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da: Comitato di Salvaguardia Ospedale del Delta

Ci troviamo costretti ad intervenire, nuovamente, su un tema che a questo punto dobbiamo definire “cronico”: il trasporto in ambulanza a Cona di pazienti che, sino a qualche tempo fa, venivano gestiti tranquillamente dagli operatori e dai medici dell’Ospedale del Delta. Ci riferiamo al caso del turista milanese di 75 anni che si è sentito male sulla motonave “Albatros” mentre rientrava a Porto Garibaldi (sulla stampa locale di domenica si è parlato di una forma ischemica) e che, dopo essere stato stabilizzato dal 118, è stato prelevato dal Porto Canale ed inviato direttamente a Cona, come la bambina di pochi giorni fa. La domanda sorge spontanea: ma perché non trasportarlo al Delta dove è presente l’UTIC, la Rianimazione-Terapia Intensiva, la Cardiologia ed un eccellente Pronto Soccorso? Nel caso si trattasse di un problema neurologico l’Ospedale del Delta sarebbe stato adeguatamente attrezzato per ricercare la causa dell’evento, immediatamente, attraverso un esame neuroradiologico del cervello (ricordiamo l’eccellenza radiologica del nosocomio di Lagosanto: eccellenza premiata con l’incarico di Direttore dell’Unità Operativa Complessa Interaziendale di Radiologia, per l’AUSL di Ferrara e per l’AOU Sant’Anna, dato al Dott. Giorgio Benea, già Responsabile della Diagnostica per immagini e Radiologia Interventistica del Delta).
Anche in questo caso si è scelto per l’Ospedale “più idoneo”? Se così è: per cosa è rimasto idoneo allora il Delta? Non è, per caso, che la scelta di toglierci l’Emodinamica al Delta, da parte delle due Aziende Sanitarie di Ferrara, sia collegata a casi come questi che poi verranno utilizzati per dire che “non ci sono più i numeri”? Su un fatto di questa gravità come al solito i Sindaci tacciono, silenziosi e muti: tanto, a detta di costoro, abbiamo l’intensità di cura ed il Delta è stato potenziato, vero?
Siamo fortemente preoccupati dal tipo di direttive messe in atto dalle due Aziende Sanitarie, non solo per il futuro dell’Ospedale del Delta, ma anche per la stagione turistica che è già cominciata e che vedrà, nel giro di un mese, salire esponenzialmente il numero di persone presenti ai Lidi, persone (turisti e residenti) per le quali noi, come Comitato, non ci sentiamo tranquilli sapendo che, invece di essere trasportati all’Ospedale del Delta, corrono il rischio di essere indirizzate, nella maggior parte dei casi, a Cona con i relativi tempi e distanze più elevati, che nei casi più gravi segnano la differenza tra la vita e la morte. Anche per queste ragioni non smetteremo mai di vigilare e di rendere edotta la cittadinanza di quanto sta accadendo sul nostro amato territorio, per colpa di quel piano sanitario 2013/2016 ritenuto, dalla politica, intoccabile e indiscutibile, quando invece sta mostrando continuamente “rischiose lacune” per la popolazione. Sinceramente crediamo che il Delta, più che essere potenziato, si stia sempre più dirigendo verso una mera attività ambulatoriale: problematica che sta annichilendo un po’ tutti i reparti del nosocomio di Lagosanto.

Nicola Zagatti
Portavoce

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

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Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

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