a guida saudita nel conflitto in Yemen, anche per bombardamenti indiscriminati contro la popolazione civile.

La decisione del Governo, presa a fine gennaio 2021 come primo caso del genere da quando è in vigore la Legge 185/90 sull’export militare, applica una Risoluzione parlamentare votata a dicembre 2020, che chiede al Governo di trasformare in revoca la sospensione delle autorizzazioni già votata dal parlamento nel luglio del 2019. Entrambi questi passaggi sono un positivo risultato della mobilitazione e delle pressioni del coordinamento della società civile italiana che, fin dall’inizio delle ostilità in Yemen, ha chiesto di bloccare le forniture di armamenti dal nostro Paese che vengono impiegati in quel sanguinoso conflitto.

Le Organizzazioni valutano positivamente la decisione del TAR del Lazio sia per il risultato concreto sia, soprattutto, per le motivazioni addotte. Benché si tratti di una decisione cautelare è infatti significativo che, a distanza di pochi mesi, due giudici – uno penale (a riguardo dell’azione legale penale contro l’export di queste armi) e uno amministrativo – abbiano riconosciuto due punti fondamentali su cui si fonda la mobilitazione. Nel provvedimento si legge infatti che “risultano ampiamente circostanziati e seri i rischi che gli ordigni oggetto delle autorizzazioni rilasciate da UAMA possano colpire la popolazione civile yemenita, in contrasto con i chiari principi della disciplina nazionale e internazionale” e che il ricorso di RWM non può essere accolto poiché “la salvaguardia e l’incolumità della popolazione civile prevale rispetto a quello della ricorrente alla conservazione della propria quota di mercato”.

A tal proposito l’avvocata Francesca Cancellaro (che rappresenta le organizzazioni della società civile nell’azione legale promossa nel 2018 da Mwatana, ECCHR e Rete Italiana Pace e Disarmo) ha dichiarato: “Si tratta di una ulteriore conferma che la direzione è quella giusta, un altro tassello verso la giustizia per le vittime yemenite uccise da armamenti esportati illegittimamentedal nostro Paese”.

Nel sottolineare l’importanza di continuare nell’accertamento di responsabilità ed eventuali violazioni delle norme nazionali ed internazionali le Organizzazioni ribadiscono ancora una volta la richiesta a Governo e Parlamento di estendere il blocco e la revoca alle esportazioni di armamenti verso tutti i Paesi coinvolti nel conflitto in Yemen e per tutte le tipologie di armamenti e sistemi militari.

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Redazione di Periscopio


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

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