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da: ufficio stampa Provincia di Ferrara

Uno schema di convenzione tra Provincia e Comuni per la gestione delle mobilità del personale e associata dei servizi. È la proposta che il presidente della Provincia, Tiziano Tagliani, ha rivolto al Consiglio provinciale, anche sulla scorta della richiesta avanzata dai sindacati nel corso dell’ultima assemblea del personale il 10 novembre scorso.
Il tema riguarda in primo luogo le uscite del personale della Provincia nei prossimi due anni che, tra pensionamenti coi requisiti pre Fornero e quelli dell’attuale normativa, ammontano a circa 60 dipendenti.
A questo dato andrà aggiunto quello delle richieste di mobilità volontarie verso altri enti.
Il problema è di tutelare la funzionalità dei servizi con le necessarie professionalità, visto che la nuova Provincia non può assumere né conferire incarichi.
Da qui la necessità di un accordo quadro anche in prospettiva di dotare l’amministrazione del Castello Estense di strutture di servizio che si possono offrire ai Comuni in un’ottica di ottimizzazione di risorse e competenze. Appalti, contratti, progettazione, sono alcuni ambiti che possono richiedere un coordinamento territoriale. Anche in previsione di un’unica stazione appaltante territoriale.
Alla convenzione quadro, poi, potranno fare seguito accordi specifici coi singoli Comuni e Unioni di Comuni, secondo le necessità e le specifiche esigenze di raccordo amministrativo.
L’ipotesi di collaborazione non ha natura vincolante, ma vuole essere unicamente la condizione di partenza per facilitare il funzionamento dei servizi in modo più coordinato e col minore dispendio di risorse.

Il punto successivo della seduta consiliare è stata la relazione del vicepresidente Nicola Rossi sulla situazione nutrie, diventato un problema a seguito della legge dello scorso 11 agosto che non le considera più fauna selvatica.
La conseguenza è che alle Province è tolta ogni competenza in materia, con aggravio di compiti che ricadono sui Comuni.
Del problema è stato investito il prefetto di Ferrara, Michele Tortora, subito resosi disponibile alla costituzione di un tavolo provinciale sulla base di uno schema di ordinanza recentemente prodotto da Anci, che può diventare la base di una convenzione tra Provincia, Comuni e soggetti interessati (volontari, associazioni agricole, Aipo …), per reintrodurre i fili di un coordinamento ritenuto indispensabile.
Lo scoglio principale resta però quello delle risorse. A fronte di un fabbisogno annuale attorno ai 40mila euro, il Consorzio di bonifica potrà confermare il proprio impegno di circa 20mila euro. Resta da trovare l’altra metà dei soldi, visto che la Provincia non può più rispondere, a seguito del varo della nuova norma, e che il restante peso dovrà gravare sulle casse comunali.
Compito del coordinamento provinciale potrebbe anche essere di ripartire in modo equo le quote, anche con possibili aiuti da privati e associazioni di categoria, con la rassicurazione che la Polizia provinciale può confermare il proprio ruolo di controllo in merito all’osservanza delle varie ordinanze.

Il prossimo Consiglio provinciale è in calendario per il prossimo 26 novembre.

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PROVINCIA DI FERRARA


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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