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Da: Ufficio Stampa Comune di Copparo

Appuntamento al Teatro Comunale De Micheli giovedì 7 novembre, alle ore 21, con “Fu Stella”, reading coreografico di Matteo Corradini per raccontare la Shoah, con Fiammetta Carli Balolla, illustrazioni e immagini di Vittoria Facchini e dei ragazzi della scuola primaria di Copparo. Spettacolo ad ingresso libero.

“Fu Stella” è un reading nel quale le letture (in rima) di Matteo Corradini si intrecciano ai racconti delle storie degli ebrei sotto la Shoah, alle immagini in movimento realizzate da Vittoria Facchini e soprattutto alle coreografie eseguite da Fiammetta Carli Ballola, ballerina. Tutto il materiale è pensato per lo spettacolo, e nel dialogo tra danza, parole e colori si realizza la storia di Stella, la protagonista, interpretata proprio dalla ballerina. Attraverso la lettura, il video e la musica si ricostruisce il clima culturale e sociale del tempo e si forniscono informazioni insieme a sensazioni. Il linguaggio poetico e diretto fanno da filo conduttore. Le parole sono prese direttamente da documenti originali o da pubblicazioni successive.
Il Giorno della Memoria non è solo l’occasione per ricordare il passato, ma è anche l’opportunità che il passato possa lasciare un segno sul presente, sulle coscienze e sulle azioni degli adulti, dei giovani. In questo caso, l’opportunità è data dall’ascolto delle parole e dall’approfondimento delle vite degli ebrei colpiti dalle leggi razziali in Italia e in Germania. In particolare di dieci storie simboliche di persone comuni, bambini, ragazzi, insegnanti, librai, violinisti, rabbini…Chi le racconta in scena è Stella, una stella a sei punte di quelle che venivano cucite per legge sulle giacche e sui cappotti. Stella vive tutto da molto vicino ma non può cambiare il destino delle persone: può solo ascoltare le storie che hanno da raccontare, per non dimenticarle.
Nato nel 1975, Matteo Corradini è ebraista e scrittore. Pubblica con Rizzoli, Bompiani, Giuntina, Salani, Lapis, RueBallu. Si occupa di didattica della Memoria e di progetti di espressione.
Eleonora Caselli, nata nel 1998 a Firenze, è attualmente studentessa alla facoltà di Psicologia di Firenze. Comincia a dedicarsi alla danza all’età di 7 anni, studia danza classica, moderna e contemporanea.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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Nato quasi otto anni fa con il nome Ferraraitalia già con una vocazione glocal, oggi il quotidiano è diventato: Periscopio naviga già in mare aperto, rivolgendosi a un pubblico nazionale e non solo. Non ci dimentichiamo però di Ferrara, la città che ospita la redazione e dove ogni giorno si fabbrica il giornale. e Ferraraitalia continua a vivere dentro Periscopio all’interno di una sezione speciale, una parte importante del tutto. 
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Francesco Monini
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