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Con l’occasione si vuole comunicare la consegna ufficiale, nella giornata di venerdì 19 novembre, alle ore 10,30, nella Biblioteca della sede del Liceo artistico “Dosso Dossi” di via Bersaglieri del Po, della targa del premio “Il mondo da questo 2020”, assegnato al video “R(EC)0” alla XVIII Edizione del Concorso nazionale “Filmare la Storia”.
Il video è stato realizzato dal gruppo “Mazzo di Fiori”, costituito da alcuni studenti e alcune studentesse del Liceo, due docenti e una documentarista. Nato dal desiderio di condividere con un linguaggio innovativo e suggestivo riflessioni sulla vita, sull’essere studenti, sul costituirsi come gruppo significativo in grado di unire i linguaggi del cinema, della musica, dell’arte attraverso audiovisivi e linguaggi multimediali. Il percorso ha avuto inizio nel novembre del 2019, intrecciando contenuti didattici, laboratori artistici, visione di film, ascolto di brani musicali. Si è trattato di un cammino aperto e inclusivo, teso alla creazione e alla condivisione di strumenti di didattica breve per singola disciplina, per coordinare programmi di studio e immaginare la scuola come soggetto culturale attivo sul territorio.
Il risultato ha visto concretizzarsi una sinergia particolare che è stata di grande aiuto soprattutto nel vissuto difficile di quei lunghi e silenziosi mesi. La scuola ha cercato di non arrestare il progetto, pur nella difficoltà della realizzazione pratica. Anzi ne ha fatto tesoro per approfondire il sentire di uno smarrimento silenzioso ma presente nel tessuto sociale, già dai primi mesi di questa epidemia, da parte delle nuove generazioni.
A seguire i docenti coinvolti e gli allievi e le allieve che hanno realizzato il prodotto d’arte che verrà ufficialmente premiato.
Patrizia Catania, Antonio Caselli, Rita Bertoncini, Sara Pasquini, Andrea De Stefani, Giulia Boldrini, Claudia Idrizi, Sofia Bacchiega, Vittoria Fiorentini, Federica Pagliato, Matteo Banzi, Lorenzo Baroni, Ambra Cavicchi, Sofia Frignani, Filippo Nanni, Elena Grazzi, Edoardo Barale, Arianna Ferretti, Jeraldin Turolla

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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Francesco Monini
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